IL QUADERNO

BASATO SU UNA STORIA VERA

di Elio Moroni

 

SCENA 1 – ESTERNO – GIORNO – MATTINO

Roma 1990.

E' una splendida domenica di giugno. Ci troviamo in un vasto mercato delle pulci e, più precisamente, presso il famoso e caotico mercato di Porta Portese.

Panoramica aerea su quella miriade di bancarelle stracolme di chincaglierie. Vediamo il trambusto della gente accalcata che sguscia ostacolandosi l'un l'altro. Procedendo in panoramica, mostriamo alcuni spaccati della quotidianità di quel mercato.

- Vediamo un anziano ed eccentrico signore con l'aspetto dell'artista, mentre chiede il prezzo del narghilè che ha in mano. L'esercente, gli risponde mostrandogli cinque dita aperte e, dal suo “labiale”, capiamo che gli ha chiesto cinquantamila lire. L'uomo annichilisce e posa quell'oggetto come se all'improvviso gli scottasse in mano.

- Vediamo un signore che appare infervorato mentre è intento a scegliere delle vecchie monete da dentro un grosso cesto - sembra un ragazzino che sta scegliendo le caramelle;

- Andiamo a soffermarci su una distinta ed elegante signora sulla settantina, mentre è interessata ad osservare una bancarella piena di vecchie cornici, quadri, bronzi e vasellame vario. All'improvviso, muta espressione, nel vedere un vecchio quaderno di scuola poggiato di proposito in disparte, fra le cose che fungono solo da arredamento e non sono in vendita - la copertina di quel quaderno è foderata con un foglio di carta a strisce e ci sono incollate delle figurine che lo rendono univoco. L'anziana signora appare sgomenta e si rivolge all'esercente: una donna sui cinquanta anni.

ANZIANA SIGNORA

Ma quello è il mio quaderno di seconda elementare!

L'ESERCENTE

Guardi che si sbaglia!... Me l'hanno dato i miei nonni e immagini...

è l'unico ricordo che ho di mia madre!

L'anziana signora non ha mutato espressione. E' talmente concentrata su quella scoperta che non ha afferrato il senso di quelle parole, anzi, sembra, non averle nemmeno udite. Come fosse un automa, compie quei pochi passi che la dividono dal quaderno, l'afferra e lo apre.

ANZIANA SIGNORA

Mi scusi se insisto, ma vede?... C'è scritto il mio nome!

Primo piano della giovane esercente che appare turbata e si volta per sottrarsi allo sguardo dell'anziana signora - nel contempo, coglie l'occasione per afferrare qualcosa a lei vicina. Primo piano della signora anziana che, dalla sua espressione, solo ora sembra aver afferrato il concetto delle parole della giovane donna.

SCENA 2 – ESTERNO – GIORNO – UN CUPO MATTINO D'AUTUNNO

FLASHBACK (immagini flou o in bianco e nero)

Budapest 1944.
Ci troviamo in un lungo e stretto vicolo lastricato col selciato. Su quei muri alti e paralleli non c'è nessun portone ma solo qualche finestra ai piani alti. In lontananza, vediamo una giovane donna che si avvicina con fare circospetto - tiene per mano la sua bambina di tre o quattro d'anni, che, a sua volta, stringe nell'altra mano una bambola di pezza. In primo piano vediamo che entrambe hanno cucita sul cappotto una stella di David gialla - la donna indossa un cappotto di colore chiaro.

L'estremità del vicolo verso cui esse si stanno dirigendo, curva improvvisamente di novanta gradi e quindi non vediamo cosa ci sia nel suo proseguo. Proprio in prossimità di quella curva, c'è la saracinesca abbassata dell'unico locale presente sul vicolo. Su quella saracinesca c'è una grossa scritta eseguita in malo modo e con un pennello, tanto che le lettere mostrano delle lunghe sgocciolature di vernice. C'è scritto: “MUHELY” (sottotitolato) “OFFICINA”

Accanto alla saracinesca, poggiato al muro, c'è un grosso fusto di nafta a cui è stata tagliata la parte superiore e che il meccanico usa per metterci i rifiuti. Ecco che la donna è giunta in prossimità dell'officina ed è in procinto di voltare, quando ode dei forti passi cadenzati che battono il selciato - dietro quella curva c'è un drappello di tedeschi che si sta avvicinando. Udiamo il ritmo di quei passi che si fa progressivamente più forte.

Vediamo la giovane madre disperata che si guarda attorno per studiare la fuga ma è consapevole di non aver il tempo di fuggire né di nascondersi. In preda al panico decide di nascondere la bimba in quel bidone dei rifiuti ma, tolti alcuni stracci imbevuti d'olio e di grasso, con rammarico vede che è quasi pieno.

Quei passi si sono fatti fortissimi e sono quasi dietro l'angolo. Con affanno la donna riordina quei rifiuti composti di vecchie parti meccaniche, riuscendo a creare un alveo per sua figlia; poi, afferra la bambina e ce la mette dentro.

Dall'interno del bidone la bimba protende le mani come per chiederle qualcosa ma la donna non le dà tempo di dire una sola sillaba e le fa cenno di fare silenzio; poi, decide di darle quello che potrebbe essere l'ultimo bacio e si china immergendo la testa nel bidone.

In fretta e furia copre la bimba con quei grossi panni intrisi d'olio e fugge nella direzione di dov'era venuta.

Sul selciato, ai piedi del bidone, vediamo la bambola di pezza.

N.d.A. - ovviamente, la bimba è stata afferrata all'improvviso e maniera talmente brusca che non se l'aspettava - la bambola le è così sfuggita di mano ed ecco ciò che avrebbe voluto chiedere a sua madre se avesse avuto il tempo di parlare.

Quel rumore di passi cadenzato è ormai fortissimo. Ecco che i tedeschi voltano l'angolo e vedono la donna di schiena, ad una trentina di metri, mentre fugge. Il comandante del plotone, un ufficiale, la intima di fermarsi.

L'UFFICIALE TEDESCO

Halt!... Halt!

Da ben ordinato com'era, quel drappello si scompone e i soldati in prima fila corrono per inseguire la donna. Qualcuno spara alcune raffiche di mitra in aria; la donna si ferma di colpo e si volta con le mani alzate. Raggiunta dal soldato più veloce e infervorato, quello inizia a perquisirla. Egli nota che la tasca del suo cappotto ha un evidente e sospetto rigonfiamento; primo piano sul volto dell'uomo che mostra il classico ghigno di chi coglie qualcuno in flagrante.

Con perfida goduria, come fosse un giocatore di poker che sfila le sue carte, il tedesco infila la mano in quella tasca ed estrae un simpatico burattino di legno. Primo piano sul suo volto che ha mutato espressione: fra il deluso e lo sconfitto.

Primo piano sul volto della donna che sorride con espressione velata: fra la derisione e il disprezzo. Per quella sorta di figuraccia il soldato s'infuria e decide di proseguire con quell'ispezione approfittando per umiliarla; la palpa in tutte le sue parti intime offermandosi sul seno.

Stavolta è lui a sorridere con espressione cinica e beffarda. La donna si stizzisce mal sopportando quella violenza e reagisce sferrandogli una ginocchiata al basso ventre che lui accusa piegandosi inerme. Nel frattempo, assieme a tutti gli altri, era sopraggiunto l'ufficiale che, mal digerendo la reazione della donna, le sferra un secco pugno in pieno volto facendola capitombolare a terra svenuta.

Ancora dolorante, il soldato s'addrizza e consegna all'ufficiale quel burattino; tutti i tedeschi osservano quel simpatico pupazzetto e si lasciano andare in una sonora risata.

N.d.A. – Adesso, l'obiettivo della cinepresa ci mostra ciò che vede la bambina dall'interno del bidone: - con la testa coperta dallo straccio intriso d'olio e di grasso, la bimba fa capolino e vede sua madre che giace immobile a terra, fra i tedeschi che si sganasciano dalle risate (ovviamente stanno ridendo per quel simpatico balocco). Subito dopo, poiché tutti i tedeschi le volgono le spalle, la bimba decide di azzardare qualcosa di più e solleva ulteriormente la testa per dirigere la sua attenzione verso la bambola che è in terra, in prossimità del bidone. Primo piano della bambola che ci appare come l'abbiamo già vista quando sua madre era in procinto di fuggire.

Torniamo ad inquadrare il gruppo di soldati. Primo piano dell'ufficiale che fa cenno ai suoi di sollevare la donna.

Due soldati la sollevano e la vediamo stordita che sta riprendendo i sensi; ha il volto tumefatto e vacilla stentando a stare dritta. I due soldati continuano a sorreggerla per mantenerla in piedi davanti all'ufficiale, il quale le brandisce sotto il viso quel burattino.

L'UFFICIALE TEDESCO (con sguardo ironico)

Questo essere di tuo figlio?

La donna fa cenno di “no” e gli mostra le mani.

LA DONNA (accennando un sorriso)

No no, io non ho figli, vede?... Non sono nemmeno sposata!

La donna si è accorta di aver fatto un passo falso poiché le sue mani sono sporche di grasso e tenta di nasconderle con indifferenza.

L'ufficiale ha ravvisato quella mossa maldestra e le prende le mani - le guarda attentamente - le toglie un po' di grasso con il suo dito indice che poi strofina con il pollice – la sua espressione interrogativa è tipica di chi riflette per capire la provenienza di quel grasso – poi volge l'attenzione sul cappotto della donna che all'altezza del punto vita, in senso longitudinale e a forma di mezzaluna, ha impresso l'impronta del bordo del bidone che, ovviamente, le è rimasta quando si è chinata per baciare sua figlia. Mantenendo quell'espressione ironica/sarcastica, tipica di chi sospetta qualcosa ed è prossimo alla soluzione, l'ufficiale volge lo sguardo verso la saracinesca del meccanico, dopo di che, su quel bidone - distano poco più di una trentina di metri. Zoomata ai piedi del bidone; vediamo che in terra la bambola non c'è più.

L'UFFICIALE TEDESCO (con sguardo ironico)

Niente figli ehm?

La donna ha capito che quell'aguzzino ha scoperto il suo segreto e gioca con lei al gatto e al topo; ma non si dà per vinta e continua a mascherare il suo imbarazzo con un sorriso.

LA DONNA (sorride per essere convincente)

No, no... niente figli!

L'ufficiale muta atteggiamento e con fare autoritario ordina qualcosa ad un suo commilitone.

L'UFFICIALE TEDESCO (con tono secco e autoritario)

Schiess auf den kanister!

(sottotitolato)

Spara a quel bidone!

IL COMMILITONE TEDESCO (medesimo tono)

Jawohl, Herr Kapitaen!

(sottotitolato)

Si, signor capitano!

Quello toglie la sicura dal mitragliatore e centra quel bidone con due lunghe raffiche. Primo piano del volto soddisfatto dell'ufficiale.

L'UFFICIALE TEDESCO (con sguardo ironico)

Hai ragione!... Tu ora niente figli!

Primo piano del volto affranto della donna. Dissolvenza.

 

SCENA 3 – ESTERNO – GIORNO – MATTINO

Giugno del 1990.
Siamo tornati al mercato delle pulci. Con il gioco delle dissolvenze, dobbiamo ottenere l'istantaneo sdoppiamento del primo piano del volto affranto della giovane donna a Budapest, con il primo piano del volto assente/pensieroso/riflessivo dell'anziana signora al mercato delle pulci. Vediamo che di colpo la sua espressione muta come fosse tornata con la mente nel presente; stringe con forza quel quaderno come volesse stritolarlo.

La giovane esercente si rende conto che solo ora quella donna è tornata alla realtà e le mostra la “famosa” bambola di stoffa (ingiallita dagli anni).

L'ESERCENTE (con tono interrogativo/esclamativo)

Mamma?!?!

ANZIANA SIGNORA (urla sgomenta)

Oddio, Anna!.... Anna figlia mia!

Le donne si abbracciano e si baciano con fare impetuoso - emettono strazianti singhiozzi sotto lo sguardo interrogativo e curioso della gente.

Fine

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