RASSEGNA STAMPA sui CORTOMETRAGGI e sulla Cultura cinematografica di ogni tipo...
IL MESSAGGERO Sabato 30 Dicembre 2006
di GLORIA SATTA
E ALLA fine, travolto dalle polemiche, Nanni Moretti getta la spugna. La sua nomina a direttore del Torino Film Festival era cominciata tra i veleni e tra i veleni si conclude nemmeno quarantott’ore dopo. Attraverso un comunicato inviato alle agenzie di stampa ieri sera, il regista ha rinunciato a guidare la rassegna del capoluogo piemontese. «Troppe beghe, me ne vado», annuncia Nanni «Speriamo che ci ripensi», rilancia il sindaco Chiamparino. «Scelta sensata: è avulso dal Piemonte», esulta la Lega. «E’ stato divorato dagli amici di partito», sentenzia Forza Italia. «Mi spiace per Moretti, che stimo, ma la sua candidatura non era cominciata nella maniera giusta», rincara Gianni Rondolino, fondatore e fino a ieri organizzatore del festival e pronto a farne un altro parallelo e concorrente a quello di Nanni. Come se non bastasse, si erano tirati indietro pure i due vicedirettori uscenti Roberto Turigliatto e Giulia D’Agnolo Villan, chiamati dal regista a collaborare. Il presidente della Piemonte Film Commission, Della Casa, e il direttore del Museo del Cinema Barbera minacciano le dimissioni. Si dispera l’assessore Oliva, mentre la presidente della Regione, Mercedes Bresso, dice: «La rinuncia indica la qualità di Moretti, ma facciamo voti perché si rimangi la decisione».
Ma il regista non torna indietro. Almeno per ora, almeno fino alla prossima puntata di questa telenovela a base di giochi di potere, potentati culturali, rivalità personali, implicazioni anche politiche. A Torino niente più festival “serio e allegro insieme”, dunque, niente più “nuova formula” con annesso potenziamento del cinema italiano, niente più rilancio della storica manifestazione all’ombra della Mole. E meno che mai avrà luogo, nel 2007, quella gara di alto livello tra rassegne cinematografiche che tutti si aspettavano dopo la “discesa in campo” del regista romano. I sogni di Torino, che si era affidata al cineasta-guru nel tentativo di reggere la concorrenza con la Festa di Roma e il grande successo della prima edizione, sono naufragati ieri sera nella dichiarazione polemica, con punte di struggente amarezza, firmata dall’autore di Ecce bombo.
Così termina il comunicato di Moretti che ha deciso di fare dietrofront: «... e quindi, con molto dolore, rinuncio all’incarico e vi lascio ai vostri problemi di metodo, ai contrasti procedurali, ai rancori personali». Sconsolata la reazione del sindaco Chiamparino che aveva speso gli ultimi due giorni a cercare di sanare le polemiche, ricucire le rotture, placare i veleni e ora parla di «baronie culturali che pare impossibile superare e fanno male alla città... Ogni volta che creiamo qualcosa di buono, riusciamo a farci del male da soli». Chissà quanto invidia Roma e la sua Festa del Cinema, che si è consumata in un clima di armonia e collaborazione.
Ma vediamo nel dettaglio le ragioni della marcia indietro: «Pensavo che la mia candidatura», ha spiegato Nanni, «potesse aiutare un festival che ho sempre amato e seguito. Invece, anziché semplificare, la mia presenza ha aggravato la situazione. Si è subito creata un’atmosfera di tensione, polemiche e accuse reciproche». Il regista non esagera: l’annuncio della sua nomina, piovuta giovedì sera a movimentare il mondo
del cinema preoccupato solo degli incassi di Natale, aveva scatenato un terremoto di reazioni.
Al trionfalismo degli enti locali e del Museo del Cinema, aveva fatto riscontro la dichiarazione di guerra dell’Associazione Torino Giovani. «Il festival è mio e me lo tengo», aveva dichiarato il Rondolino minacciando di mettere in piedi, sia pure senza i finanziamenti pubblici dirottati su Moretti, un festival parallelo. Inevitabile poi la ricaduta politica, con l’altolà di Forza Italia e Lega, preoccupate di mettere
in mano a un romano doc che sacrilegio la rassegna torinese. E ora Moretti dice: «Si è parlato di organizzare due festival concorrenti nella stessa città, qualcuno ha accennato a mancanza di etica, si è anche detto che io sarei stato lo strumento dei politici per soffocare l’indipendenza del festival. No, non ci siamo capiti, forse mi avete confuso con qualcun altro...».
Ancora Nanni, ancora amarezza: «Io avrei messo la mia faccia e il mio lavoro per sostenere un festival che seguo con piacere da anni. Avrei voluto fare un festival condiviso da tutti coloro che amano il cinema... purtroppo però c’è come un’ombra che non mi farebbe lavorare con gioia e entusiasmo». Dalla rassegna Capri- Hollywood commenta il maestro Mario Monicelli: «Non dico che Nanni abbia fatto bene o male a gettare la spugna, dico solo che è stato coerente con se stesso: non è un uomo dell’establishment e appena ha avvertito
di essere finito nei giochi del sistema ha deciso di sottrarsi». «Questa vicenda nasce male», conclude Moretti. Impossibile, visto l’epilogo, non dargli ragione.
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http://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/spettacoli_e_cultura
Il regista era stato nominato direttore artistico due giorni fa
e c'erano state polemiche su chi dovesse organizzare la rassegna
Festival di Torino, Moretti rinuncia "Vi lascio ai vostri rancori personali"
Rondolino (Associazione Cinema giovani): "Candidatura nata male"
Chiamparino: "Spero ci ripensi. Bisogna superare certe baronie culturali"
TORINO - Colpo di scena nella querelle sulla direzione del Torino Film Festival. Il regista Nanni Moretti, che due giorni fa aveva accettato l'incarico offerto dagli enti locali e dal Museo Nazionale del Cinema, l'ente organizzatore dell'edizione 2007 in programma nel prossimo novembre, sbatte la porta e se ne va: "Con molto dolore rinuncio all'incarico e vi lascio ai vostri problemi di metodo, ai contrasti procedurali, ai rancori personali", dice in una nota affidata in serata all' Ansa. Un fulmine inaspettato. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, appare amareggiato: "Mi auguro che Moretti ci ripensi. Mi ero impegnato a parlare con tutti e a cercare di creare un clima favorevole". Ma gli attacchi alla candidatura di Moretti da parte di Gianni Rondolino, presidente dell'Associazione Cinema Giovani (che
finora aveva organizzato il Torino Film Festival e che ne detiene il marchio) e le sue minacce di organizzare una rassegna alternativa, sempre a Torino, hanno spinto Moretti a desistere: "Pensavo che la mia candidatura - afferma Moretti - potesse aiutare un festival che ho sempre seguito e amato. Purtroppo, invece di semplificare, la mia presenza ha complicato le cose. Si è creata subito un'atmosfera di tensione, polemiche e accuse reciproche".
"Si è parlato - prosegue - di organizzare due festival concorrenti nella stessa città, qualcuno ha accennato a mancanza di etica, si è anche detto che io sarei stato lo strumento dei politici per soffocare l'indipendenza del festival. No, non ci siamo capiti. Forse mi avete confuso con qualcun altro". Poi conclude: "Avrei voluto fare un festival condiviso da tutti coloro che amano il cinema, purtroppo però questa
vicenda nasce male, c'è come un' ombra che non mi farebbe lavorare con gioia ed entusiasmo". Telegrafico il commento di Rondolino: "Mi spiace molto per Nanni Moretti, persona che stimo da sempre, ma probabilmente la sua candidatura non è nata nella maniera giusta". Il docente torinese di Storia del Cinema si era da subito ribellato al fatto di essere messo da parte dagli enti locali (Regione, Provincia, Comune) finanziatori del Film Festival, aveva tentato una strenua difesa dei due direttori della rassegna, Giulia D' Agnolo Vallan e Roberto Turigliatto, respinto le accuse che il festival necessitasse di un rilancio soprattutto dopo la discesa in campo di Roma con una sua rassegna.
"Il danno che ha fatto al sistema del cinema di Torino è incalcolabile - lo accusa ora Stefano Della Casa, presidente della Film Commission e suo ex discepolo- non vuole un Torino Film Festival libero, ma solo la libertà di fare il c... che gli pare. Ha agitato lo spauracchio dei due festival solo per difendere il suo potere". "Comunque - aggiunge - spero che Moretti di ripensi. Io e Alberto Barbera (direttore del Museo
nazionale del Cinema ed ex direttore del Torino Film Festival, ndr) ci siamo sentiti e siamo pronti a rimettere i nostri mandati".
Anche Chiamparino non risparmia accuse a Rondolino: "Se Moretti non dovesse ripensarci, sarebbe un segnale che dimostra che occorre superare certe baronie culturali torinesi che fanno solo del male alla città". Forse a spingere Moretti alla rinuncia è stata anche la risposta negativa di D'Agnolo Vallan e Turigliatto alla sua offerta di collaborazione. "Lo rigraziamo - dicono i due in una nota - ma gli abbiamo spiegato che non ci è possibile prendere in considerazione la sua offerta in quanto il nuovo festival di cinema torinese nascerebbe ai danni dell'Associazione Cinema Giovani di cui facciamo parte e che, per ventiquattro anni, ha promosso il Torino Film Festival consentendogli di esistere e di svilupparsi come un'esperienza insostituibile e preziosa in Italia e apprezzata internazionalmente proprio per la sua unicità".
Poi spiegano così la loro posizione: "Riteniamo che qualsiasi soluzione ai problemi istituzionali esistenti debba riconoscere anzitutto l'indipendenza del Torino Film Festival e il rispetto del pluralismo culturale".
(29 dicembre 2006)
Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha commentato la presentazione dello schema della riforma dell’editoria che, accompagnato da un dettagliato questionario, e’ stato inviato oggi a tutte le associazioni rappresentative del mondo dell’editoria e alle competenti Commissioni di Camera e Senato
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FESTIVAL CINEMATOGRAFICO TORINO: NANNI MORETTI NUOVO DIRETTORE…
(Agi) - Nanni Moretti e' il nuovo direttore artistico del Festival Cinematografico Torino. Ad annunciarlo oggi, nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Museo Nazionale del Cinema, gli assessori alla cultura della Regione Piemonte, del Comune e della Provincia di Torino. In una dichiarazione fatta pervenire nel capoluogo piemontese in occasione della sua nomina, Nanni Moretti, ha ricordato di aver seguito il Festival di Torino per "molti anni" e "di averlo frequentato in diverse occasioni, sia come giurato che come spettatore". "Il lavoro di ricerca che svolge sul nuovo cinema e la proposta di autori meno convenzionali, ha aggiunto Moretti, e' di grandissima importanza". E' stato per questi motivi, ha riferito ancora Nanni Moretti, "che ho accettato la proposta del Museo del Cinema di assumere la direzione artistica nella speranza di contribuire al suo rafforzamento, che non puo' che partire dal rilancio della sua identita' piu' autentica e dal rinnovo della sua formula, con l'intento di renderla piu' efficace nei confronti dei cambiamenti in atto nell'industria del cinema e nel panorama dei festival". Nanni Moretti si augura per questo che "i due direttori delle ultime edizioni, Giulia D'Agnolo Vallan e Roberto Turigliatto, accettino di condividere con me questo impegno".
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La manifestazione si rifà il look e ingaggia l'autore del "Caimano"
"Ho accettato per rilanciarlo, puntando sul nuovo cinema"
Il Festival di Torino? Il terzo polo -
Nanni Moretti direttore artistico
Spunta un intruso nella competizione accanita tra Roma e Venezia
TORINO - Nella competizione cinematografica tra la Mostra di Venezia e la Festa di Roma, spunta un terzo incomodo: il Festival di Torino. Manifestazione già molto quotata, negli ultimi anni, ma che adesso fa un salto di qualità e punta decisamente in alto. Designando un nome "pesante" come Nanni Moretti come direttore artistico.
Insomma, sotto la Mole, si preannunciano grandi novità: anche perché dal 2007 sarà il Museo nazionale del Cinema, con i finanziamenti degli enti locali, a organizzare la kermesse torinese, che per oltre vent'anni è stata invece gestita dall'Associazione Cinema Giovani.
Moretti ha commentato il suo nuovo incarico attraverso un messaggio di ringraziamento: "Il lavoro di ricerca che il Festival che svolge sul nuovo cinema, e la proposta di autori meno convenzionali, è di grandissima importanza". E' stato per questi motivi, si legge ancora, "che ho accettato la proposta del Museo del Cinema di assumere la direzione artistica nella speranza di contribuire al suo rafforzamento, che non può che partire dal rilancio della sua identità più autentica e dal rinnovo della sua formula, con l'intento di renderla più efficace nei confronti dei cambiamenti in atto nell'industria del cinema e nel panorama dei festival".
Moretti auspica poi di poter condividere l'impegno con i due condirettori delle ultime edizioni, Giulia D'Agnolo Vallan e Roberto Turigliatto, il cui mandato era in scadenza.
Ma è chiaro che la discontinuità, rispetto al passato, è forte: parliamo di uno dei pochi registi italiani conosciuto a livello europeo, Palma d'oro a Cannes per il suo La stanza del figlio. E capace di rendere qualsiasi sua opera un evento, come ha dimostrato, la scorsa primavera, la febbre mediatica che si è scatenata all'uscita del Caimano.
A leggere il messaggio inviato da Moretti, nel corso di una conferenza stampa, è stato il direttore del Museo nazionale del Cinema, Alberto Barbera. Uno che di kermesse da grande schermo se ne intende, visto che ha diretto la Mostra di Venezia. "Entro fine gennaio - ha aggiunto Barbera - potremmo rendere nota la nuova formula del festival e la composizione della squadra organizzativa. Moretti farà concretamente il direttore, affiancato da una squadra competente ed efficace. Il fatto che abbia accettato è avvenuto con la consapevolezza che l'impegno non sarà di un solo anno".
E allora, forse, Roma e Venezia dovranno preoccuparsi anche di questo terzo incomodo. Anche perché tutte e tre le manifestazioni si svolgono nel periodo fine estate autunno: la Mostra lagunare, tra fine agosto e metà settembre; la Festa capitolina, intorno alla metà di ottobre; il festival della Mole, a metà novembre.
27 dicembre 2006 http://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/spettacoli_e_cultura/
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http://www.ilgiornale.it/ Müller: a Roma gli scarti di Venezia e Cannes - di Michele Anselmi -
Poi precisa, ma la replica dalla capitale è durissima: «Un’offesa al cinema e agli autori che hanno scelto di presentare qui le loro opere»
Michele Anselmi da Roma
All'anima del fair-play. Non era scoppiata la pace tra la Lupa e il Leone, tra la Festa di Roma e la Mostra di Venezia? Per la serie: la concorrenza fa bene, faremo sistema, due è meglio di uno, eccetera. Contrordine compagni. Alla vigilia della 63ª edizione della Mostra, il direttore Marco Müller, finora piuttosto felpato sull'argomento, spara a palle incatenate. Intervistato ieri da Teresa Marchesi del Tg3, sostiene che il festival capitolino è fatto, in buona misura, con gli scarti veneziani. Le parole testuali: «La nascita della Festa è molto servita,
perché così non abbiamo litigato con tanti amici. Film che né noi né Cannes avevamo voluto hanno finalmente trovato una destinazione italiana. Così abbiamo evitato l'acrimonia dei rifiutati». Un sarcastico «tiè».
A tamburo battente, neanche un quarto d'ora dopo, la replica della Festa, per bocca dei direttori Giorgio Gosetti e Mario Sesti. «Nel corso dei mesi passati abbiamo avuto sempre parole di riguardo e di rispetto verso la Mostra di Venezia. Così continueremo a fare. Le ultime esternazioni di Müller, che definisce scarti di Venezia e di Cannes i film presenti a Roma, sono un'incredibile offesa al cinema e agli
straordinari autori che hanno deciso di essere alla Festa con le loro opere». Infine: «Venezia, lo ripetiamo, non deve temere Roma, ma solo gli errori che essa stessa può compiere per alterigia e volontà di isolamento». Controreplica serale veneziana: «Mai usata la parola “scarti”, che suona dispregiativa».
Dunque, la guerra dei festival non è più «fredda».
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MORETTI NOMINATO DIRETTORE E SUBITO VOLANO GLI STRACCI
IL BLITZ DI BARBERA E DELLA CASA COL CONSENSO DI SPONSOR E POLITICA
FURIOSO IL PRESIDENTE RONDOLINO: NON MOLLO, NANNI È IL NOSTRO CONTRARIO
Troppe sezioni, film di qualità spesso mediocre, difesa nostalgica di un’idea sorpassata di cinema d’autore, retrospettive curiose ma che girano sempre intorno agli stessi nomi (Robert Aldrich, Walter Hill…), concorsi senza nerbo, poco smalto mediatico, isolamento progressivo. Sono questi, sostanzialmente, i “capi d’accusa” nei confronti del Torino Film Festival gestione Giulia D’Agnolo Vallan & Roberto Turigliatto. I due critici, benché cercati ieri al telefono da Nanni Moretti in segno di pace, non si sono fatti trovare: e si può
capirli. Perché mai dovrebbero collaborare con il mega-direttore che li ha fatti fuori alla vigilia di Natale?
E intanto quel cattivello di Stefano Della Casa, capo della Film Commission torinese ed ex direttore del festival, nonché gran alleato di Alberto Barbera nell’operazione che ha fatto fuori il presidente Gianni Rondolino, ironizza sul clima che s’era venuto a creare. “Ormai non lo chiamavamo più Torino Film Festival ma Tonino Film Festival, con la enne: perché ad ogni edizione non mancava mai un film di Tonino De Bernardi” (cineasta sofisticato, poetizzante e ultraindipendente caro al gruppo del “manifesto”).
Intanto, mentre Gianni Rondolino annuncia che andrà avanti comunque, a costo di far durare il suo festival, “the original”, solo un giorno, si registra un piccolo ma significativo fatto burocratico: da domani scadono tutti i contratti dei collaboratori della rassegna. Con chi lo farà mai ‘sto festival della riscossa?
BLITZ AL FESTIVAL DI TORINO: MORETTI DIRETTORE…
Michele Anselmi per “Il Giornale”
Piaccia o no, la Festa di Roma ha cambiato le regole del gioco, costringendo i concorrenti a meglio attrezzarsi per non soccombere. Così se Venezia stringe i tempi per il nuovo Palazzo del cinema, Torino licenzia i direttori del suo festival. Via dunque la coppia Giulia D'Agnolo Vallan & Roberto Turigliatto: al loro posto arriva, in veste di direttore artistico - quindi di sovrano assoluto, benché illuminato - niente
meno che Nanni Moretti. Sì, l'icona della sinistra cinematografica, l'artista dalle mille risorse, il regista che s'è incarnato, per sfotterlo, nel Caimano. Una notizia-bomba, che il cineasta ha celato perfino agli amici più stretti. Solo ieri mattina, a poche ore dalla conferenza stampa tenuta sotto la Mole dall'artefice dell'operazione, Alberto Barbera, ex direttore di Torino e Venezia nonché attuale direttore del Museo del
cinema, la voce ha preso a diffondersi.
Il ribaltone, se così vogliamo chiamarlo, si propone di rilanciare il marchio torinese, in ribasso dopo l'ultima edizione, inalberando un vessillo glorioso. Da sempre amico della rassegna, sin da quando si chiama «Torino Cinema Giovani», l'autore di “Caro diario” ha tuttavia temporeggiato prima di cedere: solo sabato 23, dopo la clamorosa rottura consumatasi all'interno dell'associazione che gestisce il festival, è arrivato il suo sì. E a quel punto per il presidente Gianni Rondolino, accusato da Barbera di comportarsi in modo «intransigente e irresponsabile», c'è rimasto poco da fare. Su quel nome Comune, Provincia e Regione, ministero ai Beni culturali e Fondazioni bancarie hanno subito raggiunto l'accordo, sicché il nuovo festival, che avrà una diversa denominazione, potrà contare sui 2 milioni e 200mila euro che andavano al vecchio. Assente ieri a Torino, Moretti comunica quanto segue: «Ho accettato la proposta del Museo del cinema nella
speranza di contribuire al rafforzamento del festival, che non può che partire dal rilancio della sua identità più autentica e dal rinnovo della sua formula, con l'intento di renderla più efficace nei confronti dei cambiamenti in atto nell'industria del cinema e nel panorama dei festival». La prosa non sarà granché, ma l'intento è chiaro: più grinta e più idee, magari unite a una maggiore attenzione verso il cinema italiano,
per recuperare visibilità e prestigio. Naturalmente Moretti si augura che i due direttori dimissionati «accettino di condividere con me questo impegno». Il che non succederà. A metà gennaio sarà pronto il nuovo organigramma: in prima fila ci sarà la giornalista/saggista Emanuela Martini. Tempestato dalle telefonate, Rondolino, il grande sconfitto, annuncia battaglia. «Noi non molliamo. Siamo già al lavoro per la 25ª edizione, quella del Giubileo, che si svolgerà come previsto dal 24 novembre al 2 dicembre 2007. Il Torino Film Festival è il nostro, lo difenderemo da ogni ingerenza politica. Certo, non sarà semplice racimolare il denaro necessario, ma mi sto già muovendo per finanziamenti privati e sponsor». Pur riconoscendo «l'assurdità della situazione», il professore non ha dubbi: «Moretti è il contrario del
nostro festival. E poi a dirigerlo davvero saranno Barbera e Della Casa. Temono Roma, vogliono il glamour e i film italiani. Ma se Torino diventa una piccola Festa, allora sì che si perde». Barbera non ci sta. «La Festa di Roma esiste, in una posizione imbarazzante per tutti e con un'esposizione mediatica enorme. Rispondere “Roma ci fa un baffo” significa condannare il festival a una marginalità pericolosa. In ogni caso, Moretti non sarà un direttore di bandiera, ma svolgerà a pieno titolo il suo ruolo». Concorda Stefano Della Casa, attuale presidente della locale Film Commission: «La rottura ormai era totale. Da un lato Rondolino e i suoi, per i quali Torino continua ad essere il miglior festival del mondo. Dall'altro chi, come me e tanti altri, ritiene giusto ripensare la formula, puntare su un concorso più qualificato, smetterla coi film di Tonino De Bernardi. Parlare di ingerenza politica non ha senso». Ergo: non si poteva far altro che intervenire. «Mi dispiace per Rondolino», ironizza Della Casa parafrasando il generale Diaz, «ma le sue truppe risalgono senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza».
E Roma come reagisce? Sono quasi tutti in ferie. Solo Giorgio Gosetti, direttore generale della Festa, commenta la rivoluzione torinese, ben sapendo che Moretti non vede con simpatia la kermesse veltroniana. Anzi. «Lo capisco. La sua proposta culturale ha un altro Dna. E poi sappiamo tutti che Nanni poco ama condividere progetti ai quali non partecipa sin dall'inizio. Però io dico: Evviva!. Un direttore forte a
Torino sarà uno stimolo anche per noi, la polarizzazione delle date alla fine gioverà. Se poi ci si litiga qualche film, pazienza». Pare facile...
MORETTI: "IL MIO FESTIVAL SARÀ SERIO MA ALLEGRO"…
Fulvia Caprara per “La Stampa”
Vorrei un festival serio e allegro». E’ la sera della grande notizia e al Nuovo Sacher si respira aria d’ attesa. Nanni Moretti è appena diventato direttore del Torino Film Festival, ha rilasciato una dichiarazione succinta e il pubblico vorrebbe saperne di più, ma ieri, nonostante il clamore del nuovo incarico, il regista aveva un impegno da rispettare. Alla fine dello spettacolo delle 21 di «Ecce bombo», Moretti deve essere in scena per recitare il monologo «Caro diario», appuntamento seguitissimo, in programma fino al 4 gennaio per
la gioia dei numerosi fan.
Moretti, che sorpresa. Che cosa le ha fatto accettare l’incarico a Torino?
«Non potevo dire di no ad Alberto Barbera, una delle persone che stimo di più nell’ambiente del cinema. Non farò tutto io e non metterò solo la mia faccia, ma lavorerò con persone che hanno più esperienza di me. Tengo molto alla collaborazione con i direttori uscenti Giulia D’Agnolo Vallan e Roberto Turigliatto, sono davvero bravi e vorrei che restassero. Oggi li ho cercati ma non li ho ancora trovati, spero di sentirli nei prossimi giorni».
Come sarà il festival di Moretti?
«Sono legato da sempre a questo festival. Lo vorrei rilanciare mantenendo le sue caratteristiche, diminuendo però le sezioni e potenziando il rapporto con il cinema italiano. Mi piacerebbe che insieme al festival nascesse un laboratorio di progetti. Al di là dei film presentati vorrei che fosse una rassegna portatrice di nuove idee da sostenere. Ma soprattutto vorrei un festival insieme serio e allegro, dove l’atmosfera sia di persone che fanno bene il loro lavoro e sono a loro agio insieme, un festival di ricerca e non convenzionale».
Cosa chiede a un Festival da spettatore?
«La cosa più bella è quando si fanno delle scoperte, come mi è accaduto a Venezia nel 1992 quando ho visto per la prima volta “Heimat” e poi a Locarno quando ho incontrato come persona e come regista Kiarostami»
E da regista?
«Non faccio altro che lavorare al mio film. Ma la cosa più salutare è che ai festival si ha una bella ridimensionata dell’ego, ogni tanto fa bene. Io per esempio sono andato tante volte a Cannes...»
Tradisce la sua città per Torino. E’ una polemica con la Festa di Roma?
«La Festa di Roma è andata bene e non potrà che andare meglio nella seconda edizione. Anche perché hanno a disposizione un posto bellissimo come l’Auditorium. L’unica cosa che ho chiesto è che mi siano risparmiate quelle riunioni tra festival in cui si dice che tutto è risolto perche sono state spostate di cinque giorni le date di inizio. Le trovo, per usare un eufemismo molto gentile, superflue. Comunque Torino arriva per terzo sia cronologicamente che come budget, ma deve pensare a sfruttare a pieno le proprie potenzialità».
Il suo nome aiuterà Torino non poco.
«Se il mio nome e il mio impegno possono attirare qualche buon film va bene, ma non lavoro pensando agli altri festival. Fin dall’inizio ho avuto un forte legame con questa rassegna perché era molto puntata sugli Anni Sessanta e come autore e spettatore sono molto legato al “free cinema inglese” e alla Nouvelle Vague e poi mi piaceva che fosse un festival con un forte rapporto con la città, quel gironzolare di gente in una manciata di metri».
Torino è una città a forte tradizione cinematografica.
«Torino non è solo il festival ma anche il museo e una Film Commission che funziona fin troppo bene, ormai tutti i film si girano lì. Con le Olimpiadi invernali mi sembra che ci sia stato uno scatto d’orgoglio, ricordo che in quel periodo sentivo molte persone sorprese del risveglio della città: questa sensazione è rimasta».
Come concilierà questo lavoro con l’impegno di regista?
«Prima reciterò nel film di Grimaldi tratto da “Caos calmo” ma ho già iniziato a scrivere una sceneggiatura. Vorrei girare nel 2008 per uscire nel 2009».
Sarà severo nelle scelte dei film?
«Non credo: non mi piace un solo tipo di film, sono abbastanza vario. Vorrei solo evitare l’accumulo eccessivo di proposte che invece di essere ricchezza diventano dispersione».
E con le giurie come sarà?
«Una volta fatte le scelte e stabilite le regole, la giuria è superautonoma. Sono stato giurato in vari festival e non ho mai ricevuto pressioni di nessun tipo: una volta che il direttore sceglie la giuria non ci sono problemi».
Come la mettiamo con gli enti locali che chiedono più glamour?
«Se volevano più glamour dovevano chiamare qualcun altro...»
Dagospia 28 Dicembre 2006
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UN TELE-CORALLO PER DINO 90
Si intitola ''Una bella vacanza - Buon compleanno Dino Risi '', il documentario di Fabrizio Corallo per la regia di Francesca Molteni in onda nel giorno in cui il maestro della commedia compie 90 anni, sabato 23 dicembre alle 23.25 su Raitre e replicato lunedì 25 dicembre alle 19.50 da RaiSatCinema. Il regista di ''Poveri ma belli'', ''Il sorpasso'', ''Una vita difficile'', ''I mostri'', ''Profumo di donna'' e di tanti indimenticabili ritratti dell'Italia dal dopoguerra a oggi rievoca tra aneddoti e curiosita’ la stagione piu' feconda del nostro cinema e 60 anni di storia del costume accanto a numerose testimonianze di colleghi di lavoro e di critici, brani di film e filmati d’epoca
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VOLEVO MORIRE NEL 2000 A WATERLOO…
Intervista a Dino Risi di Marco Giusti per “il manifesto”
Il 23 dicembre prossimo Dino Risi, classe 1916, compirà 90 anni. Forse non c’è niente da festeggiare, come dice lo stesso regista, ma il fatto che sia lui sia Mario Monicelli, che va verso i 92, siano ancora così vitali e i loro film così amati dal pubblico ci dimostra quanto quel cinema ci abbia insegnato e quanto ancora ne vorremmo sapere della loro esperienza. I 61 film di Risi e i 65 di Monicelli sono la prova che in Italia non solo è esistito un grande cinema popolare, fatto di grandi attori, grandi sceneggiatori e grandi registi, ma che questo cinema riusciva a raccontare la realtà del paese e a comunicare con il suo pubblico. Da molti anni Risi vive solo (“Non riesco a vivere con nessuna donna”), i suoi grandi amici lo hanno lasciato, ma il suo sguardo sull’Italia e sugli italiani non ha perso nulla del consueto affettuoso cinismo.
Qualcuno dei suoi amici di un tempo, Tognazzi, Gassman, la viene mai a trovare quando sogna?
Vittorio Gassman lo sogno. Spesso. La cosa strana è che è antipatico come le prime volte che lo incontrai. Poi fra noi nacque fu una grande amicizia.
Come vede i suoi 90 anni?
Pensavo di morire nel 2000. Avevo anche detto che mi sarebbe piaciuto morire a Waterloo solo per veder scritto sulla mia lapide “Dino Risi, nato a Milano, morto a Waterloo”. C’ero pure stato a Waterloo, in Belgio. Era un posto bruttissimo.
A proposito di Napoleone, ha visto “N – Io e Napoleone”, il film di Paolo Virzì?
No. Ma Virzì mi è molto simpatico. Avevo letto il libro da cui è tratto il film e mi era piaciuto a metà. Anche io, una decina d’anni fa, volevo fare un film su Napoleone e avevo scritto con Bernardino Zapponi una bella sceneggiatura. Era costruita sugli ultimi tre anni di Napoleone a Sant’Elena. Il nostro era un Napoleone in pantofole, che si svegliava la mattina alle cinque e gettava i sassi contro le finestre dei suoi generali perché doveva dettare le sue memorie.
Rileggendo la sua filmografia, pensa che i suoi film migliori sono sempre quelli o ci sono delle sorprese?
Ci metterei anche certi miei piccoli film, che trovo belli. “Un amore a Roma” con Mylène Demongeot è uno dei miei preferiti. “Il giovedì” con Walter Chiari è un bel film. E anche “L’ombrellone” con Enrico Maria Salerno, Sandra Milo e Lelio Luttazzi. E “Anima persa”, che ho rivisto pochi giorni fa a Stresa. In genere io li facevo bene i film, anche quando non mi importava niente del film che stavo facendo. I migliori, comunque, rimangono “Una vita difficile”, “I mostri”, “Il sorpasso” e anche “Profumo di donna”, che ha avuto più successo di tutti.
Tra i suoi film meno noti da rivalutare metterei anche i film politici come “Mordi e fuggi” con Oliver Reed e Marcello Mastroianni e “In nome del popolo italiano”...
Sì, “Mordi e fuggi” è un film molto bello che non si vede da anni. “In nome del popolo italiano” ha preceduto in qualche modo Tangentopoli.
Quali sono i film che non ha fatto e le sarebbe piaciuto fare?
A me sarebbe piaciuto fare i film degli altri. Dico sempre così. Tutti i grandi film dei grandi registi, da Billy Wilder a Federico Fellini. Ma, in generale, io ero contento quando un film non si faceva. L’idea di alzarmi presto la mattina per andare a girare era una tortura. Io mettevo la sveglia alle cinque anche quando dovevo svegliarmi alle otto. Così, mi dicevo, posso dormire altre tre ore. Solo per il piacere di dormire. E poi detesto l’operazione del vestirsi. Tuttora. Sono novant’anni che faccio questo lavoro. Penso che si dovrebbe dormire vestiti.
Quali erano i film degli altri registi che le piacevano di più?
Sono troppi... Pensi solo ai film francesi degli anni ’30. Lì ho preso una serie di colpi, di bastonate, di invidie, quando dici: Che bello! Io un film così non lo farò mai. C’è stato un periodo negli anni ’30, i Carnè, i Renoir, anche i Duvivier...
E i registi francesi più giovani, come Truffaut, le piacevano?
Truffaut non mi è mai piaciuto molto. Bravo, sì. Ha fatto due o tre film bellissimi, ma poi è diventato troppo bravo e quando uno è troppo bravo alla fine non fa più dei bei film.
E dei suoi colleghi del tempo cosa pensava. Le piacevano, ad esempio, i film di Monicelli?
Di Monicelli mi piace il modo di girare senza far capire che sta facendo un film. Come faceva Chaplin, che metteva la macchina ferma e girava un film. Monicelli fa pochissimi primi piani, per esempio. E’ un modo di raccontare molto bello. E’ come se non si vedesse la macchina da presa, Senza girare attorno ai personaggi, fare acrobazie col dolly, come faceva Giuseppe De Santis. Anche io, giro il necessario. Noi abbiamo già in testa il montaggio. Questo è il segreto.
Anche Steno era un po’ così...
Beh, magari Steno andava un po’ troppo di corsa. Faceva due o tre film al giorno. E’ un buon esercizio. Alla fine, ti scappa anche un buon film quando fai così. Ma quando penso a certi registi italiani... Ce n’è uno, di cui non faccio il nome, che ha fatto quattro o cinque film di cui uno è un capolavoro… Beh, lui non voleva girare film perché aveva paura di non fare il capolavoro.
Deve essere Gillo Pontecorvo... Aveva paura di sbagliare.
Ma, invece, è bello sbagliare. Se sbagli, la volta dopo sai cosa devi fare.
Ha mai avuto problemi con la censura?
Non ho mai avuto grandi noie. Una volta, per “Le bambole”, ebbi un problema con il mio episodio, “La telefonata” con Virna Lisi e Nino Manfredi. Mi chiamò un pretore. Virna Lisi era terrorizzata. Lei era una ragazza di buona famiglia, cattolica. In quel film Manfredi cerca di scopare la moglie che sta telefonando alla madre e che cosa fa? Come vede che lei sta per attaccare il telefono, lui comincia ad abbassarsi i pantaloni, e lei riprende a parlare con la madre. Ecco, quell’abbassamento di pantaloni aveva indignato un giovane giudice democristiano. Io volevo dirgli: aspetta qualche anno e vedrai cosa ti succede...
Con i critici, dopo cinquant’anni di battaglie, ora ha un buon rapporto. Magari molti di quelli che la attaccavano allora sono anche morti...
Beh, come si dice, anche i critici muoiono... C’è un critico, Paolo Mereghetti, che faceva quelle colonnine di critiche e alla fine scriveva delle battutine, come “meglio un sonno”, che a me due o tre volte ha scritto “c’è di peggio”. Allora, una volta che mi hanno domandato come sono i miei rapporti coi critici, ho detto: Ottimi, leggo persino Mereghetti... ma c’è di meglio.
Certo, c’è stata una lunga guerra tra i critici e la commedia all’italiana…
Quando la sinistra era al potere nel cinema, non potevi far ridere, ma neanche sorridere, era proibito.
E conta ancora essere di sinistra oggi nel cinema?
Oggi sono tutti di sinistra, anche quelli che allora erano tiepidi comunisti. Il comunismo in Italia non ha mai avuto tanta forza come da quando non c’è più. Da quando è scomparso il comunismo e sono tutti comunisti. Anche perché c’è quell’altro...
E cosa pensa di quell’altro...
Berlusconi ha capito gli italiani come pochi. Ha capito che gli italiani sono dei fregnacciari. Sa cosa vogliono e su questo gioca. Il denaro, ad esempio. Oggi è la cosa più importante di tutte. Anche il sesso, viene dopo. Perchè quando hai il denaro compri tutti i tuoi desideri.
Lo ha mai incontrato Berlusconi?
Sì, gli ho anche dato diecimila lire una volta. Eravamo stati invitati a una cena. Eravamo una decina di persone di cinema. Alla fine della cena Confalonieri si è messo al pianoforte e Berlusconi ha cantanto “La vie en rose”. Allora io ho tirato fuori un biglietto da diecimila lire e gli ho detto: “Per l’orchestra”. Lui ha diviso il biglietto in due e ne ha dato metà a Confalonieri.
Cosa pensa di Berlusconi?
Che è un po’ stupido. Ma bisogna essere un po’ stupidi per avere successo e piacere al pubblico.
So che le è piaciuto “Il caimano”, il film di Moretti su Berlusconi.
Mi è piaciuto molto. Sono anche citato due volte nel film.
Così dopo anni ha fatto pace con Moretti...
Moretti si era un po’ incazzato per quella battuta che facevo su di lui come attore, “Nanni, fatti da parte perché voglio vedere il film”. Battuta citatissima. La riportò in prima pagina sul “Corriere della Sera” Francesco Merlo.
Quali giornali legge?
Il “Corriere” e “la Repubblica”.
E tv la vede?
Poco, pochissimo. Vedo qualche dibattito. Mi piace Gad Lerner, anche Giovanni Floris, il giovanottello simpatico di “Ballarò”. Santoro non mi piace. E’ esagerato. Io ho sempre amato la mezza misura. Quelli che esagerano non mi piacciono. Berlusconi almeno fa ridere.
Come vede l’Italia di oggi?
Male. L’Italia di oggi è come quella di prima. Le qualità degli italiani non fanno che scendere. Poi quando si arriva al fondo succede qualcosa e si risale.
Che cosa salva dell’Italia?
Le donne italiane, sono belle. Troppo belle. Passi davanti all’edicola dei giornali e vedi ragazze che una volta non esistevano. Le belle sono diventate bellissime, le brutte sono diventate carine.
C’è qualche attrice che le piace?
Non mi piacciono le attrici, mi piacciono le modelle. Quelle che vedi sui giornali.
Quando sogna, oltre a Gassman, queste ragazze dei giornali la vengono a trovare?
Certo. Ma non sono in fotografia, si muovono. Molto meglio.
Come trova Monica Bellucci.
Bellissima. Ha fatto con me il suo primo film, “Vita coi figli”. La storia di un cinquantenne con cinque figli, Giancarlo Giannini, che prende una sbandata per una ragazza che incontra per caso. Lui è in macchina, lei in motocicletta. Piove. Lui la fa salire sulla macchina. Cominciava così.
Vedo che ha sempre un’ Olivetti, non passa al computer...
Sì, una Olivetti 64 Ufficio. Il computer non lo conosco, non lo so usare. Internet non so cosa sia. Non so neanche usare il videoregistratore.
Dopo aver scritto la sua autobiografia, “I miei mostri”, un paio d’anni fa, so che aveva iniziato un romanzo...
E arrivato a pagina 60 l’ho strappato. Non mi piaceva.
Che storia era?
Era la storia di due vecchi. I vecchi sono cattivi, sono come i bambini, hanno le invidie. E come i bambini vedono i difetti, vedono tutto. I miei due vecchi si incontrano dopo 70 anni, erano stati due compagni di liceo. E al liceo uno dei due era innamorato pazzo di una certa Valentina, al punto che non si era mai sposato perché gli era rimasta questa ragazza in testa. Si incontrano e lui scopre che allora, a scuola, quando lui amava Valentina, lei faceva l’amore in segreto con il suo amico. E allora lui lo uccide.
Pensa che ci sia un film adatto a descrivere l’Italia di adesso?
Avevo una bella sceneggiatura che ho scritto molti anni fa con Age e Scarpelli. Per un film che si sarebbe dovuto chiamare “Papé Satàn”. La storia cominciava col papa che annunciava al mondo che per accordi intervenuti con l’aldilà si potevano finalmente visitare i regni dell’oltretomba. E allora partiva una troupe della Rai e c’è subito una storia, perché il regista incontra all’inferno una ragazza che pensava si fosse uccisa per lui. Poi si scopre che questo aldilà era tutta una baracca messa in piedi dalla Cia, dal Vaticano e dalla Coca Cola.
In questi ultimi anni le hanno offerto di dirigere nuovi film?
Di solito mi chiedono di rifare un film a episodi, come “I mostri”. Ma non ho più tanta voglia di fare film. Per farlo dovrebbe essere davvero una cosa eccezionale. Anche scrivere, mi annoia.
Recentemente è tornata la moda del film ad episodi, come “Manuale d’amore”.
Lo ha visto?
Sì. Carino. Ho trovato molto bello l’episodio di Carlo Verdone. In quel caso, però, sono solo quattro gli episodi. A me piaceva lo spezzatino. “I mostri” sono 21 episodi.
Chi le piace dei nuovi attori italiani?
Ce ne sono tanti. Stefano Accorsi mi piace, Kim Rossi Stuart pure. Anche Raul Bova. Non parliamo poi dei cinquantenni. Toni Servillo nei film di Paolo Sorrentino l’ho trovato formidabile. Anche il vecchio Roberto Herlitzka è un bravo attore, peccato che non si vede spesso. Anche Michele Placido è bravo. Ora sta facendo il film di mio figlio Marco su Provenzano.
E i nuovi film italiani li ha visti?
Poco. Voglio vedere “La sconosciuta”. Tornatore mi piace. Gira in grande, come Sergio Leone. E’ cinema.
Dagospia 22 Dicembre 2006
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I soldi pubblici? Utilizzateli per la formazione degli sceneggiatori, perché senza storie ed emozioni il film non esisterebbe, purtroppo ci sono tantissimi registi che che vogliono esser anche autori , Spielberg si fa scrivere i propri film perché un regista italiano non dovrebbe affidare ad un team di sceneggiatori la propria storia?
Per 15 anni io ho deciso di fare solo lo sceneggiatore, poi - ha detto Fausto Brizzi regista di "Notte prima degli esami" e "Notte prima degli esami oggi" poco fa davanti a Terry Gilliam, Bobby Moresco (Premio Oscar per Crash), Monicelli, Roberto Andò e tantissimi altri relatori del convegno sulle idee e la produzione - ho iniziato far girare la mia sceneggiatura di Notte prima degli esami ma è stata rifiutata da tantissimi produttori, tutti mi dicevano : "ma questo è un film commerciale" e avevano ragione - un film che poi ha incassato 12 milioni di Euro e conquistato tutti i giovani
"Conosco solo 3 registi disposti a mettere anche soldi personali sui propri progetti non vi dico i nomi, ma mi sembra vergognoso che i soldi pubblici siano non altro che lo spostamento di capitali pubblici tra un passacarte istituzionale e chi deve finanziare un film e non ha il coraggio di investire nella cultura, sarebbe a questo punto importante indispensabile investire sulla formazione degli sceneggiatori"
"Io vedo - ha continuato Brizzi -su Sky cose incredibili, serie per la tv che qui nessuno ti farebbe fare, serie dove si può sperimentare, qui nella tv generalista italiana si vedono film anni '50."
da: newslettercnemotore42@gmail.com
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LOS ANGELES Scarlett Johansonn: nessun regista
le propone scene di nudo
L’attrice ha affermato di non avere remore a recitare nuda, basta che si tratti del progetto giusto
Scarlett Johansson vorrebbe spogliarsi in un film, ma nessuno glielo chiede. L’attrice ha affermato di non avere remore a recitare nuda, basta che si tratti del progetto giusto. Il problema è che finora nessun regista le ha mai proposto scene simili.
E addirittura è successo che, mentre posava senza veli per una copertina di «Vanity Fair» con Keira Knightley, gli uomini non sono sembrati interessati a lei. «Sul set del servizio fotografico erano tutti occupati a lavorare. Io ero completamente nuda, e c’era lì uno che stava a guardare nel suo computer», ha affermato l’attrice.
http://www.lastampa.it
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LA VITA DI JAMES BROWN SARA' RACCONTATA DA SPIKE LEE…
(Agi/Reuters) - Un grande regista afroamericano per un grande interprete della cultura afroamericana. Sara' Spike Lee a dirigere il film su James Brown, il 'padrino del soul' morto a 73 anni nel giorno di Natale per le conseguenze di una polmonite. Lo ha rivelato il quotidiano di Hollywood 'Variety', secondo cui del progetto si sta occupando per la Paramount Brian Grazer, premio Oscar per 'A beautiful mind' e produttore dell'ultimo film di Lee, 'Inside man'. I piu' recenti film dedicati a star della musica si sono rivelati dei successi di botteghino e di critica: Jamie Foxx ha conquistato l'Oscar per l'interpretazione di Ray Charles nel film omonimo del 2004, mentre Reese Witherspoon ha ottenuto la statuetta per la parte della moglie del cantante country Johnny Cash in 'Quando l'amore brucia l'anima'. Grazer si e' detto "sorpreso e profondamente addolorato" per la morte del cantante, con il quale lavorava da diverso tempo alla produzione del film e dal quale aveva avuto la liberatoria per utilizzare canzoni come 'I feel good' e 'Sex machine'. "In un certo senso non mi stupisce che sia morto nel giorno di Natale" ha aggiunto Grazer, "e' stato il suo modo di essere uno showman fino alla fine"
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(Agi) - "E' per me un autentico piacere annunciare il ritorno su Canale 5 di un grande classico della tv italiana: il Maurizio Costanzo Show. Dall'11 gennaio e fino a maggio, ogni giovedi' in seconda serata, Maurizio Costanzo si presentera' all'appuntamento con il suo pubblico a grande richiesta". E' quanto ha annunciato Massimo Donelli, direttore di Canale 5, aggiungendo :"E si', perche' sia lui personalmente che noi come rete siamo stati sommersi di e-mail e lettere da parte di telespettatori desiderosi di rivedere il capostipite dei talk-show italiani. A questo proposito, Maurizio sta lavorando con grande cura sui dettagli piu' piccoli per ricreare esattamente lo stile e il sapore che hanno fatto del Teatro Parioli un luogo mitico della tv nazionale. E sta lavorando con l'entusiasmo di un ragazzino, come sempre gli accade quando apre una nuova pagina del suo personalissimo romanzo televisivo".
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Michele Anselmi per “l’Unità”
Beh, questa va proprio raccontata. Tutti, o quasi, saprete chi è Gregory House, lo scorbutico, zoppo, abrasivo, cinico, ma in fondo sentimentale, medico con gli occhi a palla della bella serie tv. Un successo senza precedenti, una moda contagiosa, quasi un gioco di società, bambini e grandi uniti nel culto di quel dottore antipatizzante; tanto che Stefano Disegni, sì il vignettista satirico, ha deciso di parodiarlo dal 3 gennaio su Raitre, a “Tintoria”, nei panni del napoletano “dr Asl”.
PS. La serie tv sul dottor House ha come sottotitolo “Md”, che però non significa “Medical Division”, bensì “medicinae doctor”, ovvero dottore in medicina.
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QUANTO LEGGE RUTELLI…
Francesco Rutelli ha ottenuto 3 milioni dalla Finanziaria per il suo Centro nazionale per il libro, che dovrebbe trasformare l'attuale sonnacchioso Istituto del libro in qualcosa di nuovo. Ma cosa? Nessuno lo sa, nemmeno la direttrice Vitaliana Vitale: per ora si discute se nell'organismo direttivo del Centro debbano entrare o meno gli editori. Poltrone in vista, comunque.
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LA CINA È DOLCINA…
Dopo Prodi, in Cina arrivano Clemente Mastella e il suo Sannio. Gli uomini del leader dell'Udeur sono infatti gli ispiratori di una nuova manovra finanziario-gastronomica 'servita' dalla Regione Campania: 'DolCina', ovvero come lanciare i liquori beneventani a Pechino e dintorni utilizzando ben 500 mila euro di fondi europei. Il dettaglio delle spese sul sito anti-sprechi www.sprofondo rosso.it: 55 mila euro per consulenze, 40 mila per indagini di mercato, 30 mila per interpretariato, 88 mila per partecipazione a fiere, 40 mila per organizzare fiere, 90 mila per la gestione di stand, 30 mila per le spese di viaggio. Inoltre 18 mila vanno per la comunicazione su giornali e tv, 20 mila per promozione attraverso gli stessi media oltre a 44 mila per realizzare non meglio identificati strumenti editoriali. Altri 45 mila sono destinati alla realizzazione di un sito web. Come si dice 'liquori d'oro' in cinese? (M. F.)
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Maurizio Caverzan per “Il Giornale”
Oltre 40 ore di conversazioni con Giulio Andreotti, per molti anni sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Spettacolo, sulla storia del cinema della guerra e del dopoguerra. Aneddoti, rivelazioni inedite e retroscena raccolti da Tatti Sanguineti sull’epoca d’oro del neorealismo, il rapporto con la censura, la rinascita della Mostra di Venezia e di Cinecittà: materiale da montare con documenti, spezzoni di film, testimonianze. A Sanguineti basterebbero sei ore di trasmissione da dividere in altrettante puntate. Ma il direttore di Raitre Paolo Ruffini, sondato anche dall’influente Gaetano Blandini (responsabile della direzione cinema dei Beni culturali), ha respinto l’idea. Vade retro Belzebù.
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"La mia esperienza con Salvatore"
Il regista Gian Paolo Cugno al Tgcom
"Salvatore - Questa è la vita" è stato presentato con successo alla Festa del cinema di Roma. A dirigere la pellicola Gian Paolo Cugno che al Tgcom rivela: "Il film è tratto da una storia realmente accaduta". Nel cast attori del calibro di Enrico Lo Verso, Giancarlo Giannini, Gabriele Lavia e Ernesto Mahieux.
Lei è un regista accreditato nel settore ma ancora agli esordi, come è riuscito a convincere la Disney a finanziare il progetto e ad affidare a lei la regia?
E’ stato Pietro Innocenzi. Ho fatto molti cortometraggi in passato e comunque ero conosciuto nel settore sin da ragazzino poi intorno a 5 anni fa ho iniziato a fare film più importanti. Innocenzi mi propose che se avevo delle belle storie le avrebbe prodotte. Avevo scritto questa storia per me e quando presentai una bozza ad Innocenzi a lui piacque così tanto che mi disse che avrebbe voluto produrre il film.
Riguardo la Sicilia...
Ho voluto caraterizzare la realtà che c’è lì, anche perchè il film è tratto da una storia realmente accaduta 18 anni fa, un ragazzo che ha perso suo padre proprio in quel tragico modo e che nello stesso modo di Salvatore continuò a vivere con la famiglia, coltivando la terra e facendo esattamente quello che si vede nel film. Ci fu anche questo problema da risolvere con la scuola anche se in quel caso intervenne la famiglia stessa. La Sicilia d’estate è bellissima, c’è il mare, ci sono tanti locali ma quando inizia l’Autunno il mondo cambia completamente allora si vede la realtà che rimane bellissima per chi la sa apprezzare.
E’ stato difficile trovare un bambino che interpretasse così bene il ruolo di Salvatore?
Abbiamo fatto dei provini perchè fra i professionisti non lo trovavamo, qualcuno poteva andare bene ma non mi davano quell’idea di Siciliano vero.
C’è molto di Salvatore in Alessandro, quello che fa nel film è tutto vero, le scene in cui piange, le scene in cui intreccia i pomodori...
Volevamo infatti un bambino cosi’. “Questa è la vita” non esiste nel copione. E’ stato lui stesso a dirlo e devo ringraziare la Buena Vista che si è accorta di questa frase dicendo che poteva andare bene come sottotitolo del film.
E’ stato difficile gestire il rapporto con Alessandro?
Il bambino va gestito, va fatto giocare sul set... Specialmente se vuoi uno come Alessandro con il quale ho avuto anche dei problemi durante le riprese. Iniziava a capire che lui era il protagonista e quindi se ne approfittava cosi’ sono stato anche costretto a cacciarlo, naturalmente il produttore era un pò preoccupato che non tornasse piu’, poi in realtà tornava e abbracciava tutti. Insomma, come ho fatto non lo so, è stato faticoso e non credo che sfiderò piu’ il destino in questo modo. Perchè una volta può andar bene, la seconda magari no. C’è stata un pò di incoscienza ma era il bambino che volevamo e abbiamo rischiato. Inoltre quando non prendi un professionista c’è il rischio che tutto venga moscio, che il bambino non rappresenti la sua anima. In questo film il protagonista non doveva essere solo triste, doveva avere il sapore del suo personaggio con tutte le sue contraddizioni e i suoi umori. Non è stato facile. Concludo col dire che ho lavorato con due produttori con cui ho sempre sognato di lavorare. Abbiamo avuto il meglio grazie ai produttori e voglio sottolineare che questo film è il risultato non solo del mio lavoro ma del lavoro di tutti. Affinchè il film stesse in piedi c’è stato bisogno dell’aiuto di tutti per cui ognuno con la sua parte ha dato qualcosa e abbiamo cercato di darne un tono autentico.
http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/
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Visconti inedito su CinecittàNews Paper
Luchino Visconti inedito, le "voci dall'ombra" dal mondo del doppiaggio, una carrellata su Venezia 63 e le anticipazioni sul cinema per i più piccoli da "Alice nella città", la sezione della Festa di Roma dedicata ai ragazzi. Questo e altro è il nuovo numero di CinecittàNews Paper, da oggi disponibile in ogni angolo del Lido.
Il grande regista di Il gattopardo, in occasione del centenario dalla sua nascita, viene celebrato con uno speciale sui suoi progetti mai realizzati, dalla trasposizione di "La montagna incantata" di Thomas Mann a quella di "Save me the Waltz" di Zelda Fitzgerald, all'idea di dirigere un film sul marchese del Grillo, le testimonianze di Enrico Medioli e Giorgio Treves.
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A parlare dell'oscuro mestiere di voci delle star straniere sono Mario Maldesi (direttore di doppiaggio di registi come Kubrick, Fellini e Antonioni), Carlo Cosolo (adattatore e direttore di doppiaggio), Chiara Colizzi (voce di Nicole Kidman, Kate Winslet e Uma Thurman) e Fabio Boccanera (doppiatore di Johnny Depp, Colin Farrell e Clive Owen). Nel prossimo numero (il 4 del 2006), la parola passerà a Claudio Sorrentino, Francesco Pannofino, Roberto Chevalier, Claudia Catani e Massimo Popolizio. Da non perdere anche le anticipazioni sui nuovi film di Asterix in arrivo dalla Francia, e dei 4 titoli "romani" Akeelah and the bee, Vitus, Les aiguilles rouges e Rosso come il cielo. Nello spazio dedicato alle Film Commission è di scena l'Emilia Romagna, che ha ospitato le riprese di All'amore assente di Andrea Adriatico. "Last but not least" il consueto spazio dedicato alla Mostra del Cinema, con un assaggio di tutti i titoli italiani.
[di Mi. Gre.] http://news.cinecitta.com
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IL MESSAGGERO Giovedì 28 Dicembre 2006
di ELENA PANARELLA
Scuole come set cinematografici. Studenti come attori e registi. Non si tratta di cinema-verità, ma di episodi, soprattutto di malcostume, immortalati da videofonini, ben lontani dalle commedie cult come i film di “Pierino” alias Alvaro Vitali.
Ancora una volta minori e internet sono i protagonisti di episodi, «solo per gioco», in alcuni istituti romani. E allora eccoli questi filmati
online tanto in voga: c’è chi organizza una coreografia, sul modello di quelle dei tifosi allo stadio, per prendere in giro il professore di turno.
Chi si scontra e si sfida nei bagni, armato di scope, quelle utilizzate dalle bidelle per le pulizie. O ancora quelli che si fanno aiutare dal professore a recuperare, con la stampella di una ragazza, una coppa posizionata per scherzo sul davanzale dell’ aula.
«In questi casi forse sarebbe appropriato utilizzare l’ironia - spiega Giorgio Rembado, presidente nazionale dell’Anp (Associazione dirigenti ed alte professionalità della scuola, nota anche come associazione nazionale presidi) - perché si tratta di satira, che nelle scuole si è sempre fatta.
Chiaramente oggi con l’era dei telefonini e di internet tutto viene amplificato. Ben altra cosa sono stati chiaramente i filmati che ritraevano
aggressioni a disabili, quelli si che sono da condannare».
Ogni immagine è filmata rigorosamente con il telefonino di ultima generazione e «caricato» sui vari siti internet dedicati ai video amatoriali.
Quella che sta lentamente diventato una vera e propria moda, ha iniziato a prendere piede anche nelle scuole della capitale. Qui, gli studenti, sull’onda anche delle notizie di casi più gravi (in primis quello del ragazzo down malmenato dai compagni), hanno iniziato ad usare i loro cellulari per immortalare scherzi oppure passatempi, più o meno innocui.
Alcuni studenti di un liceo, ad esempio, hanno inscenato una «guerra» tra alunni di un terzo e di una primo nei bagni dei ragazzi. Chi ha postato il video su internet, ha poi commentato: «L’istruzione italiana è sana e ben costituita, ecco quello che succede quando una bidella lascia il carrello scoperto e due classi si trovano sullo stesso piano». Le botte, in questo caso, erano finte, e vengono interrotte dal professore che invita gli studenti a tornare in classe.
«Si tratta di filmati scherzosi che camminano sulla scia di quelli più gravi di questi ultimi mesi - spiega Stefano Vitale dell’Uds (Unione degli
studenti) - ma in questo caso si tratta di semplici parodie. Bisogna però sottolineare il fatto che queste cose non accadono solo nelle scuole ma soprattutto nella vita di tutti i giorni. I tempi sono cambiati e per i ragazzi è diventato tutto più semplice anche trasportare un filmato da un telefonino a internet».
In un altro video, intitolato «Lotte scolastiche», vengono presentati due studenti che fanno a botte in un laboratorio informatico. L’autore del filmato, accompagnato dalla musica di Caparezza, firma la sua opera con poche parole: «Registrato da me, ragazzi incitati da me, video montato da me». Nello stesso istante i compagni filmano il back-stage, «ancora più fico», ai lati dell’aula.
In un’altra classe, anche questa di una scuola non definita, ma comunque romana, un gruppo di studenti prende, durante una lezione di filosofia, la stampella di una ragazza, per recuperare una coppa posizionata su un davanzale. In questo caso si fanno aiutare dal professore di filosofia, ignaro della “ripresa”. Gli studenti di un istituto tecnico hanno accolto il loro professore con una coreografia simile a quelle usate negli stadi dalle tifoserie: urla, cartelli («ciccio con te» e «provolone»), mentre l’ insegnante si limita a sorridere. Ma c’è anche chi usa il videofonino per raccontare una protesta: è il caso di alcuni studenti ripresi da una compagna mentre occupano la strada, nonostante l’arrivo dei vigili urbani. «C’è poco da fare - spiegano Francesco e Federico, due studenti -. La rete è un luogo libero dove chiunque può fare quello che vuole sempre rimanendo nel lecito chiaramente». Così, mentre ancora non si spegne l’eco delle polemiche generate dal video di sevizie a un disabile prima, e dalle esternazioni del ministro Fioroni poi, ecco che internet torna a colpire.
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IL MESSAGGERO Giovedì 28 Dicembre 2006
di PAOLA PISA
Ciak, si gioca. Si giocherà fino a Capodanno e dopo: citando Marlon Brando e Merle Oberon, William Holden e Russel Crowe. Non ignorando Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Totò, La corazzata Potiomkin, Woody e Ingmar Bergman. Si fanno partitone al Caffè Fandango e alla Libreria del cinema, si corre a comprarlo nella sua sede ideale: la Casa del cinema. Tra giovanissimi e meno. Tra gente dello spettacolo, attori, registi, sceneggiatori, costumisti, espertissimi è tutta una diatriba con carte e pedine, con dadi, titoli e casting. Ma si getta nella competizione anche chi con il grande schermo ha a che fare solo nelle vesti di spettatore saltuario. Il gioco di fine anno, nuovo di zecca, è Star, ideato da Luisa Manenti che vive a Los Angeles tra i divi di Hollywood e l’ha messo a punto con i figli, e lanciato da Giovanna Viganò che sta da queste parti e l’ha sfornato solo da qualche giorno.
Star, è appena uscito e già è quasi pronto un torneo. Tutto su Kubrik? A memoria la vita di Sofia Loren? Il Morandini e il Mereghetti come libri da comodino? Ieri e l’altro ieri sera, ai tavolini del Caffè Fandango le partite sono durate un pezzo, anche perché nessuno era ancora espertissimo e c’era chi guidava i partecipanti verso le soluzioni più a portata di mano. Chi conosce il cinema come le sue tasche è favorito.
A giocare le prime c’erano Marco, Francesca e Matra Giovannini figli e nipote del commediografo Sandro Giovannini, che si sono battuti contro la regista Ivana Massetti e suo marito John che insegna all’ Actor’s studio di New York. La battaglia al loro tavolo è stata ad alto livello ma c’è pure chi si è sfidato a “colpi” Bianca e Bernie o Poveri ma belli.
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IL MESSAGGERO Venerdì 29 Dicembre 2006
Vernissage a ritmo di jazz per l’inaugurazione del cine club music live di Laura Marinelli, Mr.Godot. Sfida nella notte a colpi di accordi e melodie sul palco del locale in Prati aperta dal jazz del regista Stefano Reali che suonerà anche a Capodanno. Applausi di Nicolas Vaporidis, Nino Frassica, Alessandro Haber, Violante Placido e Blas Roca Rey, dei registi Pier Francesco Lazzotti, Lucio Gaudino, Giancarlo Scarchilli e Rosario Errico e del produttore Daniele Di Lorenzo. In un ambiente jazz non poteva poi mancare Lino Patruno che
ha commentato le esibizioni di Reali - ma anche quelle canore di Francesca Alotta e dell'attrice Antonella Ponziani - assieme a Vera Gemma, Max Parodi e al principe Guglielmo Giovanelli Marconi.
Lu.Qua.
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LOS ANGELES - Se non è panico fra le major del cinema e della musica poco ci manca: un hacker ha annunciato di aver craccato il codice che serve per proteggere i nuovi dvd ad alta definizione dalla pirateria. In queste ore le società dietro il sistema di protezione
per i dvd ad alta definizione si stanno affrettando a verificare l'annuncio di muslix64, questo il suo nickname, che ha comunicato il suo successo attraverso il forum Doom9. A sentire muslix64, il motivo scatenante del suo operato è praticamente lo stesso di quello
che quattro anni fa spinse una altro cracker passato alla storia, il giovane norvegese Dvd Jon, a bypassare il Css dei dvd: l'impossibilità di vedere un film regolarmente acquistato con la propria apparecchiatura. Linux nel caso di Dvd Jon e un monitor HD senza sistema
DCP per muslix64. La differenza tra i due è la velocità: in pratica i dvd ad alta definizione stanno uscendo sul mercato ora, mentre i film in dvd erano sul mercato italiano già dal 1998. "Penso che chiunque al suo posto avrebbe fatto una cosa del genere". "Ma quando la smetteranno di imporre dispositivi per limitare l'utilizzo di film e quant'altro comprato onestamente dagli utenti?", sono i commenti che rimbalzano nei forum. Non contento di pubblicare i dettagli della sua impresa, il nostro ha diffuso attraverso YouTube il video che dimostra come è riuscito a sbloccare il codice criptato, conosciuto come Advanced access content system, che previene la possibilità di fare copie illegali restringendo i dispositivi su cui i dischi girano. In pratica muslix64, sarebbe riuscito a riversare il contenuto dei nuovi supporti sul disco fisso, per poi vederli con qualsiasi player compatibile con gli HdDvd. Il sistema Aacs è stato sviluppato da diverse società, come Walt Disney, Intel, Microsoft, Toshiba e Sony per proteggere i formati ad alta definizione, compreso l'Hd-dvd di Toshiba e il Blu-ray di Sony. Muslix64, almeno secondo il video, mostra come copiare diversi film, compresi "Full Metal Jacket" della Warner Bros e "Van Helsing" di Universal Studios su un blog e su un sito di video-sharing. L'hacker ha promesso anche di pubblicare ulteriori codici il prossimo 2 gennaio per permettere agli utenti di copiare una più ampia serie di titoli. Un portavoce di una delle società di Aacs, che ha chiesto di non identificare l'azienda, ha detto che il gruppo è consapevole di ciò e che sta indagando, senza fornire ulteriori dettagli. La vulnerabilità potrebbe rappresentare una minaccia per le case cinematografiche che cercano modi per aumentare le entrate. Nel 2005, le vendite di dvd negli Usa hanno portato circa 24 miliardi di dollari nelle casse dell'industria cinematografica. "Certo, mi viene da ridere - afferma l'utente di un forum - quando sulle riviste 'specializzate' e nelle conferenze vengono tanto decantati questi sistemi 'inviolabili'".
(29 dicembre 2006)
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - "Entro la fine della legislatura, nel 2011, la banda larga avra' una diffusione da servizio universale, senza piu' aree scoperte. So bene che questa, insieme alla digitalizzazione della tv, e' una delle due grandi sfide del Governo per la modernizzazione del Paese". Cosi' il ministro Paolo Gentiloni, in un'intervista a Il Sole 24 Ore, commenta l'accordo raggiunto con il ministero della difesa sulle frequenze per il wi-max, una sorta di wi-fi, cioe' di internet senza fili, ma molto piu' potente. "Abbiamo sbloccato le prime frequenze radio per il wi-max, ed e' gia' un passo importante. Al tempo stesso lavoriamo per ridurre il divario digitale nelle aree meridionali.
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http://redazione.romaone.it/
La Finanziaria accontenta i giovani musicistiUna norma che esenta i non professionisti dal versare i contributi all'Enpals, l'ente previdenziale dei lavoratori dello spettacolo, fino a cinquemila euro. In vigore dal 1 gennaio 2007Roma, 27 dicembre 2006 - Una norma a vantaggio dei musicisti non professionisti: questo lo splendido regalo, atteso e cercato da anni, che chitarristi, batteristi & Co. Hanno trovato sotto l'albero, anzi, meglio, nel testo della Finanziaria 2007.
A partire dal 1 gennaio, infatti, secondo la nuova norma, i 'dilettanti' saranno esentati dall'Enpals (ente nazionale di previdenza per i lavoratori dello spettacolo) fino a cinquemila euro annui. Quindi i musicisti più giovani (fino a 18 anni) che versano contributi ad altri enti in quanto lavoratori, non saranno più obbligati ad esibirsi con l'agibilità Enpals.
La proposta è stata pensata per rilanciare i live e incentivare la creatività giovanile. Fra i promotori il Mei di Faenza nella persone di Giordano Sangiorgi, ma vanno elencati anche il Progetto Musica della Città di Torino, che è stato il primo ufficio pubblico in Italia a interessarsi del problema, e il Tribunale di Trento, che ha emesso sentenze favorevoli ai musicisti in questo settore.
Grande impegno anche da parte dei senatori Carlo Perrin e Helga Thaler Ausserhofer, Walter Aschgfäller dell'associazione Liederszene Südtirol, Roberto Placido della Regione Piemonte, l'Arci.
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Verdone, i suoi colori e la Roma che non c'è più...Il dvd di Bianco Rosso e Verdone, arricchito da un filmato in cui il regista parla della genesi dei suoi personaggi, è l'occasione per una parentesi sulla commedia "ho tanta voglia di far ridere" e su una Roma dove "non sai chi ti ha bruciato il motorino..."
di Rocco Giurato
"Mi ricordo che a casa di Sergio Leone c'erano Alberto Sordi, Monica Vitti e Paolo Roberto Falcao... A dire il vero la presenza di Falcao non l'ho mai ben capita..." così, in modo scoppiettante Carlo Verdone presenta l'uscita in dvd della sua opera cult, 'Bianco, Rosso e
Verdone'."Leone dopo il montaggio era ancora incerto e organizzò quella proiezione per fare un test - racconta divertito Verdone - alla fine del film Sordi si alzò e mi disse, 'fatti dare un bacio, sei stato proprio bravo, il logorroico è davvero straordinario'...".
Si riferiva a 'Furio', uno dei tre caratteri (insieme a Mimmo e all'emigrante materano ndr.) che il genio del regista romano tratteggiò nei primi anni di carriera, dopo le prove sperimentali a teatro e soprattutto dopo il film d'esordio: 'Un sacco bello'.
"Questo speciale di 40 minuti nasce proprio dalla voglia di raccontare il dietro le quinte, la scelta dei personaggi, come quando dovetti difendere a spada tratta la scelta di Sora Lella, che Leone non voleva perché secondo lui era un rischio farla lavorare alla sua età;
alla fine era quella che aveva più forza di tutti e ha portato brillantemente a termine il lavoro".
Il racconto di Verdone è pacato e a tratti malinconico: "parliamo di un'epoca lontana, sono passati venticinque anni e quel modo di fare cinema non c'è più, gente come Leone, Marione Brega, la Sora Lella, ma anche una certa Roma, quella trasteverina ad esempio, è scomparsa. Prima andavi ad ispirati al bar, ora non sai chi ti ha bruciato il motorino la sera prima...io comunque sono fortunato, continuo a vivere a Monteverde Vecchio, conosco praticamente tutti, dall'edicolante al 'pizzicarolo', continuo ad usare i loro volti nei miei film". E' ancora la realtà della porta accanto, quindi, che ispira il papà di tanti esilaranti tipi umani: "Il mio sogno è raccontare in un ultimo grande show i nuovi 'mostri' italiani e confesso che ci sto lavorando seriamente, voglio tornare a divertirmi come un tempo, sono anche a buon punto con il produttore, che mi dice di andare avanti. Posso anticipare che forse i vecchi personaggi interagiranno con alcuni nuovi, necessari, nati dalle recenti 'osservazioni', da alcuni egiziani conosciuti per strada, dallo slang di una città multietnica come è diventata Roma, non solo a Piazza Vittorio".
Tanta voglia di commedia quindi, anche se il panorama cinematografico italiano recente parla un linguaggio differente: "I tempi sono duri, certo, ma non per questo si devono fare tutti film che parlano di violenza, morte, solitudine e dolore... Ho visto il film di Inarritu, 'Babel', uno dei più belli e tragici degli ultimi 15 anni, poi ho visto il film del mio amico Tornatore, con una splendida intensa prima ora, certo è che non si possono fare solo film così, la gente ha voglia di ridere, e poi si può ridere seriamente, facendo una satira intelligente con gli obiettivi giusti".
Ad una domanda più precisa il discorso va alla tv, al panorama desolante e alle polemiche dei giorni scorsi sulle imitazioni del Papa: "Non mi fanno ridere, e non perché si tratta del Pontefice, credo semplicemente che ci siano bersagli meno 'facili', tipi umani anche pubblici, da tenere nel mirino proprio in un momento complicato come questo".
http://redazione.romaone.it
Addio a Robert Altman, l'altro volto dell'AmericaIl noto regista è morto all'età di 81 anni. Sempre irriverente, dissacrante, allergico alle dinamiche hollywoodiane e principe della commedia nera, amava il cinema italiano
Robert Altman riceve l'Oscar alla carriera
Altman prova a dirci addio, ma solo per scherzo Roma, 22 novembre 2006 - Lo chiamavano 'l'altro volto dell'America', quello irriverente, dissacrante e geniale, quello che adesso, con la sua morte, è perduto per sempre.
Robert Altman si è spento lunedì, ma la notizia è stata diffusa solo ieri dalla sua compagnia di produzione, la 'Sandcastle 5 Productions'. Aveva 81 anni.
L'ultima apparizione pubblica, almeno in grande stile, era stato quell'Oscar alla carriera conferitogli nel marzo scorso a Los Angeles. L'ultimo film è stato 'Radio America', con una splendida Meryl Streep calata in una storia sul tempo che passa, una rivisitazione
dell'attesa della morte che diventa quasi prefigurativa.
Ma di premi e di film Altman ne ha collezionati tanti nella sua lunga carriera: la Palma d'oro a Cannes con 'Mash' nel 1970, pellicola che lo fece esplodere su scala mondiale, l'Orso d'oro a Berlino sei anni dopo per 'Buffalo Bill e gli indiani: ovvero la lezione di storia di Toro Seduto', il Leone d'oro a Venezia nel 1993 con 'America oggi', ex aequo con Kieslowski.
L'Oscar, fino all'anno scorso, l'aveva sempre sfiorato, ottenendo tante candidature quante ne ebbero Alfred Hitchcok, Martin Scorsese, Clarence Brown e King Vidor.
Tante storie raccontate, tanti generi da esplorare, il documentario degli esordi, poi dal noir al giallo fino alla commedia, tanti temi e ambientazioni: dall'epopea del West al gioco d'azzardo, dalla coralità della musica country alla condizione femminile.
Travolgente la sua passione per il cinema italiano, che omaggia con un indimenticabile duetto comico tra Gassman e Proietti in 'Un matrimonio' e con l'indimenticabile revival dello spogliarello della Loren a Mastrioanni in 'Pret-a-porter'.
Davvero niente male per 'un gentiluomo del sud' originario di Kansas City e laureato in ingegneria che aveva iniziato con le serie televisive, Bonanza e alcuni episodi hitchcockiani, e dieci anni fa subì, in segreto, un trapianto di cuore.
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Fandango porta i documentari in edicola La prima uscita, in programma per il 13 novembre, 'The Corporation' sullo strapotere delle multinazionali, inaugura una collana di 10 titoli, che verranno proposti con periodicità mensile. Procacci: ''Un genere con un pubblico
mediamente molto piu' interessato e motivato di quello dei film"
Dal cinema ai libri, dalla musica alla tv (futuro progetto molto più che graziosa chimera) passando per una scelta, quella di portare il documentario in edicola, che nell'era globalizzata del maxistore specializzato, riporta al bazar di provincia e al chiosco nel centro della Capitale un genere che potenzialmente ha un pubblico enorme. La Fandango di Domenico Procacci è da anni tutto questo e se i critici invidiosi sostengono che al carniere del coraggioso produttore pugliese manca solo la 'Fandacola...', il patron fa bene a parlare di ''paradosso del documentario'': ''Un genere con un pubblico mediamente molto piu' interessato e motivato di quello dei film, che pero' non sa dove recuperare i titoli di suo interesse''.
Da qui l'idea di affacciarsi in edicola, affiancando alla sala un ulteriore canale distributivo. Fra le ragioni strategiche di questa scelta, anche la constatazione della piu' capillare distribuzione, che consentirebbe sul territorio.
La prima uscita, in programma per il 13 novembre con l'acclamato 'The Corporation' sullo strapotere delle multinazionali, inaugura una collana di 10 titoli, che verranno proposti con periodicita' mensile.
''Si parte con una tiratura di 30.000 copie - spiega Fabrizio Grosoli, da anni responsabile dell'area documentari della Fandango -, equivalenti al numero di edicole che verranno raggiunte in tutta Italia''. Fra le prossime uscite, che potrebbero presto aprirsi anche a titoli di altre distribuzioni, i documentari 'Touching the Void', 'Super Size Me' e 'The Take'.
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DIGITALE EXTRATERRENO…
Mariano Sabatini per “Affari Italiani” - RaiDoc e RaiFutura in odor di chiusura… La rima è voluta, perché, se le voci (provenienti da autorevoli ambienti) saranno confermate, una poesiola sbeffeggiante ci sta proprio bene. L’entità degli investimenti erogati per due delle tre reti del digitale terrestre non sarebbero connaturati ai miserevoli risultati d’ascolto. A Doc e Futura - il cui palinsesto viene in gran parte
realizzato da Euroscena (società preferita da Berlusconi per filmati e interviste) – sopravviverà invece RaiUtile.
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GLI AUGURI DEL SORPASSO A DINO RISI CHE COMPIE 90 ANNI
GENOVA 23 DIC. Oggi Dino Risi compie 90 anni. Il “Sorpasso” festeggia il grande regista affidando a DubMaster Spillus la ricostruzione della sua carriera cinematografica, offrendo al pubblico (a partire dalle 18,30 sino a notte fonda) un’ampia selezione delle colonne sonore dei suoi tanti, tantissimi film di successo, le cui immagini scorreranno sui monitor delle sale “Bruno” e “Roberto”: “Pane, amore e...”, “Venezia, la luna e tu”, “Il mattatore”, “Il sorpasso”, “I mostri”, “Nel nome del popolo italiano”, “Sessomatto”, “La stanza del vescovo”, “Scemo di guerra”. Un omaggio davvero sentito quello de “Il Sorpasso”, locale dichiaratamente ispirato alla celebre pellicola girata da Dino Risi nel 1962 ed interpretata dagli indimenticabili Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. Un film che ha segnato e rappresentato un’epoca, giustamente annoverato fra i cult visti e amati da svariate generazioni; un film che ha consacrato Dino Risi maestro della "Commedia all'italiana" (assieme - è doveroso ricordarlo - a Luigi Comencini, Nanni Loy, Mario Monicelli ed Ettore Scola), un genere che ha rappresentato in maniera credibile i molteplici cambiamenti in corso nella società italiana negli ultimi cinquant’anni. Nato a Milano il 23 dicembre 1916, dopo aver conseguito la laurea in medicina si accosta al cinema come assistente di Mario Soldati per Piccolo mondo antico (1940) e poi come aiuto di Lattuada in “Giacomo l'idealista” (1942). In quegli anni collabora anche con Steno e Monicelli alla
stesura di varie sceneggiature. Dopo una serie di cortometraggi si trasferisce a Roma dove realizza, nel 1952, il suo primo lungometraggio – “Vacanze col gangster” - e, nel 1953, “Paradiso per tre ore”, episodio del film “L'amore in città” (gli altri episodi sono firmati da Antonioni, Fellini e Lattuada) in cui esprime per la prima volta le tematiche “di genere” di cui diventerà Maestro: la commedia di costume venata di sottile amarezza. Ispirati allo stesso registro sono, infatti, “Il segno di Venere”, “Pane, amore e...” (entrambi del 1955) e “Poveri ma belli” (1956), il film che segna una svolta non solo nella carriera di Risi, ma anche nell’intero panorama cinematografico italiano dell’epoca, che assiste al passaggio dal neorealismo alla commedia all’italiana. Seguono, fra gli altri, “Il vedovo” (1959) e “Una vita difficile” (1961) entrambi interpretati da Alberto Sordi; “I mostri” (1963) e “In nome del popolo italiano” (1971) con la coppia
Tognazzi-Gassman. Quest’ultimo è protagonista di ben quindici film di Dino Risi, da “Il mattatore” (1960) a “Tolgo il disturbo” (1990). Negli anni Sessanta, Risi si specializza nei film a episodi, raccontando piccole storie della vita italiana spesso interpretate dai maggiori attori italiani fra i quali Monica Vitti e Nino Manfredi; negli anni Settanta dirige - fra gli altri - Sophia Loren e Marcello Mastroianni in “La moglie del prete” e “Primo amore” con Ugo Tognazzi. Fra le ultime prove, “Giovani e belli” (1996) e “Bellissime” (2000), finzione televisiva ispirata al concorso di Miss Italia. Fra i notevoli premi e riconoscimenti, ricordiamo nel 1993 la retrospettiva del festival di Cannes, il Leone d’Oro alla carriera alla LXIX mostra del cinema di Venezia e l’onorificenza di cavaliere di gran croce ricevuta da C. A. Ciampi il 2 giugno del 2004 in occasione delle celebrazioni della festa della repubblica.
23/12/2006
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