LADRI DI BICICLETTE - il film di Vittorio De Sica
TRAMA:
Antonio Ricci, sposato e padre di due figli, è disoccupato. Gli viene offerto un lavoro come attacchino a condizione che possegga una bicicletta. Ricci va al Monte dei Pegni e la ottiene in cambio delle lenzuola di casa. Il giorno seguente si reca al lavoro e, mentre sta attaccando il manifesto di Gilda, la bicicletta gli viene rubata. Non si tratta di un furto isolato, infatti ogni giorno a Roma scompare un gran numero di cicli e la polizia non può che consigliare a Ricci di compiere le necessarie indagini per proprio conto. Accompagnato dal figlio di 10 anni, Bruno, Antonio inizia le sue ricerche recandosi, senza venire a capo di nulla, a piazza Vittorio dove non è difficile trovare merce rubata. Da lì i due si spostano a Porta Portese e qui Ricci riconosce il ladro che sta parlando con un vecchio. li ladro si dilegua e Antonio insegue il vecchio per ottenere informazioni in una sala adiacente a una chiesa dove è radunato un comitato di beneficenza. Il vecchio mendicante risponde in modo evasivo alle domande di Ricci sul ragazzo che l'ha derubato e poi scompare. Dopo avere ingiustamente schiaffeggiato Bruno, Antonio, per farsi perdonare, accompagna il figlio in trattoria e riflette sul da farsi. Si reca da una santona, ma questa non gli sa dare alcuna indicazione. Ricordando un indirizzo sussurrato dal vecchio mendicante, padre e figlio vi si recano e Antonio incontra nuovamente il ladro, lo insegue in una casa di tolleranza, cerca di costringerlo a confessare ma egli nega e cade a terra, in preda a una crisi epilettica. Disperati, padre e figlio si recano dinanzi allo stadio comunale dove la folla dall'interno segue rumorosamente la partita. Ricci invita il figlioletto a prendere l'autobus e si impadronisce di una bicicletta accostata a un portone. Il proprietario coglie sul fatto Antonio. Subito raggiunto, egli viene malmenato e insultato; Bruno ha perso l'autobus e assiste all'umiliazione del padre. Il derubato sembra comprendere la muta disperazione di Antonio e commosso davanti alle lacrime del figlio Bruno, lo lascia libero senza denunciarlo. Il bambino offre la mano al padre e insieme fanno ritorno a casa.
Un film perfetto, sublime il ruolo del fanciullo, eccezionale la trovata della bicicletta.
Notare il ruolo della folla, della massa (l'enorme numero di bici) contrapposta al viso del protagonista, anche gli interni, gli ampi spazi, la dimensione di una metropoli vista, pedinando un disoccupato, e dopo essere stati pedinati dal regista quest'ultimo e il figlio ritornano nell'anonimato.
Gli attori sono nel complesso attori non professionisti, anzitutto il protagonista, questo fa riflettere su come il cinema riesce a a far recitare anche coloro che non lo fanno per professione -è in pratica il regista che usa la tua figura.
Il girovagare della cinepresa definisce lo stile del regista .Il film è uno spaccato della nostra storia ma il significato, la lettura che ne è stata fatta in tutto il mondo, lo rendono universale: .la bicicletta da segno reale diventa un simbolo in ogni tempo: essa è enormemente significante.
CAST TECNICO:
Regia: Vittorio De Sica
Sceneggiatura: Adolfo Franci, Gerardo Guerrieri, Oreste Biancoli, Cesare Zavattini, Suso Cecchi D'Amico, Vittorio De Sica
Fotografia: Carlo Montuori
Scenografia: Antonio Traverso
Musica: Alessandro Cicognini
Montaggio: Eraldo Da Roma
Durata: 92’ (Italia 1948)
Prodotto da: Vittorio De Sica
PERSONAGGI E INTERPRETI:
Bruno Ricci: Enzo Stajola
Antonio Ricci: Lamberto Maggiorani
Maria Ricci: Lianella Carell
Mendicante: Carlo Jachino
Attacchino: Giulio Chiari
di S. Cicciotti