INTERVISTA a PIETRO GHISLANDI di Michelangelo Gregori
Non avrei mai pensato di non trovare le parole, con tutti i sostantivi che esistono, per fare da cappello ad una mia intervista, eppure questa volta è così! Quando si vuole ascoltare, e lo si fa con piacere, il parere di un personaggio che si stima da tanti e tanti anni, ci si ritrova in religioso silenzio, e si riflette (parola ambigua ma anche servizievole proprio per questo), si pensa e come uno specchio ci si ritrova pienamente. Quindi visto che, citando una canzone di LIGABUE (e anche qui il nome è doppio): Ho perso le parole…metto enfasi dicendo che ho l'onore di proporvi l'intervista al grandissimo PIETRO GHISLANDI…
Domanda: Come nasce la passione di fare l'attore?
Risposta: Già da bambino, quando suonavo la fisarmonica nella “FISORCHESTRA”, di mio zio, mi dilettavo ad intrattenere il pubblico negli intervalli e da li piano piano, dal gioco alla realtà…
D: Tanti anni di duro e onorato lavoro, dove si trovano gli stimoli giusti per continuare?
R: Il mio cabaret, è sempre lo stimolo più forte, la cosa che mi diverte di più…
D: Tanti anni ad impersonare gente diversa, ma come si vive il rapporto con se stessi?
R: Facendo il ventriloquo mi sdoppio continuamente, una volta sono Pietro, un'altra sono Sergio il mio pupazzo, o qualcun altro…poi viceversa…certamente è predisposizione!
D: Teatro, cinema, televisione…dove ti trovi meglio?
R: Se devo dire la verità, il cinema è la cosa più bella e che adoro per il fatto che ti propone una recitazione secondo me molto più spontanea e divertente!
D: Da grande cosa vorresti fare?
R: Vorrei essere il protagonista di un film americano e magari con una parte drammatica, visto che purtroppo questo mio lato recitativo non è spesso messo in luce, sai in Italia quando ti attribuiscono il bollo dell'uomo che fa ridere, è molto dura poi far cambiare idea!
D: Quindi, in Italia ridere, in America piangere e magari in Svizzera, che è sempre stata neutrale?
R: Domanda che cade a fagiolo, sulla TV Nazionale Svizzera, sarò tra poco protagonista in una Fiction dal titolo “SERGIO COLMES INDAGA” per la regia del bravissimo Alberto Ferrari e prodotto dalla POLIVIDEO…vedremo….
D: Cosa ne pensi del cinema digitale?
R: Oramai il cinema digitale è quasi come la pellicola, con l'utilità pratica di poter vedere subito ciò che si è fatto e con poca spesa poter decidere anche di mettere nel cassetto per un po' una cosa fatta, invece di tenerci sempre solo i sogni…
D: E sulla nuova legge del cinema che mi dici?
R: Non la conosco per niente, non faccio parte del giro…
D: E' una legge per intrallazzoni, che mi dici?
R: Allora negativa!
D: Invece produzione e distribuzione?
R: Come sopra!
D: Ma non sto scrivendo, cosa metto?
R: Come sopra e sopra ancora!
D: Con cosa oggi si fa riflettere la gente nel tuo mestiere?
R. E' dura, bisogna fare gavetta giorno per giorno, la comicità vera non è improvvisata con quattro battute a memoria e tre parolacce…occorre un lavoro interiore ed esteriore quando si sale sul palcoscenico.
D: E come si fa a farla ridere?
R: Intanto lo spettatore dovrebbe sapere che dietro una battuta c'è la ricerca di un uomo e della sua vita, poi la satira e la spontaneità si fanno cogliere nell' humor!
D: Che idea ti sei fatto del mondo in cui lavori?
R: Bè, purtroppo oggi si tende a battere a cassa e c'è rimasta poca gente che lavora per l'arte!
D: Ma allora cosa consiglieresti a un giovane che intende percorrere il tuo mestiere?
R: Gli consiglierei di mettere in piedi un bel caseificio di formaggi bergamaschi DOC, almeno starebbe più tranquillo…è dura!
D: Quando ti rivedremo all'opera?
R: A dire il vero non sto mai fermo, faccio sempre spettacoli di cabaret…ma sarò anche il prossimo braccio destro di Gigi Proietti nella pubblicità della KIMBO, dove sarò un logorroico passeggero, e mi viene in mente che dal 28 Agosto partirà la campagna degli allegati del Mensile OGGI, di cui sarò il Testimonial nella parte del custode di un museo…poi si vedrà…
E noi tutti staremo certamente a vedere...anzi aspetteremo con ansia…Nel ringraziare Pietro Ghislandi per la gentilezza, la disponibilità e la grande simpatia…Voglio terminare questo scritto citando una frase di Schopenhauer: “Il fatto che un altro ci pensi intensamente e struggentemente può provocare in noi la visione della sua figura nel nostro cervello, ma non come nero spettro, ma perché ce lo troviamo davanti, in carne e ossa, indistinguibile dalla realtà”