STILI DI RAPPRESENTAZIONE NEL CINEMA POSTMODERNO

Appunti non rivisti dal Relatore VINCENZO BUCCHERI - trascritti da Eleonora Damaggio.

Il termine POSTMODERNO viene oggi usato in moltissimi campi, dunque per orientarsi meglio all'interno di un numero esagerato di definizioni, ricercheremo il significato della parola all'interno di tre ambiti specifici:

POSTMODERNO ESTETICO, STILISTICO: nasce negli anni 70 in architettura come reazione al modernismo architettonico . Si assiste alla ricerca di una costruzione a misura di cittadino, la volontà di creare una città ideale. Venturi, uno dei teorici di questo periodo, in un suo articolo afferma che nell'architettura bisogna imparare da Las Vegas. Tale periodo non si vieta più nulla, il passato viene recuperato in maniera preponderante, si assiste ad un forte eclettismo. Ciò avviene anche in letteratura dove si riscopre il gusto del passato, riuscendo però a non perdere la libertà nel racconto.
POSTMODERNO FILOSOFICO: ci troviamo di fronte a pensatori quali Vattimo con la sua idea di pensiero debole, Deridda con l'idea di scrittura, Liotar che nel 1979 pubblicò il libro "La condizione postmoderna". Viene demolita l'idea che aveva fino a quel momento definito il pensiero occidentale, si assiste ad un superamento dell'idea stessa di superamento, ad una forte crisi metafisica e dell'idea di progresso.
POSTMODERNO SOCIO-CULTURALE: epoca che si inaugura circa con la fine della guerra fredda. I caratteri che maggiormente la definiscono sono: la globalizzazione economica, il dominio delle multinazionali, la trasformazione dell'economia da economia di produzione a economia di servizio, una sempre più accentuata informatizzazione.
All'interno dei tre ambiti sono visibili elementi comuni, ma anche differenziazioni molto marcate, ad esempio il postmoderno estetico riscopre il passato, mentre quello filosofico lo rigetta. Per ritrovare le caratteristiche del cinema postmoderno dovremmo rifarci al postmoderno estetico. Il postmoderno cinematografico vede gli inizi verso gli anni 80, anche se in letteratura era ormai iniziato da quasi dieci anni.

Per poter continuare è necessario anche definire cosa si intenda per STILE, che usato a livello cinematografico non delinea ,come in letteratura l'impronta personale di uno specifico autore , ma rappresenta il sistema , le grandi coordinate che regolano la produzione di un certo periodo: in questo caso gli ultimi 20 anni. Lo stile cinematografico viene influenzato in maniera molto forte dall'industria, è questa che molto spesso detta le regole del gioco.

Tre grandi fattori definiscono lo STILE:

IL MODO DI COSTRUIRE L'INQUADRATURA
IL MOVIMENTO DELLA MACCHINA
LA NARRAZIONE
Per riuscire a capire il cinema postmoderno dobbiamo partire dall'analisi delle differenze con i modelli precedenti. Esaminiamo dunque delle caratteristiche del cinema classico:

L'OGGETTIVA: non esiste angolazione, la ripresa viene attuata frontalmente in modo neutro, viene usato il principio del centering. Lo spettatore è un testimone esterno dei fatti, osserva qualcosa come se stesse guardando dalla finestra, lo sguardo è di nessuno.( es. "Casablanca" di Curtiz del 1943 )
LA SOGGETTIVA: lo spettatore vede con gli occhi del protagonista, percepisce dunque delle sensazioni forti, è più coinvolto nella storia. In "Notorius" film di Hitchcock del 1946, tale aspetto è chiarissimo , infatti quando la protagonista viene drogata e la sua vista si annebbia, anche lo spettatore vede sullo schermo delle immagini sfuocate. Non più dunque uno spettatore esterno, ma sempre più protagonista. Lo sguardo è del personaggio.
L'OGGETTIVA IRREALE: l'occhio è ora dell'autore, un occhio che vola sopra la storia sapendo però di tanto in tanto entrarci prepotentemente. Ne è un esempio "L'infernale Quilan" di Welles, in cui, grazie anche al lungo piano sequenza iniziale lo sguardo dell'autore segue in continuità la storia. Il movimento della macchina è molto elaborato, virtuosistico, si assiste ad un'implicita esaltazione della tecnica cinematografica. Vi è un continuo subordinarsi e poi essere autonomi, lo spettatore conosce più elementi dei personaggi. Sempre presente è l'occhio implicito della telecamera.
L'INQUADRATURA INTERPELLAZIONE: il personaggio guarda direttamente in macchina, si rivolge a noi, ci chiama direttamente in causa . Un forte esempio di ciò è presente in "Psiycho" di Hitchcock del 1960. Tale inquadratura viene spesso accentuata con la presenza di una voce fuori campo. Lo sguardo anche se per interposta persona, è dell'autore, che usa il personaggio.

Vediamo ora cosa succede nel postmoderno. Prendendo come primo esempio il film "Quei bravi ragazzi" di M.Scorsese del 1991 ci si accorge che lo sguardo non può venir facilmente assegnato a nessuno, Non ci si trova di fronte a delle soggettive , ma non si è in presenza neppure di oggettive irreali, perché lo sguardo non vola sopra la storia, ma a tratti sembra che chiami in causa lo spettatore. Le inquadrature non si possono classificare, lo sguardo è METAFORICO, l'immagine è inafferrabile.

Un altro esempio che si può riportare è "Terminator 2" di Cameron del 1991. In questo film lo spettatore può credere di trovarsi di fronte a delle inquadrature oggettive, è testimone passivo della realtà, ma in verità questa realtà in molte scene non esiste, è stata costruita, aggiunta in postproduzione. Il montaggio digitale venne introdotto nel 1989 e a volte come nel caso di "Terminator 2" è visibile, lo spettatore ne è cosciente, mentre in altri casi è invisibile, come nel "Titanic".

Nel postmoderno, dunque, per forza di cose dobbiamo fare i conti con la TECNOLOGIA che è ormai entrata in maniera preponderante nel cinema. Non possiamo per comprendere questo periodo rifarci alle categorie tradizionali, perché non trovano più un adeguato riscontro nelle opere postmoderne. Nell'esaminare il periodo classico e moderno ci si è resi conto di come le immagini possano, in maniera approssimativa, venir racchiuse in 2 categorie:

Le oggettive
Le soggettive
Nel postmodernismo, invece, ci troviamo di fronte a quelle che chiameremo:

OGGETTIVE DENSE O RADDOPPIATE
SOGGETTIVE VUOTE
L'OGGETTIVA RADDOPPIATA è un'immagine che contiene però al suo interno altre immagini. Queste immagini possono essere contenute in maniere diverse:

Per la presenza all'interno dell'oggettiva di schermi, si assiste allora ad un proliferare di immagini, con i personaggi che spesso guardano le immagini interne, ma che poi guardano anche la camera. Un esempio significativo è a tal proposito "Basic Instict", ci troviamo qui di fronte a delle scatole cinesi, ad una scrittura che si moltiplica. Non va però perso il patto narrativo e il racconto mantiene comunque la sua continuità.
Per la presenza di altre immagini convocate in absentia, immagini virtualmente presenti, ricalcate da altre immagini e che esplicitamente portano lo spettatore ad un qualcos'altro. Allen in un suo film riprende in maniera molto forte "Casablanca".
In altri casi le immagini richiamate sono numerosissime e spesso ci sfuggono. Ciò avviene sia ne "I protagonisti" di Altman del 1992 dove vengono ripresi sia "L'Infernale Quilan", sia "Nodo alla gola", per nominare solo 2 film citati. Anche in "Pulp Fiction" film di Tarantino ci troviamo immersi in molteplici immagini. Sono delle oggettive, però quello che viene registrato non è la realtà, ma la storia, viene creato un museo all'interno del film. Vengono riprodotti vestiti, musiche, ambienti. Registi come Tarantino inseriscono queste immagini acriticamente, senza uno scopo chiaro e esplicito; Allen invece lo fa in maniera critica, tendendo ad un miglioramento continuo, aspirando al superamento del maestro.

LA SOGGETTIVA VUOTA tende per il movimento della macchina da presa a segnare la presenza di qualcuno, qualcuno che in realtà non appare. Ciò avviene sia grazie al MOVIMENTO della macchina, che alla POSIZIONE in cui questa viene posta.

La macchina da presa viene posta o troppo in alto, o troppo in basso, si tende volutamente ad esagerare, si trascende tutto ciò che era consueto nel cinema precedente o che noi percepiamo dalla realtà. Vengono spesso ripresi dei dettagli in maniera molto minuziosa, ma questi non aggiungono significato alla storia, non forniscono allo spettatore informazioni rilevanti, sono aggiunti in più. Un esempio è il rito della vestizione presente in molti film; questo non ci dice nulla di nuovo e i particolari sono ripresi così da vicino che non possono neppure riportarci alla realtà.

La realtà nel cinema postmoderno viene spezzettata , ma non ricomposta; le inquadrature raggiungono dei numeri elevatissimi e la macchina da presa può ormai occupare qualsiasi posizione, posizioni che sono spesso volutamente anomale. I movimenti prima proibiti sono ora resi possibili da una tecnologia sempre più potente. Il cinema postmoderno è il terreno in cui maggiormente è avvenuto il contagio tra forme mediali diverse ( spot, videoclip, computer).

Lo spettatore è ora immerso totalmente nel film, infatti le caratteristiche principali dell'immagine postmoderna sono:

LA DENSITA'
LA SOVRAECCITAZIONE
L'ASSENZA DI SIGNIFICATI, DI PROGETTI ESTETICI
LA SEDUZIONE
LA TECNOLOGIA
LA FINZIONE

Nel cinema postmoderno non si assiste all'ansia di rendere consapevole lo spettatore della finzione, questo viene invece coinvolto in un grande gioco, non deve sentirsi vittima nei confronti dell'immagine, ma la deve far sua, deve goderne, si deve immergere in un mondo in cui la realtà è sparita e esiste solo l'immagine, che spesso è addirittura immagine dell'immagine. Siamo ora nel campo della pura EMOZIONALITA', la razionalità è sparita. Ora partecipiamo non più come per il cinema moderno facendoci trasportare da motivazioni ideologiche, ma ci facciamo sedurre, emozionare.

VINCENZO BUCCHERI è dottorando di ricerca in Linguistica applicata e linguaggi della comunicazione presso l'Università Cattolica di Milano. E' responsabile didattico del Laboratorio di produzione audiovisiva del DAMS di Brescia. Collabora con Segnocinema. Ha pubblicato Joel e Ethan Coen (Il Castoro, 1999), e numerosi saggi su Cinema & Cinema, Comunicazioni sociali e in volumi collettivi (Schermi opachi, Marsilio, 1998; Lo schermo e la scena, Marsilio, 1999).
Corso di aggiornamento per insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori promosso dall’Iprasein collaborazione col centro audiovisivi del Servizio Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento. Anno 2000.

Statistiche web e counter web