INTERVENTO di MICHELANGELO GREGORI all'Università di Firenze Anno 2003

Presentazione del RELATORE: Per iniziare questo incontro, intitolato appunto “ IL CINEMA E LA COMUNICAZIONE” , principieremo con un cortometraggio di un giovane e molto apprezzato regista e la sua opera intitolata appunto “ComuniKAZione”, come egli mi faceva notare non si scrive certo come si pronunzia. Abbiamo il piacere di ospitare Michelangelo Gregori, prego… “

GREGORI: “Ebbene, non credo che voi siate qui oggi con questo caldo, per sentire discorsi più asfittici di quanto non lo sia già il clima, prima di vedere la mia opera non dirò nessuna parola al riguardo, se avessi voluto parlarvene avrei fatto l'oratore o il filosofo, se avessi voluto farvelo leggere sarei diventato uno scrittore e se avessi dato retta a mia nonna avrei studiato da avvocato o dottore, per fortuna faccio il regista che è la cosa che mi riesce meglio. Il cinema è l'arte di mentire, noi estrapoliamo la verità visiva di ogni giorno e la rendiamo simili alla realtà ma con la finzione…un po' come fare i “galletti” con le donne dicendo “no, non mi interessi” mentre nel nostro cuore bramiamo per loro…altro non facciamo che copiare la realtà e rimescolarla con la fantasia, questo faccio di mestiere, sono un rappresentante di sogni, ancora non li vendo, ma li rappresento nella doppia valenza di questo termine, lo so, avevo premesso di essere conciso, ma ho mentito…appunto, faccio il regista! Vi auguro buona visone anche se oramai ne ho a noia di vedere questo lavoro…”

DOMANDA: “Scusi, se è stufo di vederla perché ce la propone?”
GREGORI: “Sarebbe un discorso molto complesso, una volta, al mio paese facevano un lavoro teatrale e la responsabile che si nominava regista mi chiese di darle alcune dritte visto il mio mestiere io le risposi che non doveva aspettare che gli attori salissero sul palco per impostarli, ma doveva già vederli lì, è questo l'unico segreto del regista…è una cosa inconscia, come lo chiamo io, un dono delle fate, o lo possiedi oppure puoi tranquillamente fare il postino…non disdegno la categoria…mio padre lo fa e c'ho mangiato fino a ieri...appunto sono stufo di vederlo perché ora l'opera è del pubblico, io la avevo vista già prima di realizzarla. Ora, io faccio film per poi rivederli, questo è il senso ma se dovessi continuamente pensare al passato, scriverei libri di storia, mentre qui si tratta di farla la storia…”

INIZIO DELLA PROIEZIONE - - FINE PROIEZIONE

Intervento del RELATORE: “Dopo aver visto “ComuniKAZione”, voglio essere io il primo a fare una domanda anzi una provocazione, giustamente l'opera conclude la sua ascesa con la parola “CAPITO?” che poi è rivolta allo spettatore, lei maestro, ha capito veramente? O meglio che cosa ha capito?”
GREGORI: “Una bella domanda, una buona provocazione, non mi rimane che darle una pessima risposta e uno stupido insulto, a parte tutto, penso che realizzando un'opera inizialmente occorra darsi da fare a comprendere il come o il perché si vuole dire ciò che si è scelto di narrare, un po' la questione del PLOT che oramai nessuno la più si utilizza direttamente il soggetto, poi subito la sceneggiatura…per capirci se noi teniamo sempre bene a mente il fine, raggiungiamo sempre lo scopo, poi se qualcuno ha da ridire sono affari suoi, io quando lavoro mi immedesimo nello spettatore, non faccio film da scervellarsi, non più…basta quel tanto di intellettuale che c'è in noi, nel senso latino del termine inter legere, ciò leggere tra le righe..dentro…non si mettono mai immagini a caso e nemmeno si sprecano inquadrature o battute..almeno non nel mio caso…”

DOMANDA: “Torno al discorso del vedere prima l'opera, può esplicitare?”
GREGORI: “Bella parola esplicitare, espliciterò…una volta nel mio primo corto il mio operatore di montaggio mi telefonò alle due di notte urlando, “E' Finito! E' Finito, Dai Miche Vieni A Vedere…” io con molta calma gli dissi, “l'ho già visto.” Questo per dire che mentre si scrive un'opera si ha in mente la scena, i personaggi e i movimenti, il nostro occhio li segue e la nostra penna li descrive, è un attimo…poi ci si ritrova su un set, e purtroppo per loro, sono un regista che da poco spazio agli attori, all'improvvisazione, voglio quello che ho in mente…e quello che già avevo deve diventare realtà o finzione che dir si voglia…è l'emblema e l'essenza del cinema”

DOMANDA: “Ma così facendo, mi scusi, l'attore è una marionetta”
GREGORI: “Ed io il burattinaio…quando scelgo un attore, parlo con lui e gli spiego cosa voglio sapendo già cosa lui può dare, è un filing non è un'imposizione…una volta un attore non riusciva a dire “ci chiudiamo” e diceva “ci cudiamo” dopo tre ore con una maschera di cerone dentro una capanna i plastica con tre fari da 600 puntati addosso posso capirlo…bè, rimanemmo altre tre ore, poi tutti stremati cambiammo battuta in “ci nascondiamo”, vedi, non sono un macellaio…

DOMANDA: “Scusi sa ma non poteva doppiarlo?”
GREGORI: "Ti rispondo in due parole, questa del doppiaggio è una brutta e stronza abitudine tutta italiana.”

DOMANDA: “Mi scusi, ma il suo corto era una provocazione o un'opinione?”
GREGORI: “Secondo te? Il discorso visivo era rivolto ad un pubblico quindi sei tu che devi trarre le conclusioni, io le ho gia prese a monte”

DOMANDA: “Ma il suo corto era autoprodotto?”
GREGORI: “Cos'è sei cieco? C'era scritto dal buio film presenta?? Certo che è autoprodotto, abbiamo questo nome e questo sogno di una casa di produzione indipendente, scusa ma non capisco a che pro la domanda”

DOMANDA: “Mi scusi, ma volevo capire quanta produzione esiste per il corto in Italia?”
GREGORI: “Questo non lo capisco nemmeno io, come non ne capisco la distribuzione…esistono circoli viziosi e viziati ed esiste brava gente lavoratrice, In Italia si fanno corti in pellicola ma io credo che non avrò mai la possibilità di farli, vengo dal mio piccolo paesino, sto parlando in una grande Università…da dove ero uscito rientrandovi quasi da professore e senza laurea…bando ai frizzi e ai lazzi credo che sia un fatto di possibilità: ci vogliono le persone giuste in tutti i sensi, ma vi prego di non battere ancora su questo tasto perché va a finire che offendo qualcuno…non certo di voi…”

DOMANDA: “Per smorzare un poco i toni allora, posso chiederle cosa le ha dato il suo film e cosa pensa le darà, sia professionalmente che artisticamente?'”
GREGORI: “Un film, lungo o corto che sia è sempre come un tuo figlio, sicuramente mi ha dato tanta felicità personale nel vederlo realizzato, poi si comincia certo a pensare al dopo, spero che faccia la sua strada, migliore possibile, è quello che un buon padre può augurare al proprio figlio e so già che è così, infatti a luglio sarà in un concorso internazionale dove ha già passato le selezioni ufficiali e questo mi rende molto felice, come dici tu, artisticamente e professionalmente anche perché per me è un ottimo traguardo; sapere poi che ci sarà da mettersi in discussione con altri lavori non mi preoccupa anzi mi stimola. E poi se devo dirla tutta, senza modestia, conosco il valore di ciò che faccio, non ho pressioni, io a Natale non devo sfornare alcun film per campare…certo di rimando con il corto non si mangia, soprattutto con quello digitale!”

DOMANDA: “Allora il digitale è un po' un'arma a doppio taglio?”
GREGORI: “ Ti ripeto, l'importante è costruire qualcosa, come diceva Fellini, ci sono film fatti e film non fatti. Non ci sono belli o brutti…il digitale da la possibilità a tutti di poter provare, se il cinema fosse solo in pellicola io non avrei avuto alcuna chance e quindi ora non potrei essere qui…poi un'opera ottiene maggior o miglior rilievo per tutta una serie infinita di ragioni, ma questo è il lavoro del critico cinematografico, dovete chiedere al signore affianco a me.”

DOMANDA: “ Mi permetta ancora, ma si è contraddetto da solo, lei ha detto: non ci sono film belli o brutti, solo fatti, poi ci dice che ogni film acquista validità a seconda di vari fattori, perché?”
GREGORI: “Scusa, ma non mi sembra una contraddizione: se ad esempio l'Ultimo Imperatore fosse stato girato in digitale, avrebbe perso secondo te la sua validità artistica? Anche se il mondo del cortometraggio, soprattutto, anzi solamente in Italia è un caos totale, non significa che non possano uscire ottimi prodotti…ti posso dire che puoi insegnare ad un asino a scrivere, lui piano piano imparerà ma non aspettarti che poi lui ti tiri fuori la DIVINA COMMEDIA…”

DOMANDA: “Detto questo, lei non si sente un regista a metà? mi permetta il termine, visto che il cinema digitale è poco apprezzato e forse neanche riconosciuto?”
GREGORI: “ Quello che dici del digitale purtroppo è vero, non è riconosciuto, perché sembra sempre che uno zuzzurellone si sveglia di mattina e gira un film, ma qui non si parla del filmino di un matrimonio…a me il digitale va strettissimo, anche perché non amo particolarmente la freddezza che incarna nell'immagine, cerco di rimediare con le luci, quando e dove posso, girando in maniera molto cinematografica perché dobbiamo pur cominciare a pensare che con tanto di digitale non esista lo zoom ma solo movimento di carrello, io poi odio zoommare anche nelle riprese quando vado in vacanza! ma questo non vuol dire che io mi senta regista a metà, mi definisco piuttosto un regista scritto tra virgolette o meglio un regista virgolettato perché ci sono freni a volte che non si superano solo con la forza di volontà. Il cinema ha una gerarchia, un apparato e un movimento molto complesso; il corto è forse una delle ultime ruote del carro, ma un giorno, prima o poi, queste ruote andrebbero ricontate e revisionate come si fa quando le posteriori sono usurate e si mettono davanti…

DOMANDA: “…e da questo essere regista virgolettato, come vede il mondo del corto, dopo la complessità del cinema che ha appena accennato?”
GREGORI: “Il mondo del corto è dato da tante sfaccettature, ripeto, la mia massima fiducia nel digitale e nella possibilità di esprimersi, almeno una volta… per il corto in pellicola ancora rimaniamo a bocca aperta vedendo delle enormi cagate da tutta Europa nei festival che sono girate in trentacinque o sedici millimetri e a volte mi domando perché permettono tali scempi… me lo domando pure in Italia, e con il Digitale, ma sicuramente i paesi Europei come la Francia, la Spagna e l'Inghilterra fanno questo poiché c'è una politica che lo permette e si può provare a fare un corto in pellicola lavorando come per una produzione miliardaria, e lo dico sempre tra virgolette”

DOMANDA: “Quale regista apprezza di più e a quale si rifà?”
GREGORI: “Credo che il mio collega migliore sia Dio, anche lui ha creato qualcosa di buono, se ci mettessimo insieme daremmo una sferzata al cinema italiano… ma a parte tutto, davvero non lo so, nella mia vita ho visto una miriade interminabile di film, potrei dire a pelle Tarantino, visto che siamo accomunati dalla data di nascita, ma purtroppo lui non direbbe la stessa cosa di me, amo particolarmente certe invenzioni visive di Spike Lee e di Sergio Leone… e poi di registi ce ne sono tanti…forse troppi!”

DOMANDA: “Perché troppi?”
GREGORI: “C'è chi si sveglia una mattina e decide di fare il regista. Lo può fare per tutta una serie di motivi, c'è invece chi la notte non dorme perché crea o scrive e la mattina si trova già sveglio, perché anche di notte voleva fare il regista ma è più difficile che la cosa avvenga e io non faccio parte assolutamente del primo gruppo”

DOMANDA: “…e lei come ha scelto di diventare regista?”
GREGORI: “Non sono stato io a scegliere. Qui si torna al discorso del dono delle fate, il cinema ci chiama e noi dobbiamo rispondere. A volte mi si prende per un satanista quando dico: meglio padroni qui in mezzo che servi sotto o sopra…però è così e poi l'immortalità mi affascina come mi piace poter dire la mia e vedere se ciò che esprimo lascia qualcosa agli altri.”

DOMANDA: “Se potesse girare un film vero, cosa sceglierebbe di fare?”
GREGORI: “Innanzi tutto non faccio film falsi, ma film veri…non capisco proprio questa indisponibilità verso il mondo del cortometraggio, comunque ho nel cassetto alcune sceneggiature per lungometraggi, ma personalmente sono stato sempre attirato dalla doppia personalità che c'è in ognuno di noi, dal nostro lato oscuro e segreto, ho letto manuali e manuali di criminologia a cominciare da Carlo Serra per andare a finire sui trattati sui serial killer che mi affascinano come e quanto i loro cacciatori, ti nomino John Douglas…anzi voglio dirti un'altra cosa…anzi no!”

RELATORE: “..e appunto per rientrare un attimo nel discorso cinema e comunicazione, che cosa comunica il cinema e cosa vuoi comunicare tu, con il tuo?”
GREGORI: “Credo di aver già risposto all'inizio, comunque, il cinema comunica qualsiasi cosa, formalmente emozioni, in maniera informale dei messaggi…attenzione parlo del cinema vero! Io nel mio piccolo, come si diceva da bambini, intendo comunicare ciò che vedo o sento e più che parlarne del cinema a me piace farlo in ogni suo aspetto, dalla scrittura alla realizzazione, come una volta mi disse il maestro Gregoretti che conobbi, dandomi la famosa pacca sulle spalle dicendomi: “RICORDA CHE IL CINEMA NON E' LA TUA PASSIONE MA LA TUA OSSESSIONE” e a me questo ha giovato moltissimo, sia nell'applicazione ferrea della disciplina, che purtroppo ho soltanto quando lavoro, sia proprio nella scelta del lavoro …troppo spesso si parla di cose che non interessano a nessuno… una volta assistetti ad un provino di nuovi volti come presentatori per una trasmissione televisiva. Gente che avrà avuto si e no la mia età, cavolo, sembrava che vivessero in un altro pianeta… il mondo ma più in particolare la vita è fatta di una miriade di problemi e problematiche, purtroppo a volte chi fa cinema non vive problemi di queste dimensioni... non hanno il pallino di dover arrivare giusti giusti alla fine del mese, le storie che ci si presentano innanzi sono più altisonanti ma meno vere.”

DOMANDA: “…un esempio…”
GREGORI: “Ma ve ne potrei fare a centinaia, mi viene in mente l'ultimo film di Muccino, una storia dove i giovani devono immedesimarsi nei personaggi per loro creati, non parlo dell'impostazione di questi o della storia, ciò che risulta irreale almeno dal mio punto di vista è vedere il giovane che ha il problema dei soldi per comprare l'erba e poi con la steady cam si gira per la stanza e in ognuna di esse vediamo un televisore al plasma schermo piatto da quaranta pollici…queste piccole cose non hanno il senso della normalità…”

DOMANDA: “Prima accennava al cinema vero, non ho ben capito, forse esiste un cinema falso, magari è quello dell'ultimo esempio che ha fatto e quello vero è solo il cinema d'autore?”
GREGORI: “Assolutamente no, intendo per cinema falso tutto quel cinema che ci passa davanti agli occhi ma non ci lascia nulla dentro, e non parlo di un insegnamento sennò dovremmo scartare la metà o più della cinematografia, parlo di quelle opere che, ad esempio, comiche non fanno ridere, drammatiche non fanno piangere, vi giuro che un film fatto giusto perché c'è da farlo esiste purtroppo, ma potete poi chiederlo meglio al mio collega visto che ci stiamo addentrando troppo nel lungometraggio.”

DOMANDA: “Se volessi fare il regista cosa mi consiglierebbe?”
GREGORI: “Intanto di prendere una decisione, sei bello grandicello e se non ti dai una mossa va a finire che prendi la pensione senza aver mai lavorato, comunque credo che una scuola di base ci voglia, giusto un insegnamento su cosa poi ti troverai di fronte su un set cinematografico o magari ancora prima devi cercare di imparare tempi e modi già dal soggetto, il plot, la stesura nei vari modi della sceneggiatura e poi l'occhio infallibile della cinepresa tutto da coccolare e domare…e poi importantissimo devi trovare un produttore, specie quasi in estinzione in Italia...comunque come dicevo poco fa, una sera fai una prova: pensi ad una piccola storia, cerchi di vederla mentalmente, la scrivi poi la disegni, parti dal presupposto che io non so assolutamente disegnare, poi chiami alcuni amici e girate il tutto…se la pappa che hai fatto ti fa schifo, riprovi, se è inguardabile anche la seconda…cambi mestiere…ma ricorda che all'inizio deve piacere a te e solo a te!

DOMANDA: “Scusi ma per scuola intende il Dams?”
GREGORI: “ Io avevo iniziato il Dams, ma non ho assistito neanche ad una lezione dell'Accademica Università Italiana, come diceva Pisolini, ribadendo che la bottega era la migliore scuola, comunque posso dire che la scuola di cinema è intorno a noi, in televisione, nei video noleggi e certamente al cinema…l'impostazione è quella che conta, poi viene tutto il resto. Anche io ho fatto una scuola e ho preso un diploma in filmaker ma non lo ho ancora ritirato… ma non mi far dire altro che il professore già mi guarda male… siamo pur sempre nell'Accademica….”

RELATORE: “Ringraziamo Michelangelo Gregori e per concludere voglio domandargli: e da domani?”
GREGORI :“Da domani si continuerà a lavorare. Spero che le mie riflessioni servano a qualcosa ma non potendo sempre intervenire nei confronti diretti, spero che le mie opere possano farlo in maniera molto maggiore. Vi ringrazio tutti. ”

  FINE intervento Michelangelo Gregori

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