GERMANI ANNO ZERO - il film di Roberto Rossellini
La Germania alla fine della guerra; un bambino che vaga per la città, lo sguardo allucinato, contempla lo scenario di una città distrutta. Questi gli elementi di base di Germania anno zero, uno dei capolavori di Roberto Rossellini.
La guerra, la frattura che ha colpito in profondità il mondo occidentale-sembra dire Rossellini, ha reso ormai impossibile tornare ad un cinema narrativo tradizionale.
L'imperativo morale di chi fa cinema (ed è un imperativo condiviso da molti altri autori di quel periodo) si traduce nella necessità di indagare la realtà, di interrogarla, di mostrare ciò che il mondo è diventato. Con Germania anno zero Rossellini mostra sempre di più come il Neorealismo non si limiti semplicemente alla ripetizione della formula "attori presi dalla strada + riprese in esterni + storie di ordinaria miseria", ma indichi un'ipotesi di cinema, un modo di esplorare il reale, di scoprire per mezzo del Cinema ciò che ci circonda e che, forse, solo il mezzo cinematografico è in grado di mostrare con incredibile profondità. Non è un caso se sarà proprio questo film a consacrare definitivamente Rossellini in Francia e negli USA. Qualche anno dopo, infatti, un gruppo di giovani critici riuniti intorno alla rivista "Cahiers du cinéma" , cominceranno a realizzare dei film seguendo proprio la tecnica e lo stile del Maestro italiano. I loro nomi sono quelli degli autori che daranno vita alla " Nouvelle Vague" : Jean-Luc Godard, François Truffaut, Claude Chabrol, Jacques Rivette, Eric Rohmer.
Vincitore al Festival di Locarno del 1948, "Germania anno zero" fu dedicato da Rossellini al figlio Romano, morto nell'agosto del 1946. Ancora una volta Rossellini punta l'attenzione sulla sofferenza umana e sui perdenti, sconfitti da una vita che li costringe a scontare colpe altrui; con un finale disperato ed una visione della vita tragica e priva di speranza, il regista chiude idealmente la trilogia iniziata con "Roma città aperta" e proseguita con "Paisà". Ambientato a Berlino, città fantasma, subito dopo la caduta del Terzo Reich, il film narra la storia di Edmund Koeler, ragazzino di appena tredici anni, che vive di espedienti. Come molti altri abitanti della città, ridotta ad un silenzioso cumulo di macerie, Edmund si aggira per i palazzi distrutti in cerca di cibo per sostentare la famiglia, ammassata in una sola stanza, di proprietà altrui. Il padre di Edmund è costretto a letto da una grave invalidità, il fratello ha disertato durante la guerra ed ora è ricercato come ex nazista, non possiede la tessera alimentare e grava interamente su Edmund; non potendosi mostrare in giro, sua sorella invece si guadagna favori e regali prostituendosi con i soldati delle truppe alleate. Giorno dopo giorno la vita sembra sempre più inutile e triste, finché Edmund ritrova un suo vecchio maestro di scuola: un uomo ambiguo e cinico, che gli instilla un'insana teoria secondo la quale i deboli sono costretti a soccombere per far posto ai più forti. Edmund, ispirato dalle parole dell'uomo, avvelena il padre. Dopo il gesto disperato, il maestro si rifiuta di alleviare la sua pena con qualche parola di conforto; distrutto dal senso di colpa, Edmund vaga per Berlino, entra in una chiesa, sale sul campanile e - dopo aver visto il carro funebre che porta il corpo del padre - si getta nel vuoto.
Il regista di Roma città Aperta del film antifascista per antonomasia pone lo sguardo sulla umanità tedesca martoriata dalla guerra - non è poco - .......ed in più è considerato un capolavoro!
CAST TECNICO ARTISTICO
Regia: Roberto Rossellini
Sceneggiatura: Roberto Rossellini, Carlo Lizzani, Max Coplet
Fotografia: Robert Juillard
Scenografia: Piero Filippone
Costumi: Piero Tosi
Musica: Renzo Rossellini
Montaggio: Eraldo Da Roma
Durata: 75' (Francia, Germania, Italia 1947)
Prodotto da: Salvo D'Angelo, Roberto Rossellin
PERSONAGGI E INTERPRETI
Edmund Koeler: Edmund Moeschke
Eva Koeler: Ingetraud Hinze
Karl-Heinz Koeler: Franz-Otto Krüger
Father Koeleri: Ernst Pittschau
Herr Enning: Erich Gühne
di S. Cicciotti