IL FALCONE MALTESE

''Il falcone maltese" meglio noto col titolo "Il mistero del falco" è un film fondamentale nella storia del cinema. Innanzitutto è da questo film  che si fa convenzionalmente iniziare il ciclo dei film polizieschi. Il film viene considerato dai critici,  il capostipite del genere noir.
La Warner, visto il successo di pubblico dei romanzi di Hammett, aveva deciso di riprenderne i temi e di adattarli per lo schermo, poiché dal punto di vista commerciale l'operazione era estremamente rischiosa,(il romanzo era già stato portato due volte sullo schermo senza successo )preferirono agire con prudenza limitando  gli investimenti.

Falcone maltese film

Venne affidata la regia, ad un regista esordiente, J. Huston, nel 1941 - che aveva lavorato come sceneggiatore per la Warner e che avrebbe lasciato un'impronta indelebile nel cinema con una lunga serie di capolavori. Venne affidata la parte del protagonista, dopo il rifiuto di George Raft, a Bogart, considerato all'epoca sul viale del tramonto e che inizierà una nuova carriera con questo genere di film.  Questo film è paragonabile per l'intensità della tensione e per le sue atmosfere ad un altra grande opera: "L'infernale Quinlan" di Orson Welles.

Scritto, oltre che diretto, da John Huston il soggetto è tratto da un romanzo di Dashiell Hammett, un maestro della letteratura di genere poliziesco con l'altro grande, Raymond Chandler. E non è un caso che a interpretare il personaggio di Hammett, l'investigatore privato Sam Spade, sia Humphrey Bogart che qualche anno  più tardi sarà l'interprete del Philp Marlowe di Chandler, non a caso Spade e Marlowe sembrano simili: Huston costruì una sceneggiatura fedele al romanzo, ma soprattutto allo spirito di Hammett (dichiarò di avere disegnato personalmente ogni scena del film).

La storia è abbastanza semplice ma molto intrigante.
Sam Spade, investigatore, deve indagare sulla morte del suo socio. dopo che una bella donna ha offerto loro di seguire un tale che ..dice la donna.. è scappato con sua sorella... Nel corso delle indagini si imbatte in un gruppo di loschi figuri legati alla donna - alla ricerca di una statuetta raffigurante un falco che si dice sia tutta doro. C'è l'avventuriero maldestro, il ciccione straricco, la dark lady che racconta malissimo le bugie. Sono tre splendide interpretazioni di Peter Lorre, Sidney Greenstreet e della bellissima e affascinante Mary Astor. Dark lady coinvolta negli omicidi e che alla fine S.Spada farà arrestare - ovviamente ''il falcone'' è falso .. ma la passione con cui viene cercato ..... è vera.

Huston definì molto bene gli ''Standard'' classici del genere  su diversi livelli:

-intreccio (indagine - scoperta del colpevole),

-narrazione (suspence, restringimento della narrazione sull'azione del protagonista)

-filmico (illuminazione noir con forti contrasti cromatici, montaggio serrato delle scene d'azione)

-tematici (ambiguità dei personaggi e della situazione)

-dialogato ( una prosa asciutta e fluida alla Hammett

la caratterizzazione dei personaggi diventa più importante della coerenza del plot(storia o fabula) coniugata alla capacità di sostenere ininterrottamente un'atmosfera (noir) che nel film è molto più decisiva dell'attenzione all'evoluzione dell'indagine-trama...come invece accade nel giallo inglese

Insomma il ''Noir'' è una atmosfera, una fotografia d'atmosfera ......

Falcone maltese film

Ma su tutti spicca Sam Spade, un cinico, nient'affatto eroico e che sembra trattare le donne con scarso rispetto.
Bogart, la cui interpretazione si proietta subito nel mito: impermeabile e sigaretta, la gestualità, la smorfia amara del volto, il suo malinconico distacco dalle vicende in cui viene implicato, l'ambiguità dei rapporti con gli altri personaggi (è guardato con sospetto dalla polizia che lo considera una sorta di gangster camuffato e dalla malavita che lo considera dalla parte della polizia: icona del bad-good boy). Ripeterà questo clichè interpretando il Marlowe di Chandler ne Il grande sonno di Hawks. Mary Astor diventerà il modello di molte dark-ladies che popoleranno il noir americano: pericolosa, ambigua e patetica. ricordiamo P.Lorre (che aveva interpretato M, il mostro di Dusseldorf)

La statuetta del falco passa di mano in mano attraverso un alternarsi di tensioni, di ironia, di suspence, ad un ritmo perfetto.
Alla fine la vicenda si risolve. Il falco non è d'oro ma, dirà Spade nella memorabile battuta finale, fatto "col materiale di cui sono fatti i sogni".

E' un film molto dialogato, con una prosa asciutta e fluida alla Hammett, ma è difficile rendersene conto, tanto il suo ritmo è stringato e calzante. I dialoghi costituiscono in realtà un aspetto essenziale del film: abbondanti e fedeli al romanzo, esaltati dal montaggio incisivo, finiscono per dare talvolta la sensazione che al centro dell'intrigo stia la dimensione verbale in sé e che il processo menzogna/verità ruoti innanzitutto attorno alla parola e al discorso -il regista avvicina la macchina quando il dialogo è concitato mentre se ne distanzia nei dialoghi normali
La battuta finale shakespeariana: di che materia è fatto il falcone? "della materia di cui sono fatti i sogni" rimanda a dei personaggi assurdi che inseguono assurdamente un oggetto assurdo.
Dal punto di vista filmico il film è tutto girato in interni, fotografato da Arthur Edeson con gusto espressionista, mette a punto una dimensione inconfondibile: angolazioni dal basso (soprattutto su Greenstreet) profondità di campo, uso aggressivo del grandangolo, ombre e veneziane nell'ufficio di Spade.
Il montaggio costruito secondo le regole del film classico (campo contro campo - raccordi di sguardo e di movimento - alternanza di piani d'insieme e piani ravvicinati) agisce come meccanismo di controllo, sulla base delle esigenze del racconto, della visione dello spettatore.
Memorabile la scena finale: Mary Astor consegnata alla polizia e il suo volto dietro le sbarre dell'ascensore che comincia a scendere. Nella conclusione della vicenda Gutman e Cairo escono di scena liberi, per continuare la caccia al falcone: finale hustoniano (nel romanzo venivano uccisi da Wilmer da loro tradito). Ambiguità nel rapporto che si stabilisce tra la soluzione dell'enigma instaurato dal racconto e una verità più ampia e profonda che il clima figurativo del film ha contribuito ad evocare e rispetto alla quale il detective non ha strumenti di sorta non può risolvere.

a cura del prof. S.Cicciotti

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