ANNO 1954

IL CINEMA ITALIANO

1954: cinquant'anni fa. L'industria produceva un cinema di inusitata ricchezza, capace di concedere spazio alle ambizioni di grandi cineasti e di dialogare con le maggiori cinematografie mondiali, di piegare alle strutture dei generi le facce e i luoghi meno noti dell'Italia, di tradurre sullo schermo le tradizioni estetiche più consolidate e le competenze più innovative. Ma come riassume Wu Ming, il collettivo di scrittori bolognesi che proprio al 1954 ha dedicato uno dei suoi ultimi romanzi, quell'anno segna anche rivolte contro il colonialismo, disfatta di un esercito d'occupazione, operazioni di "polizia internazionale", paranoia anticomunista come strumento di lotta politica, repressione e Mike Bongiorno.

Cinema e società, cinema e politica, cinema e Italia del dopoguerra: non mancano insomma gli argomenti per indagare cosa è stato il 1954 che, almeno per quanto riguarda il cinema, rimane una data felice per la produzione nazionale e a cui Fronte del pubblico , con la preziosa collaborazione di Wu Ming, dedica una breve ma significativa rassegna. Oltre al cinema d'autore del ‘54, verranno proposti film e documentari di genere.

“Nel cinema e nella cultura di cinquant'anni fa si agitavano gli stessi fantasmi che si aggirano per l'Italia, per l'Europa, per il mondo di oggi. Ce n'eravamo accorti lavorando sulle fonti per il nostro romanzo 54, uscito nel 2002. In fin dei conti, una scoperta banale: tutte le storie parlano di adesso, sempre. Una storia è incompiuta finché ciascuno di noi non la completa ascoltandola” (Wu Ming)

La rassegna Era il 1954 ha una circuitazione che coinvolge le seguenti città: Parma , Modena , Bologna , Reggio Emilia , Rimini , Forlì e Cesena .
Promossa da Fronte del Pubblico e Centro Cinema Città di Cesena In contemporanea con la rassegna 'Era il 1954', Fronte del Pubblico in collaborazione con il Centro Cinema Città di Cesena e AFE Roma ha curato la mostra fotografica itinerante sul film Senso di Luchino Visconti.

I film in programma :

LA STRADA (Federico Fellini) – La strada afferma la volontà del suo cineasta di tessere con i fili delle ossessioni la tela dei film. Lo scarto tra immaginario e realtà dello Sceicco bianco e l'asfittico mondo de I vitelloni restano indietro: il cinema diviene il bulino di Fellini per incidere i personaggi dei suoi sogni. La Masina sovrasta l'erculeo Quinn, e l'intero film. Non tutti erano d'accordo. Michel Mourlet ebbe a scrivere: "Fellini adora dirigere la Masina, di conseguenza i suoi film sono detestabili." Tutti i gusti son gusti…
SENSO (Luchino Visconti) – Sancito all'epoca dalla critica di sinistra come l'evoluzione dal Neorealismo al realismo, Senso è molto di meno, e molto di più. E' un melodramma poderoso, aperto nello scenario teatrale. E' una riflessione storica sulla nascita di una nazione. E' lo sposalizio della narrativa risorgimentale con la grande tradizione pittorica, letteraria e musicale europea. E' il decollo di una produzione italiana (Lux) verso l'empireo internazionale e in Technicolor: Farley Granger tra gli interpreti, Tennessee Williams e Paul Bowles tra gli sceneggiatori.
DOV'È LA LIBERTÀ (Roberto Rossellini) – Questo periodo è forse il più difficoltoso per Rossellini, sul piano degli esiti commerciali. E il più sorprendente, per gli azzardi estetici assunti. Dov'è la libertà tenta la strada dell'apologo morale impiegando un'icona del cinema comico: Totò. Lo terrà a mente Pasolini, più di dieci anni dopo.
LE RAGAZZE DI SAN FREDIANO (Valerio Zurlini) – A partire da un romanzo di Pratolini, il regista bolognese traccia il ritratto di un dongiovanni provinciale, cascame locale di una cultura di massa, forse ispirata dal cinema.

LA SPIAGGIA (Alberto Lattuada) – Apologo morale sui ruoli e sullo status sociale, La spiaggia si distingue per i suoi aspetti innovativi: alla sceneggiatura collabora il veterano francese Charles Spaak, mentre il film è fotografato con il sistema Ferraniacolor, via italiana al colore cinematografico.

ATTILA (1954, Pietro Francisci)
Un film di propaganda clerico-atlantista, trasparentissima allegoria della guerra fredda. Attila è Stalin, gli Unni hanno fattezze slavo-mongoliche, sono i cosacchi che si diceva volessero abbeverare i cavalli nelle fontane di S. Pietro. Un'opera tanto didascalica da essere riciclabile per la propaganda d'ogni epoca, perfetta per l'odierna retorica sullo “scontro tra civiltà”. L'Impero in decadenza è l'Eurabia di cui oggi qualcuno parla.

ULISSE (1954, Mario Camerini)
Cos'è la Patria? Dove mai si è “a casa propria”? Ulisse sarebbe ancora se stesso se non fosse lontano da Itaca? Una volta tornato, non diventerà forse un'altra persona? Un film che ci parla della globalizzazione, dell'orientalismo, dell'identità, della scomparsa dell'esotico.

L'ARTE DI ARRANGIARSI (1954, Luigi Zampa)
Nessuna soluzione di continuità tra Prima e Seconda Repubblica: trasformismo, opportunismo, clientelismo sono le malattie che infestano il sottobosco della politica, ieri come oggi, con l'avallo e la compiacenza della bestia mitologica nota come “Italiano medio”.

HANNO RUBATO UN TRAM (1954, Aldo Fabrizi)
Quando i tram di Bologna erano davvero tram. Una pellicola che ci parla di un'etica del lavoro scomparsa sotto i colpi della modernizzazione, e di un'epoca in cui l'identità aveva contorni meno incerti.

IL CARDINALE LAMBERTINI (1954, Giorgio Pàstina)
Quarant'anni prima della Rivoluzione francese, la Bologna clericale, il cui retaggio non è per niente superato, nonostante la fama di città “rossa”.

SIAMO DONNE (1954, Alfredo Guarini, Gianni Franciolini, Roberto Rossellini, Luigi Zampa e Luchino Visconti)
A nostro avviso, antenato “nobile” degli irreality show che ci angustiano in questo inizio di XXI secolo. La Bergman che, nella parte di se stessa, insegue un pollo non può non far venire in mente La fattoria o L'isola dei famosi.

da: http://www.cinetecadibologna.it/programmi/06pubblico/1954.htm

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