FERNANDO SOLANAS

FERNANDO SOLANAS – CENNI BIOGRAFICI

Regista cinematografico e teatrale (ma anche musicista, attore, pubblicitario e autore di storie per fumetti), Fernando Solanas (Buenos Aires, 1936) diventa famoso in tutto il mondo con il film manifesto L'ora dei forni (1968), dedicato all'ondata rivoluzionaria che scuote l'America Latina alla fine degli anni Sessanta.
Costretto a lasciare l'Argentina dopo il colpo di stato militare del 1976, vive in esilio in Francia fino al 1984. Di ritorno in Sud America, si consacra tra i migliori autori cinematografici internazionali con Tangos (1985, premio speciale della giuria a Venezia), Sur (1988, palma per la miglior regia a Cannes), Il viaggio (1992, presentato in concorso a Cannes) e La nube (1998, presentato in concorso a Venezia).
La sua ultima opera, Memoria del saqueo , è presentata al Festival di Berlino del 2004: per l'occasione, a Solanas viene conferito il premio speciale alla carriera.
Argentina latente è il nuovo progetto cinematografico del regista argentino, la cui presentazione è prevista per la primavera del 2005.

FERNANDO SOLANAS - SEMINARI E WORKSHOP FORMATIVI

Dal 1977, il regista argentino Fernando Solanas conduce seminari itineranti in modo estemporaneo in America Latina, Europa e Stati Uniti.
Per quanto riguarda l'Italia si sono formati gruppi di lavoro che operano sotto la direzione artistica del Maestro a Roma, Bologna, Perugia.
I seminari sono rivolti a chi si avvicina per la prima volta alle complesse problematiche della regia cinematografica. Sono così affrontati gli aspetti letterari della creazione cinematografica, la costruzione visuale, la messa in scena, le fasi della ripresa e la postproduzione.
I workshop sono invece dedicati ai filmaker di una certa esperienza che intendono realizzare un progetto documentario o di fiction. Solanas li accompagna dall'idea al soggetto e alla stesura della sceneggiatura definitiva, suggerendo i passi narrativi e tecnici da intraprendere, e segue le fasi principali della produzione e della postproduzione. I workshop sono uno strumento di formazione e dibattito per i giovani filmaker che desiderano intraprendere la carriera dell'autore cinematografico indipendente.


INTERVISTA A FERNANDO SOLANAS
di Filippo Costantini (13 luglio 2004)

Solanas, come mai a Perugia?

Perugia è una città meravigliosa e magica, che amo molto. La conobbi nel 1964, in occasione del mio primo viaggio in Italia. Da allora vi sono tornato, con grande piacere, diverse volte. Vi ho anche tenuto due workshop sul cinema, unendo teoria e pratica, l'ultimo nel febbraio scorso. In quest'ultima occasione si è formato un gruppo molto interessante di persone interessate al cinema. Un gruppo eterogeneo, composto da studenti e professionisti in vari settori, uniti da una comune passione per il cinema.

Ora sta lavorando ad un nuovo progetto, magari ambientato a Perugia?

Sto dando una mano a Nadia Forini, che aveva partecipato ad entrambi i workshop, a realizzare “Clara”, il suo secondo cortometraggio. E' un film ambientato in varie parti dell'Umbria, tra cui anche Perugia, un film in cui anche io credo molto. Lei lo ha scritto e diretto, io mi limito a mettere a disposizione la mia esperienza e i miei suggerimenti.

Di che parla “Clara”?

E' essenzialmente una storia d'amore, anche se vista con un occhio un po' diverso dal solito. Diciamo che è un viaggio sentimentale ed esistenziale che indaga i meccanismi che spingono a prendere delle decisioni piuttosto che altre.

Tornando a lei, il suo ultimo documentario, presentato a Berlino, si intitola “Memoria del saqueo” (Memoria del saccheggio n.d.r.) ed è dedicato all'Argentina del dopo crisi-economica. Come sta ora il suo paese?

L'Argentina è un paese forte che, nonostante tutto, non è caduto ma ha saputo reagire. E' riuscita a ristabilire la propria economia: quest'anno abbiamo avuto un tasso di crescita quasi del 9%, secondo solo alla Cina, mentre l'inflazione si è fermata al 3,5%. Il problema, paradossalmente, non è tanto l'economia, quanto la disinformazione: viviamo sotto la schiavitù dei media che, però, parlano di qualcosa solo quando ha raggiunto la dimensione della catastrofe.

Ci sono state poi le nuove elezioni presidenziali.

Si, e la vittoria di Kirchner è stata sicuramente un fatto positivo. Il suo è un governo progressista, anche se di transizione. Ha fatto subito delle buone cose, come avviare la democratizzazione della giustizia federale e delle forze armate, in particolare della polizia, che dopo 10 anni di governo neo-liberista di Menem era diventata un apparato mafioso: rapimenti, droga, furti d'auto erano all'ordine del giorno. Kirchner ha poi anche bloccato le leggi, che risalivano all'87, che concedevano l'amnistia per i reati compiuti negli anni della dittatura e sta portando avanti una buona politica internazionale.

Cioè?

Dire no all'Alca (Area di libero commercio delle americhe n.d.r.), che toglierebbe definitivamente ogni sovranità agli stati dell'america meridionale a favore degli Usa, e si al Mercosur, il mercato comune dell'America del sud. Questa è l'unica strada da seguire perché il sudamerica possa avere un futuro.

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