RASSEGNA STAMPA sui CORTOMETRAGGI e sulla Cultura cinematografica di ogni tipo...

http://www.lastampa.it - 57° Berlinale:
L'Orso d'oro è stato assegnato nella sezione cortometraggi al il film olandese "Raak" di Hanro Smitsman.
Hanro Smitsman insieme a Manuel Schapira e a Arvin Chen, entrambi vincitori dell'Orso d'argento nella sezione cortometraggi, rispettivamente per il film "Decroche" (Francia) e "Mei" (Usa/Taiwan).
---------------------------------------------

UN'IDEA AMERICANA VENUTA A 2 ITALIANI:
http://www.repubblica.it/ - Produrre un film con 8 euro a testa su internet si può
Due attori lanciano un sito con la prima prevendita su progetto cinematografico. Con una quota irrisoria si può intervenire nelle varie fasi della realizzazione di "The Role Player" - L'idea dei due attori Ettore Belmondo e Bruno Governale un sito con la prima prevendita su progetto cinematografico.
Otto euro, e co-produci un film - Il cinema italiano ci prova sul web - Con una quota irrisoria si partecipa alla realizzazione di "The Role Player" con la possibilità di intervenire direttamente su storia, scene, musiche
di ALESSANDRA VITALI

AVETE mai provato a fare un film, dove per "fare" si intende non solo buttare giù un soggetto ma anche trovare i finanziamenti, un produttore danaroso, una troupe e un cast volenteroso, un distributore coraggioso, un pubblico curioso? Lasciate perdere. Almeno in Italia. Oppure, fatevi venire un'idea geniale. Scrivete una storia, aprite un sito internet, offrite la possibilità di acquistare - a cifre accessibili pure a un bimbo - una quota del progetto e di intervenire sulla realizzazione del film. Ettore Belmondo e Bruno Governale l'hanno fatto. Due attori che sentono l'esigenza di diventare autori - in senso ampio - di cinema inaugurano "la prima prevendita su progetto cinematografico". Per un film che si intitola The Role Player e che aspetta solo di essere realizzato. Otto euro: tanto basta per diventare co-produttori.

"Abbiamo scritto un film, ci siamo chiesti come realizzarlo - spiega Governale - siamo giunti alla conclusione che l'unica è attraverso la Rai, o Mediaset, o i finanziamenti statali. Un ginepraio dal quale non esci. Forse non esce nemmeno il film. Poi, l'idea: internet, le sue capacità di comunicazione e aggregazione". Qualcuno ci ha già pensato, negli Stati Uniti. Ma per partecipare devi sborsare fra i 100 mila e i 700 mila dollari. Qui, bastano otto euro.

"Raggiunto il budget minimo che ci siamo prefissati, 650 mila euro, circa 30 mila adesioni - spiega ancora Governale - entreremo nella fase di preparazione". Senza trascurare che chi ha aderito può intervenire direttamente sulla realizzazione del film, suggerire idee e soluzioni, dire la sua insomma, dalla storia alle scene alle musiche. Per capire di che si parla, sul sito c'è un trailer di un minuto e mezzo, presto diventerà di cinque minuti.

The Role Player è un thriller. Protagonisti, due tenenti dei carabinieri. Uno è un militare vero, l'altro indossa la divisa in una fiction tv. Si conoscono, ma mal si sopportano. Fra loro, legami di sangue, e un passato di segreti ingombranti. E un serial killer. Il soggetto è di Governale e Belmondo, la sceneggiatura di Belmondo, "l'avevo scritta pensando a un tv-movie e la scrittura ne ha un po' risentito perché è difficile far passare cose 'sporche' sul piccolo schermo. Almeno, così ti dicono, poi vanno in onda certe puntate di C.S.I. che se le vede un bambino...".

Bella l'idea, ma resta il problema. "Il cinema italiano è in crisi perché ci siamo venduti il mercato e non abbiamo saputo conquistare altri spazi", si legge sul sito. E Belmondo conferma: "Il nostro cinema ha avuto un percorso involutivo. Difficile trovare chi lo produca, non parliamo della distribuzione. E' l'aspetto più desolante, in Italia non ci sono le quote come in altri Paesi europei, gli indipendenti sono pochi, il circuito è in mano a poche, grosse società e gli esercenti spesso sono costretti ad accettare i famosi 'pacchetti', cioè se vuoi quel certo film, devi prendere uno stock 'vario'".

Nel caso di The Role Player (che "sarà girato davvero, su un vero set, in modo canonico" precisano gli autori), la distribuzione sarà all'inizio per spedizione e in dvd. Poi, spiega Belmondo, "tenteremo di farlo uscire nelle sale, ci piacerebbe dar vita a un caso nazionale, con un film che esce in contemporanea al cinema e in dvd".

La funzione di internet non si esaurisce con il reperimento di "co-produttori". "Quando gireremo - dice Belmondo - ci saranno quattro, cinque webcam che seguiranno la realizzazione del film, dal set alla sala trucco, per aggiornare il sito e tenere tutti al corrente di come sta andando". E quei "tutti" che avranno aderito al progetto, possono stare tranquilli: "Se utilizzeremo i suggerimenti - sottolinea Belmondo - stipuleremo un contratto con chi ce li ha forniti, per tutelarlo. Non vogliamo fare la figura di quelli che rubano le idee...".
(5 febbraio 2007)
------------------- ed ora riprendiamo la notizia con altri dettagli direttamente dal sito http://www.theroleplayer.it/home_ita.asp

MISSION
Il progetto nasce con il preciso scopo di esplorare nuove strade per la produzione cinematografica proponendo un modello di interazione con il futuro spettatore mai utilizzato prima.
Al di là di ogni possibile polemica relativa alla situazione del cinema italiano, crediamo che questo modello potrebbe essere applicato con successo anche in presenza di una industria dell'intrattenimento in ottima salute. L'esperimento si rivolge a due categorie di utenti: da una parte, le persone che pur non nutrendo un particolare interesse nella partecipazione alla crezione di un film, amano il cinema ponendosi verso di esso con un sano atteggiamento critico; dall'altra, le persone che vorrebbero invece tuffarsi senza mezzi termini nel mondo dell'intrattenimento cinematografico nei suoi vari aspetti, dalla scrittura della sceneggiatura alla composizione musicale, dalla recitazione al montaggio, dalla fase di preparazione alla regia.
Avvicinare lo spettatore dotato di senso critico al prodotto finito, coinvolgerlo nel processo creativo, permettergli di esprimere opinioni e suggerimenti mettendo a sua disposizione spazi adeguati al confronto, non può che essere una grande fonte di arrichimento dei contenuti e può persino permettere di centrare meglio l'obiettivo che una florida industria non dovrebbe mai perdere di vista ovvero, quantomeno, il pareggio dei conti tra i costi del film e gli incassi che questo ha generato.
Consentire alle persone che vorrebbero fare del cinema la loro professione futura di confrontarsi con la costruzione di un progetto, otterrebbe due risultati fondamentali. Il primo, offrire un'occasione, una possibilità a chi è convinto di essere pronto e di possedere i requisiti per un fortunato approccio alla professione; il secondo, favorire quel primo passo necessario per capire se la professione anelata corrisponde effettivamente alle proprie aspettative. E' abbastanza frequente che intorno al dorato mondo dello spettacolo si costruiscano fantasie riguardanti il tipo e la qualità del lavoro, fantasie spesso legate alla diffusa concezione secondo la quale fare cinema o spettacolo in genere non comporti una grande fatica.
Se poi questa iniziativa dovesse interessare, attrarre o coinvolgere anche persone che del cinema hanno già fatto la loro professione, ben venga.
Solo una raccomandazione, rivolta a chiunque decida di sottoscrivere il progetto accedendo quindi alle aree di confronto: siate rispettosi dell'altrui sensibilità.
The Role Player Staff

FAQ
D:Una volta terminato come verrà distribuito questo film ?
R:Verrà distribuito in DVD ai sottoscrittori del progetto. Non è esclusa una distribuzione nelle sale.
D:Cosa succede quando sottoscrivo il progetto?
R:Sottoscrivendo il progetto ti impegni a pagare 8 euro per ricevere il DVD del film. Da quel momento potrai accedere all'area riservata del sito, ovvero potrai interagire con tutti gli altri sottoscrittori per proporre modifiche al film.
D:L'area riservata è disponibile subito dopo la sottoscrizione?
R:E' disponibile immediatamente dopo la sottoscrizione, ma solo quando avremo raggiunto 500 sottoscrizioni.
D:Perchè aprirete l'area riservata solo quando ci saranno 500 sottoscrittori?
R:Perchè pensiamo sia molto più interessante avere modo di interagire con altre persone fin dal primo accesso.
D:Cos’è l’Area Riservata?
R:L’area riservata è una sezione del sito accessibile solo ai sottoscrittori del progetto. Nell’area riservata è possibile interagire con il processo di creazione del film e con gli altri sottoscrittori.
D:Posso annullare la sottoscrizione?
R:La sottoscrizione può essere annullata entro 10 giorni lavorativi, conteggiati dal momento in cui ti sarà possibile accedere all’area riservata, scrivendo una mail a unsubscribe@theroleplayer.it ed inviando, entro 48 ore, una lettera raccomandata alla sede legale di Osok s.r.l., via Giuseppe Viner, 100 – 00125 Roma.
D:Non riesco a visualizzare alcune pagine: come posso fare?
R:E' una eventualità che non si verifica spesso. Ma se dovesse accadere, questa è la procedura per risolvere il problema con il browser Internet Explorer: 1-chiudere explorer e riaprirlo dal menù start, quindi icona di explorer 2-cliccare su Strumenti (Tools) e poi scegliere Opzioni Internet (Internet Options) 3-selezionare la tabella Avanzate (Advanced) e togliere il segno di spunta alla voce Show friendly HTTP error messages 4-cliccare su OK A questo punto il problema dovrebbe essere risolto.

LA TRAMA
Torino, inverno. Un tenente dei carabinieri, durante un'azione, incontra un attore che pare stia acquistando cocaina, ma, invece di arrestarlo o procedere alla sua identificazione, lo lascia andare. Forse i due si conoscono, forse c'è qualcosa nel loro passato...
Sono giorni duri per l'attore di soap-opera: perde il lavoro, la fidanzata lo lascia. Ma per un caso fortuito, sventando una rapina di fronte a milioni di telespettatori, diventa di colpo famoso: contratti, interviste, apparizioni tv...la sua vita pare ad una svolta decisiva.
E' allora che un serial killer inizia ad uccidere, chiedendo che delle indagini si occupi l'attore visto in tv e obbligando il tenente dei carabinieri e l'attore a lavorare fianco a fianco.
Perchè il destino dei due uomini appare così fortemente intrecciato?
Perchè questa storia cambierà le loro vite?
Chi è il feroce serial killer?

--------------------------------------------------------
Il Messaggero Domenica 11 Febbraio 2007 di FABIO FERZETTI
BERLINO - Nuovo assetto, nuove date, nuovo comitato scientifico. Massima attenzione ad Africa e India, con accordi produttivi per sostenere i cineasti africani e incontri, mostre, concerti con protagonisti del cinema indiano. Giuria popolare scelta non solo fra i romani ma in tutta Europa. Nuovo impulso ll’Area Business (in partenza per Los Angeles prima degli Oscar, Veltroni ha messo in agenda una serie di incontri con i capi di tutte le Majors). E una grande mostra sul celebre Libro dei Sogni di Fellini, assai diversa da quella che si vide pochi anni fa all’Eur perché composta da materiali «all’80 per cento inediti». Goffredo Bettini non nasconde il suo entusiasmo. Dopo mesi agitati, la Festa di Roma annuncia una raffica di novità. E lo fa proprio da Berlino, il Festival che poche settimane fa aveva sferrato l’attacco più duro al Festival capitolino accusandolo di “comprare” invitati eccellenti grazie al suo mega-budget. Polemica chiusa evidentemente, se Bettini ha scelto di ufficializzare date e nomi proprio nel più importante festival metropolitano d’Europa. Ed ecco i fatti: la seconda Festa di Roma si terrà dal 18 al 27 ottobre, distanziandosi ancora un poco da Venezia. Diventerà una Fondazione (“Cinema per Roma”) presieduta da Bettini, con un consiglio d’amministrazione composto per ora da Fuortes e Mondello in rappresentanza di Musica per Roma e Camera di Commercio, «ma in seguito, democraticamente, entreranno nel Cda Comune, Provincia mentre la Regione ha già stanziato oltre un milione e mezzo di euro», precisa Bettini, «anche se il 70-80 per cento delle risorse continueranno a essere private». Nuovo e più ampio il comitato scientifico, con compiti «ideativi, consultivi e concreti», assicura Bettini. Tutti confermati, sotto il coordinamento di Francesca Via, ex-Musica per Roma, i direttori artistici del 2006: Gosetti e Cavina al Concorso, Detassis alle Première, Giannelli ad Alice nella città, Sesti agli Extra e alle retrospettive con l’aiuto fra l’altro del condirettore del Manifesto, Mariuccia Ciotta. Accanto a loro siederanno esperti delle più varie provenienze: Paolo Bertetto, Gianni Canova, Giuseppe Cereda, Stefano Della Casa, Giorgio De Vincenti, Carlo Freccero, Franco La Polla, Marie Pierre Macia, Antonio Monda, Renato Nicolini, Giorgio Van Straten. Presiede Tullio Kezich, che inoltre curerà la mostra sul grande riminese. Ma è la filosofia generale della Festa, sottolinea Bettini, a subire una decisa sterzata «frutto di una lunga discussione sulle strategie». Il primo anno, ad esempio, la Festa non ha avuto una vera dimensione metropolitana? Nel 2007 si aprirà «a circoli culturali, cineclub, centri sociali, associazioni cattoliche, chiamati sotto il coordinamento di Gaia Morrione a organizzare eventi disseminati nella città per dare un carattere meno istituzionale alla Festa». Quanto al concorso, penalizzato nel 2006, Bettini si impegna a «gestire diversamente i pesi interni al cartellone, valorizzando la competizione, senza dimenticare i grandi eventi che garantiscono impatto internazionale al nostro marchio». Mentre i restauri di «due film di due importanti autori italiani», uno a spese di Roma, l’altro di Venezia, presentati entrambi prima al Lido e poi all’Auditorium, rinsalderanno il legame con la Biennale. Che la Festa ricominci, insomma.

-------------------------------------------------------
http://www.cinespettacolo.it
E’ realtà la Film Commission di Roma e Lazio
Il Presidente della Regione, Piero Marrazzo lo aveva già annunciato forte e chiaro durante la Festa del Cinema di Roma – nella fattispecie alla presentazione a Civitavecchia sulla nave Costa Crociere del film N-Napoleone di Paolo Virzì – la sua intenzione di far partire il prima possibile la Film Commission della Regione Lazio. E ci è riuscito. Ieri, infatti, è stato siglato l’atto costitutivo che pone le basi della Fondazione Film Commission di Roma e Lazio.
Lo hanno firmato Piero Marrazzo per la Regione, Enrico Gasbarra per la Provincia, il Sindaco di Roma Walter Veltroni e i presidenti delle Province di Viterbo e Rieti. La Fondazione - che nasce come strumento per rafforzare il ruolo del Lazio nella competizione interna e internazionale a sostegno del settore cinematografico e come strumento di sviluppo della produzione audiovisiva e di promozione del territorio - vede la partecipazione di tutte le istituzioni del territorio e della Regione, eccetto la provincia di Latina. Di questa assenza l’Assessore alla cultura della Regione Giulia Rodano si dice rammaricata perché teme “sia stata persa un’altra occasione per creare, a prescindere dal colore politico dell’amministrazione, una collaborazione istituzionale fruttuosa in primis per i territori e i cittadini. Questo, naturalmente, non impedirà alla Film Commission di operare efficacemente anche nella provincia di Latina e, in ogni caso, le porte della Fondazione resteranno aperte a nuove adesioni”. La neo Fondazione avrà un ruolo di assistenza e consulenza alle società di produzione, e collaborerà con le amministrazioni comunali e con le soprintendenze competenti per la definizione degli aspetti legati all’utilizzo del suolo e del patrimonio
storico, architettonico, archeologico e paesistico ai fini delle produzioni cinematografiche e audiovisive. Con la costituzione della Fondazione, si completa così un pacchetto di iniziative avviate attraverso la Finanziaria 2006, tra le quali rientrano: il rimborso dell’Iva per i produttori esteri che realizzeranno film nel Lazio e il sostegno ad attività di coordinamento con altre Film Commission italiane e straniere per favorire coproduzioni internazionali oltre a fornire assistenza e consulenza alle società di produzione. L’attività della Giunta regionale, già avviata con la partecipazione del Lazio alla Festa del Cinema di Roma, con la
convention Terre di Cinema e la firma tra le quattro regioni capitali per la produzione del cinema europeo - Lazio, Ile de France, Communidad di Madrid e Berlino Brandeburgo - raggiungerà il suo momento più alto con il Festival della Fiction che si terrà a Roma tra il 2 e il 7 luglio 2007.
------------------------------------------------
www.momentosera.com - A Berlino presentata la "Festa di Roma" 2007
L’occasione è quella internazionale della Berlinale: Bettini, Marrazzo e Rodano presentano la nuova kermesse dedicata al cinema che si terrà a Roma ad ottobre
Vedremo se anche per la prossima edizione della “Festa di Roma”, la kermesse dedicata al cinema che ha avuto luogo per la prima volta nella capitale lo scorso autunno, scatenerà la stessa ridda di polemiche per la presunta contrapposizione giudicata “inappropriata” con il più importante dei Festival
cinematografici italiani, il Festival di Venezia.
Approfittando di un palcoscenico prestigioso qual è la Berlinale tedesca dedicata alla settima arte, il presidente della neonata “Fondazione Cinema – Festa Internazionale di Roma”, Goffredo Bettini, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e Giulia Rodano, assessore regionale alla cultura e mente della legge che ha fatto nascere la Film Commission del Lazio, hanno così presentato l’edizione numero due della manifestazione che andrà in scena a Roma dal 18 al 27 ottobre.
Come lo scorso anno, l’epicentro dell’intera manifestazione sarà l’Auditorium Parco della Musica, dove verranno proiettati i 14 film in concorso che saranno scelti dai direttori artistici Maria Teresa Cavina e Giorgio Gosetti. Sembra anche che sia stia valutando come inserire nel quadro dell'evento la storica sede del cinema romano, Cinecittà, incredibilmente dimenticata durante la prima edizione della Festa.
------------------------------------------------
Il Messaggero Domenica 11 Febbraio 2007 di MARIA GRAZIA FILIPPI
Sette videoclip per sette artisti. Per centocinquanta ragazzi delle scuole romane. Il risultato oggi pomeriggio all'Auditorium sarà sotto gli occhi di tutti per il gran finale di “Real Clip”, itinerario fra i segreti delle tecniche multimediali applicate alla musica ideato dal leader storico del Banco di Mutuo Soccorso Vittorio Nocenti, curato dalla Ribes edizioni musicali e condiviso da quei centocinquanta studenti romani che hanno aderito al progetto Romarock.Romapop. Insieme con loro, per festeggiare la realizzazione dei sette videoclip ai quali gli studenti hanno lavorato da ottobre, i sette artisti che hanno accettato di “prestare” un loro brano ai ragazzi per farglielo raccontare nel modo che, dal '75 ad oggi, è diventato quello più usuale per interpretare la musica: il videoclip appunto. Simone Cristicchi, che ha dato al liceo Morgagni il suo Stupidowsky; DJ Jad, che ha collaborato con il liceo Caravillani; gli Zero Assoluto, interpretati dagli studenti dell'Istituto Cartesio Luxemburg; Roberto Angelini in coppia con gli studenti del III Istituto d'Arte; Peppe Servillo assieme agli studenti dell'Archimede e Niccolo Fabi con il brano Mettere le ali riletto dal liceo Kant. Saranno tutti insieme sul palco del Teatro Studio dell'Auditorium Parco della Musica: i ragazzi, Vittorio Nocenti che ha supervisionato il lavoro e gli assessori capitolino e regionale alle Politiche Scolastiche, Maria Coscia e Daniela Monteforte. Oltre all'esibizione degli artisti, che in questi mesi hanno lavorato con i ragazzi delle scuole visionando insieme con loro i vecchi videoclip già realizzati e studiando tutte le possibili soluzioni per la creazione del nuovo prodotto, sarà proiettato il filmato del backstage dei video realizzati dagli studenti che hanno tutti Roma come filo conduttore. Sono infatti stati girati in luoghi simbolo della capitale come Villa Celimontana, la Biblioteca del Burcardo, il battello che naviga il Tevere o l'autobus dell'open tour che attraversa la città carico di turisti. Ma i video sono solo il risultato finale del lungo percorso rappresentato da “Real clip” che si è articolato in 20 stage multimediali per docenti e per circa 3000 giovani in cui si preso contatto diretto con le tecniche più moderne della realizzazione dei videoclip e 7 laboratori multimediali in cui 150 ragazzi hanno potuto approfondire gli argomenti degli stage realizzando concretamente i loro primi piccoli capolavori.
-------------------
http://www.ilsole24ore.com 8 febbraio 2007
Ciak, si gira un mondo di immagini di Silvia Giuberti
“Può fare a meno di pronomi perché fa sempre finta di essere una lingua e insieme qualcosa di più”: non è un indovinello, un enigmistico arcano o un dilemma da eroe mitologico. Ma l’“irriducibile”eppur decifrabile essenza di quel mistero che, dai Lumière ad oggi, incide sul buio in sala il suo elettrizzante codice a sei lettere: Cinema. E il “qualcosa di più”, che è insieme soluzione e segreto, è un mondo di immagini -“ovvero ciò che possiede la capacità più immediata per significare qualcosa”- che racconta senza lingua, pronomi, vocabolario o grammatica. Coniugando sempre al tempo presente -quel paio d’ore su poltroncine rosse- storie, verità e magia. “Poiché non ha una lingua, il cinema può solo parlare raccontando. La linea degli occhi: ecco la madre di ogni racconto al cinema”, la sintassi primordiale dei film, nati in origine come “vedute”, contemplazioni senza trama o messaggio. “Basta collegare un volto e la direzione del suo sguardo con un presumibile oggetto della sua attenzione, che quella coppia di immagini di pochi secondi racconta quanto un paragrafo di un libro”: è l’abc di un’arte che, dagli scenari svolazzanti e le voci fuori campo degli esordi sino ai sempre più complessi incastri di piani, sequenze, inquadrature ed effetti speciali, ha saputo coinvolgere eterogenee platee di spettatori in un misterioso connubio di passiva immobilità e, al tempo stesso, di sensazioni e percezioni portate al limite estremo di consapevolezza e “saturazione”.
Tutti vedono film: una sentenza apparentemente banale se posta a introduzione di un risvolto di copertina da un cinefilo ed esperto di cinematografia quale Mario Sesti, uno degli ideatori della Festa del Cinema di Roma, premiato nel 1997 per il miglior libro di cinema dell’anno con “Tutto il cinema di Pietro Germi” e nel 2003 con il Nastro d’argento per il film documentario “L’ultima sequenza”, sul finale perduto di 8 1/2 di Federico Fellini. Preziosa ispirazione, in realtà, per un saggio che intende svicolare con grazia divulgativa dalle specialistiche riflessioni su carta stampata che spesso escludono o deludono tutti coloro che amano il cinema e “che forse leggerebbero con piacere libri capaci di parlarne con la stessa passione che suscitano i film”.
“In quel film c’è un segreto” è, dunque, un percorso appassionato di ipotesi e rivelazioni, di domande che si oppongono e compongono. Attraversando la Storia del film -origini, inattesi sviluppi e inesauribile successo dell’arte su pellicola- e le storie di film –da Spielberg ai fratelli Coen, da Polanski a Coppola, da Hitchcock a Welles- cercando di leggere e interpretare una narrazione che cerca di cancellare alla perfezione la traccia del narratore. Affidando all’osservatore –al suo sguardo onnipresente e invisibile- “il motore immobile” del racconto. Non ci sono pronomi, nel cinema, perché non c’è un Io oltre lo schermo e non c’è un Io in platea: “il cinema è una cartilagine immateriale tenuta in equilibrio dalla pressione di due sguardi ciechi”. Il pronome è il marchio di fabbrica dei filmini amatoriali: compleanni, vacanze e quotidianità varie legate insieme solo dall’ineludibile presenza di chi sta girando le scene.
Cos’hanno, dunque, i film “di così speciale”? Domanda apparentemente banale cui Sesti risponde con dati, analisi, curiosità, aneddoti, fisiologia delle emozioni, backstage e teorie. Ma soprattutto con domande. Quasi a suggerire che -come per certe trame di film, da “In the mood for love” a “ Niente da nascondere”, in cui è il Sospetto l’unica possibile conclusione- la perfezione del cinema consista in un inafferrabile equilibrio di dubbi, conflitti e ossessioni. Il cinema come l’inconscio, che svela mascherando: quale verità nasconde “Lo squalo” di Spielberg, film al cui titolo originale “Jaws”(mandibole) basta cambiare una vocale per trasformarlo in “Jews”(ebrei)? O quale ruolo gioca l’infanzia e la figura materna nei film “Psyco” di Hitchcock e “L’infernale Quinlan” di Welles, che hanno in comune ben più di quanto il profano spettatore possa immaginare?
Il saggio di Sesti, che rielabora in parte articoli, recensioni o interviste apparsi su “Kataweb”, “La Repubblica” e soprattutto su “I duellanti”, nella rubrica “Story Department”, si propone -paradossalmente proprio ad introduzione di una accurata bibliografia- come un libro “che debba potersi leggere come una storia e quindi non debba aver bisogno di nulla oltre che di se stesso”. E racconta senza chiudere: il cinema “serve dunque a stordire o a risvegliare, a difenderci dal terrore di perdere una emozione indimenticabile o a proteggerci da essa?”.
In ogni film c’è un segreto. Una seduzione d’autore su un filo di luce e di illuminazioni. Ma, al tempo stesso, una “massa sorprendentemente rivelatrice di consuetudini” - raccolte dal critico americano Roger Ebert nel volumetto “Little Movie Glossary”- che ci consacra indistintamente “come straordinariamente competenti di storie di film”. Silvia Giuberti
“In quel film c’è un segreto” di Mario Sesti - Feltrinelli - pagg. 174 euro 12,00 www.feltrinelli.it
------------------------------------------------
da IL MESSAGGERO : Sabato 10 Febbraio 2007 di GLORIA SATTA

ROMA - Una sorpresa per i fans di Kill Bill e non solo: è uscito in dvd Lady Snowblood, il film giapponese del ’73 al quale si è dichiaratamente ispirato Quentin Tarantino per realizzare la saga ”cult” della Sposa. Tratto dai celebri manga di Kazuo Koike, diretto dal regista di origine coreana Fujita Toshiya, Lady Snowblood (”neve di sangue”) è una sorpresa doppia: due sono i film - Blizzard from the Netherworld e il sequel Love song of Vengeance - in versione originale con sottotitoli italiani distribuiti insieme da Key Films con Medusa.
L’operazione è una ”chicca” destinata a soddisfare tutte le curiosità sull’origine di Kill Bill. Numerose sono infatti le analogie tra la saga di Toshiya e quella targata Tarantino, a cominciare dal tema della vendetta: come la Sposa-Uma Thurman, anche l’ottocentesca protagonista di Lady Snowblood, Yuki, vive per realizzare un progetto di sangue, precisamente sterminare gli assassini dei genitori. Anzi, in una memorabile sequenza ambientata nel carcere dove la mamma è stata rinchiusa dopo torture e stupri per aver ammazzato il killer del marito, viene messa al mondo proprio per vendicare la strage: sarà un monaco ad addestrarla perché diventi «crudele come nessun essere umano» e uccida a sangue freddo. Il buon Quentin ha poi ”copiato” la struttura in capitoli, la canzone (la struggente Shura No), il combattimento sulla neve, il fermo immagine utilizzato per la presentazione dei personaggi, il fatto che la vendicatrice spunti via via le sue vittime. In Lady Snowblood il sangue sgorga copioso, tinge le onde del mare, imbratta muri candidi e kimono di seta, zampilla a ripetizione con gorgoglii sinistri. Il corpo di un’impiccata viene troncato in due con un solo colpo di katana, mani mozzate volano durante un combattimento, la protagonista fa volteggiare con spietata perizia la sua lama letale e si serve di un ombrello-killer. Ma nei due film di Toshiya anche la violenza più efferata è ricca di eleganza, ha una modernità di stile e una buona dose di poesia che si sposano perfettamente con la splendida fotografia e la recitazione stilizzata.
Perché Lady Snowblood arriva solo adesso, e solo in dvd? «Recentemente, a Hong Kong, ho scoperto che i diritti erano disponibili», risponde il distributore Andrea Occhipinti. «E ho scelto l’uscita in home-video perché la considero più adatta a questo tipo di film, di genere e di culto». La Key Films, marchio di qualità rilevato da Lucky Red, vuole continuare sulla stessa linea: distribuirà presto Phantasmagoria-gli incubi di Lewis Carroll, debutto nella regia della sulfurea popstar Marilyn Manson. Cinefili ”estremi” e rockettari doc possono cominciare il conto alla rovescia.
---------
Sabato 10 Febbraio 2007 di FAUSTO BRIZZI

Un film è davero come un figlio, lo vedi crescere, lo devi coccolà, nutrì, poi un bel giorno esce de casa e fa la sua strada. Viene visto, amato, odiato, e tu che l’hai fatto crescere sei fuori, lontano. Un film è un lavoro di gruppo, forse er mestiere più de gruppo che ce sta. E’ un figlio in cooperativa e c’ha er Dna de tutti, se hai scelto bene i collaboratori verrà su sano e forte. E ‘ste persone diventano la tua famiglia: dar direttore della fotografia all’ultimo dei runner (che appunto corono a risolve’ problemi) tutti so’ importanti, tutti parenti de primo grado. Te vedono addormito alle 4 de matina, stanco che hai litigato a casa, distrutto che è morta nonna, felice che te sei innamorato, incazzato che t’hanno fregato la macchina. Nessun mestiere tranne er circo coincide così tanto co’ la vita. E mo’ ‘sto viaggio sta finendo. Come d’estate quanno chiudono l’ombrelloni e la spiaggia se svota. Arrivava settembre e dovevi tornà a scola. Ognuno de ‘sta famiglia improvvisata prenderà altre strade, seguirà altri sogni, girerà altri film. Ma io non dimenticherò nessuno di loro. So’ stati due anni incredibili. Grazie ragazzi. Grazie a tutti. Tutti, tutti, tutti.
-------
Sabato 10 Febbraio 2007 di MARIA GRAZIA FILIPPI

Cinema protagonista, al Museo di Roma in Trastevere. Non un cinema guardato dalla poltroncina rossa della sala, ma spiato dalle sue angolazioni meno ovvie e più feconde. Due mostre, da oggi fino al primo aprile, indagano infatti la cinematografia italiana in modo insolito e molto stimolante. “Roberto Rossellini. Arte e scienza dell’Umanesimo”, organizzata dalla Fondazione Rossellini, l’istituto MetaCultura e il Museo del Cinema di Torino in collaborazione con l’assessorato capitolino alle Politiche Culturali, esplora il progetto enciclopedico meno conosciuto del maestro del neorealismo italiano, a cento anni
dalla sua nascita celebrata nel suo primo anniversario. Quell’idea di rappresentare, in un melange culturale di altissimo livello, attraverso il racconto audiovisivo e multimediale, le relazioni tra i protagonisti della tradizione umanistica del passato e del presente. Come un viaggio ideale, quindi, mescola sentieri multimediali, otto “sentieri esplorativi” che permettono di confrontare il punto di vista di Rossellini con quello dei suoi interlocutori intorno a medesimi temi, agli
scatti del fotografo di scena Gianni Assenza. Approfondisce i personaggi chiave della tradizione umanistica sviscerati nei film di Rossellini con una retrospettiva, dal 13 febbraio nella sala multimediale del museo, tutti i martedì. E infine ricompone i tasselli di una personalità che si riconosceva nel “mestiere di uomo” e non in quella di regista, in un ciclo di incontri e seminari sui temi della tradizione umanistica che gli furono più cari. Cosa invece può restituire la forza creatrice del Cinema bloccata in immagini divenute icone, è invece il mestiere del fotografo di scena. Proprio a 15 di loro e che rappresentano un po’ la storia del settore in Italia con tre generazioni che si sono succedute dai primi anni ’40, è dedicata infatti “Fotografi di scena. L’occhio indiscreto del Cinema Italiano” patrocinata dall’assessorato alla cultura e realizzata insieme all’associazione. «Attraverso il discreto guardare di questo silenzioso protagonista del set – spiega Dario Reteuna, storico e tecnologo della fotografia - è rivelato ciò che spesso sfugge nel buio della sala o che è volutamente negato. Oppure si rendono visibili i “segreti” di molte interessanti fasi lavorative del film che ai comuni mortali non è dato vedere». Circa 90 fotografie in bianco e nero raccontano così la storia e la vita di tre generazioni di grandi fotografi. A partire da quella degli anni ’40, in cui Mario Tursi condivideva il set con Visconti, Petri, Pasolini e Troisi e Sergio Strizzi con la sua Vita è Bella di Benigni. Per continuare con la generazione centrale, quella di Ginafranco Salis, il ritrattista delle dive, Roberto Calabrò, Iovanni Caramanico e Bruno Rukauer. Fino all’ultima generazione, tra gli anni ’50 e ’60, che dal fotografo de I Cento Passi e de La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, Angelo Raffaele Buretta, arriva fino a Fabio Lovino, Philippe Antonello e Claudio Iannone.
------------------------------------------------
Il Messaggero Domenica 11 Febbraio 2007
ROMA - L’Osservatore romano critica certe fiction Rai e l’attore comico Lino Banfi per il suo passaggio dal personaggio del nonno Libero di «Un medico in famiglia» prima a quello di «padre delle spose» nella fiction su una coppia lesbica e ora per il ritorno a nonno Libero, ma con vicini di casa omosessuali e lui replica, stupefatto: «Se ho sbagliato chiedo scusa, ma sinceramente non capisco perchè proprio adesso l'Osservatore romano se la prende con me. Questa tiratina d'orecchie è tardiva, anche perchè il 1 marzo faccio 45 anni di matrimonio, più 10 di fidanzamento, con mia moglie e a luglio ho partecipato, invitato dal Vaticano, a Valencia al quinto incontro mondiale delle famiglie e il mio intervento è stato pure applaudito dal Papa».

------------------------------------------------
Michele Anselmi per “Il Giornale”
Discretamente, senza clamori, per stanchezza, con qualche inevitabile risentimento, si separa la coppia più politicamente corretta del cinema italiano: Nanni Moretti & Angelo Barbagallo. Insomma, la Sacher Film, piccola ma pugnace casa di produzione indipendente germogliata, vent’anni fa, nel nome della torta viennese cara al goloso regista di “Ecce bombo”. Quattro lustri esatti: proprio nel settembre del 1987 debuttò alla Mostra di Venezia il primo film prodotto dai due, quel “Notte italiana” che avrebbe rivelato il talento, poi un po’ appannatosi, di Carlo Mazzacurati. Subito dopo vennero “Domani accadrà” di Daniele Luchetti, seguito da “Palombella rossa”, di e con Moretti, sulla crisi del Pci, infine tutti gli altri: da “Il portaborse” a “Caro diario”, da “Aprile” a “La stanza del figlio”, fino al recente “Caimano”. Nessuno dei due soci, ovviamente, conferma. Né Barbagallo, tenuto a letto da un’influenza, che si limita a borbottare: «Non
c’è nulla di concreto per ora, le cose sono in evoluzione, preferirei non parlarne»; né Moretti, come sempre irraggiungibile, alle prese con la messa a punto dello staff che lo affiancherà nella preparazione del 25° Torino Film Festival (forse la presentazione a Berlino, il 13 febbraio). E però non è un segreto che le cose non filassero più via lisce come prima: disaccordi sui progetti, un certo appannamento dopo tanti film insieme, fors’anche qualche dissapore di tipo
economico-aziendale. Tanto è vero che Moretti, solo in veste di attore, girerà con il produttore Domenico Procacci il film di Antonello Grimaldi tratto dal romanzo “Caos calmo” di Sandro Veronesi; mentre Barbagallo, memore dell’exploit con “La meglio gioventù”, produrrà con la Rai “Sangue pazzo” di Marco Tullio Giordana, miniserie in due puntate sulla tragica fine dei due divi del fascismo Osvaldo Valenti e Luisa Ferida. Naturalmente il fortunato marchio Sacher dovrebbe restare nelle mani di Moretti, anche se c’è chi non esclude qualche strascico. E pensare che i due sembravano compensarsi a vicenda: smilzo, creativo, tormentato, carismatico e liquidatorio Moretti; pingue, riflessivo, pragmatico, paziente e diplomatico Barbagallo. Uguali e diversi, uniti da una comune tempra politica in chiave antiberlusconiana, ma capaci all’occorrenza di dividersi su fatti specifici. Come quando, in segno di fastidio nei confronti delle Giornate veneziane degli autori, due anni fa, Moretti uscì dall’Api, l’associazione di categoria pilotata proprio dal socio Barbagallo. Lo strappo fu derubricato a umore personale e però fu il sintomo di un disagio, di un’incrinatura già manifestatasi all’epoca della discesa in campo del regista alla guida dei «girotondi». La sofferta lavorazione del “Caimano” deve aver fatto il resto. Un tempo non era così. Nel volumetto del Fac “Per un pugno di euro” Barbagallo rievoca con queste parole l’avvio dell’esperienza: «Nel 1986 Nanni mi telefonò per chiedermi se avessi voglia di provare con lui a mettere in piedi una casa di produzione, a certe condizioni, che erano: 1) non lavorare col gruppo Berlusconi; 2) produrre anche progetti di altri». Il che fa il paio con quanto spiegò Moretti l’autarchico in varie interviste: «Cercherò di evitare i rischi del regista-produttore che è spesso molto peggio del produttore». E dunque: «Non produrre film “alla” Nanni Moretti, non divertirmi a intervenire sadicamente sulle sceneggiature e sul montaggio. Non produrre apposta brutti film per dimostrare che mancano nuovi bravi registi». In effetti, la premiata ditta, comunque si giudichi il cinema che ha prodotto, si rivelò una novità assoluta nel panorama italiano: non solo film di qualità, ma anche maratone e concerti, rassegne estive, premi Sacher «a insindacabile giudizio» di Nanni. Tutto finito? Di sicuro pare difficile che la coppia, ormai scoppiata, possa ritrovarsi. Forse è la fine di un’epoca.
Dagospia 07 Febbraio 2007
--------------------------------------
http://www.sentieriselvaggi.it
SPECIALE - FESTIVAL DI CINEMA DIBATTITO SUI FESTIVAL - Potere dissoluto (del 06/02/2007)
Lo spazio dialettico che apre il cinema viene passerellizzato, blindato a uso e consumo dell’immagine pubblicitaria di sé. E i film? E il cinema? A voler esser deduttivi bisognerebbe pensare che i toni trionfalistici e gli entusiasmi siano tutti per l’apparato, per la macchina. Un intervento di Donatello Fumarola del gruppo di Fuori orario, da Blow Up ..il potere rende tale gente impotente in amore. Rubo questa frase da un testo scritto a cavallo del 1970 da Jean-Marie Straub e Danièle Huillet come “presentazione” del loro film Otone - Gli occhi non vogliono in ogni tempo chiudersi o Forse un giorno Roma si permetterà di scegliere a sua volta (che mi piacerebbe vedere in questi giorni di ubriacatura del potere a ogni livello, di furore, e di accaparramento del grano e di ogni spazio dove poter mettere la propria ‘poltrona’). Cerco nutrimento nelle parole e nelle immagini (in quel loro incontro) di due dei cineasti che più di altri ci sanno far sentire l’incrinatura della trama strettissima di un vivere zombie dentro uno spettacolo disintegrato che integra tutto e tutti, che ci sorprendono con l’essenzialità e la ricchezza del loro cinema che risponde a leggi di un altro tempo, quello di Pavese e Vittorini, di Holderlin e Kafka, di Cezanne e di Brecht, degli alberi secolari della campagna toscana e della terra secca di Sicilia, il tempo di Jean-Marie e Danièle e delle decine di gatti a cui hanno offerto le loro cure. Altrove (ma, ahinoi, tutto intorno!), fa impressione osservare con quale accanimento i giornalisti dello spettacolo si prostrano di fronte alla voce di qualunque padrone. E il progresso della voracità padronale è inarrestabile, come ci dimostrano i recenti casi di Roma e Torino, dove attorno al cinema si è consumato un assalto alla diligenza feroce e spietato, spalleggiato da una stampa preoccupata più del solito di imbellettare la propaganda di un potere sempre più sinistro (e vuoto, soprattutto di idee).
A Roma, durante i giorni della fiera-festa del cinema abbiamo assistito a una campagna stampa da ventennio fascista, praticamente senza eccezioni, e senza respiro, nonostante il programma fosse di una modestia imbarazzante (e le sale semivuote, mentre tutti hanno invocato il successo “popolare” della manifestazione). Verrebbe da chiedere: in cambio di quale privilegio? C’è stata un’occupazione degli spazi, tra giornali, tv, e cartellonistica varia, che nemmeno per la Mostra di Venezia si è mai vista (rimpiangeremo Muller, che è uno dei pochi che ancora sanno fare un festival col cinema e con i buoni
film...). Gli articoli sui giornali e i servizi o i programmi tv sono state le passerelle dove è sfilata la “festa del cinema”. La passerella è l’idea veltroniana di spazio, non solo quello materiale su cui hanno sfilato “le celebrità” (secondo un’unica linea generale, dall’auditorium a tor bella monaca). Mentre lo spazio dialettico che apre il cinema viene così passerellizzato, blindato a uso e consumo dell’immagine pubblicitaria di sé (del proprio nulla). E i film? E il cinema? A
voler esser deduttivi bisognerebbe pensare che i toni trionfalistici e gli entusiasmi siano tutti per l’apparato, per la macchina (che nessuna Leni Riefenstahl dei giorni nostri potrebbe celebrare, la macchina si celebra ormai da sé).
La cosa più desolante è che questo ‘modello’ è stato promosso, o meglio, si è autopromosso per imposizione (e a suon di milioni di euro), come punto di riferimento, discrimine e giro di vite, nell’organizzazione delle manifestazioni “culturali” italiane. Torino è la prima che ne paga le spese, che sono altissime. Il modello veltroniano è stato usato, dagli amministratori locali e dai loro uomini a capo delle più alte istituzioni di cinema torinesi (Museo del cinema e Film
Commission), come spauracchio per assaltare la direzione del Torino Film Festival (a cui si è aggiunta la furbissima nomina lampo di Nanni Moretti come nuovo direttore “di prestigio” - ma basterebbe vedere la programmazione del suo Sacher a Roma per immaginare quale noiosissimo festival avrebbe diretto). Va detto che quello di Torino è un festival che negli ultimi anni, grazie al lavoro e alle ossessioni di Roberto Turigliatto e Giulia D’Agnolo Vallan e al loro gruppo di lavoro, ha dimostrato una vitalità e una ricchezza della programmazione uniche al mondo, premiato peraltro (ma questo i repubblichini e i diessini
torinesi si sono ben guardati dal farlo sapere) da una presenza di pubblico importante e crescente, e da una curiosità da parte anche di critici di molti paesi europei che lusinga il lavoro della brigata che fa capo al nuovo Rasputin Gianni Rondolino, bersaglio designato di tutto l’affaire, additato come un Saddam Hussein reo di tutte le colpe e di tutto il “fango buttato sulla città”. La cosa banalmente curiosa è che in questa lotta non si sia mai parlato di cinema (non credo che ai vari uomini o donne di partito interessi davvero il cinema o la “cultura” con i quali si riempiono la bocca e le tasche, né sembra interessare più quelli che oggi si preparano a spartirsi il bottino). Non si è parlato dell’ultimo capolavoro di Clint Eastwood Flags of our Fathers che ha aperto il festival (e che, ironia della sorte, descrive bene l’immagine su cui si regge il potere). O dello spiazzante ultimo film di Takashi Miike 46 oku nen no koi (anche qui un assalto al potere!), delle Flame del paradis del grande Luciano Emmer (la caccia alle streghe!), o ancora dell’ossessiva deriva del potere del Bug di William Friedkin (a scorrerli ora i titoli dell’ultima edizione del TFF fa impressione scoprire la consonanza con quanto successo fuori dalle sale, negli uffici nei palazzi..), o di Lisandro Alonso che lo scorso anno a Torino vinse il primo premio, dei fiammeggianti 8mm di Piero Bargellini regalatici da Fulvio Baglivi al Caffè Liber, della Cina vista dal giovanissimo Xia Peng, dei cinediari israeliani di Perlov, degli Home movies di Darix Orfei musicati in sala da un geniale Stefano Pilia.. Il solo di
cui si sia parlato è il nostro cineasta più giovane (nel senso anche di cinema), Tonino de Bernardi, vigliaccamente portato come esempio negativo di presenza del festival.. Non sappiamo che ne sarà della prossima edizione del TFF (Rondolino in uno scatto di autodifesa battagliera aveva minacciato a dicembre di voler fare il suo festival, alternativamente al loro, anche senza i finanziamenti del Museo del cinema e delle amministrazioni pubbliche che lo vogliono fuori dai giochi o piegato alle richieste dei nuovi poteri, e ci piacerebbe che andasse avanti in questa lotta di resistenza, e in qualche maniera supportarlo, visto che è anche grazie alla sua ostinata scelta di indipendenza che a Torino abbiamo avuto col cinema incontri d’amore che rischiano di svanire sotto le luci dei
riflettori e delle passerelle al soldo di una classe dirigente spaventosamente dispotica, bulimica e barbara). (d.f.)

Dalla rivista musicale “Blow Up”, febbraio 2007 NDR: il pezzo di Fumarola è stato scritto prima delle conclusioni della vicenda torinese con la nomina definitiva di Nanni Moretti a Direttore del Festival
-----------------------------------------
Premio alla carriera per Luciano Tovoli - Il riconoscimento «Per la sua prestigiosa carriera dedicata al cinema di qualità e all’arte della fotografia» dal Festival del cinema indipendente in corso a Foggia
FOGGIA - «Per la sua prestigiosa carriera dedicata al cinema di qualità e all’arte della fotografia»: con questa motivazione è stato conferito il premio alla carriera a Luciano Tovoli, «maestro indiscusso della fotografia», intervenuto alla seconda giornata del Festival del cinema indipendente in corso a Foggia.
Il Festival ha voluto insignire Tovoli del riconoscimento – è detto in una nota – sia in considerazione dei suoi eccezionali meriti artistici (ha firmato oltre 70 pellicole lavorando, tra gli altri, con Michelangelo Antonioni, Ettore Scola, Luigi Comencini, Valerio Zurlini e Marco Ferreri) sia per il particolare rapporto che ha stabilito con il territorio dauno. Nel 2001, infatti, Tovoli ha lavorato anche al film «Ti voglio bene Eugenio» di Francisco Josè Fernandez, girato a Foggia, Lucera e in alcuni Comuni del Subappennino.
Per l’occasione è stato proiettato anche il film «Il generale dell’armata morta», che Tovoli ha firmato come regista, co-sceneggiatore (insieme a Jean-Claude Carriere e Michel Piccoli) e direttore della fotografia, che racconta la storia del generale Ariosto (interpretato da Marcello Mastroianni) incaricato di far trasportare in Patria i resti di tremila soldati italiani morti durante la campagna d’Albania.
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/ - 4/2/2007

---------------------------------------
...; ma veramente Veronesi si e paragonato a Fellini e messo a fianco quelli di Manuale d'amore 2 ad Alberto Sordi? Veramente nessuno spettatore ha preteso indietro i soldi del biglietto? Nessuno che volesse incendiare il cinema o prendere a selciate lo schermo? La Bellucci e' meno espressiva sicuramente delle mie soppressate calabresi, Fabio Volo, di solito cosi caustico e spiritoso sembra un passante preso per strada e messo là a recitare (sic), Rubini e Albanese fanno i gay come lo farebbe un qualsiasi bulletto di periferia e Verdone che bisogno ha di farsi coinvolgere in stupidate del genere? Sceneggiatura
inesistente, battute che non fanno ridere nessuno, non un lampo, non un fremito, un'alzata d'ingegno. Niente di niente. Mi e venuto in mente il mio amico Testasecca, che nel buio di un cinema di piazzale Clodio a Roma, molti anni fa, se ne usci' con un liberatorio "mortacci tua" all'indirizzo di un film che aveva ghiacciato tutto il numeroso pubblico in sala e che riscosse un fragoroso applauso. Ma veramente i rifondaroli vogliono limitare i film stranieri a vantaggio di queste boiate e simili, che magari ricevono finanziamenti pubblici? Personalmente mi auguro invece che si venga invasi da film americani, indiani e anche filippini, sicuramente ci guadagneremo in idee e allegria.
Nicola Porzio - Dagospia 05 Febbraio 2007

--------------------------------
IL CIELO È SEMPRE PIÙ SKY — È l'Italia che si è annoiata della tv generalista ed è approdata sul satellite. Un'Italia ancora di minoranza (circa quattro milioni di famiglie abbonate), ma in decisa crescita. L'Italia premium è un'Italia maschile: quella di Inter-Roma e Ilaria D'Amico, dei grandi film, di «Dr. House», «Lost» e «Grey's Anatomy», dei cartoni animati. Sono soprattutto gli uomini i più mobili, i più insoddisfatti delle due Italie tv tradizionali, i più propensi al satellite (lo share delle «altre» raggiunge il 16% nel prime time fra gli uomini, contro il 10% fra le donne). Sarà forse perché il primo e più popolare prodotto «premium», cioè il calcio, fa breccia soprattutto fra i maschi. Si tratta poi di una Italia giovane, composta soprattutto da venti/trentenni e trenta/quarantenni, che manifestano ottimi livelli socio-economici e culturali. I migliori share sono raggiunti nella classe che rappresenta le famiglie che vantano l'indicatore più alto sia per l'indice delle professioni che per l'ammontare dei beni posseduti. Sono mediamente famiglie di 2,5 componenti, con un'alta concentrazione di liberi professionisti e la quota più alta di laureati.
Su questo terreno poco conosciuto (un po' in disparte c'è anche La7 di Ferrara, della Bignardi e di Chiambretti, una fortezza che non è riuscita a farsi «terzo polo» ma ha cercato di costituire un angolo d'eccellenza) è in atto un grande scontro fra Rupert Murdoch e Mediaset, esattamente come nei primi anni 80 Silvio Berlusconi muoveva guerra alla Rai. La lotta non è più all'interno della tv generalista ma tra nuova e vecchia tv, tra pay (dove Sky è monopolista) e tv tradizionale.

-------------------------------------
RAI TRADE: SBARCO IN INDIA, ACCORDO PER 50 TITOLI FILM…
(Agi) - I film italiani si vedranno anche in India, il secondo mercato asiatico per numero di abbonati ad offerte multicanale (52 milioni): Rai Trade ha infatti venduto alla Palador Pictures un pacchetto 50 film di grande qualita'. Questi i primi 10 titoli: "Fuoco su di me" (di Lamberto Lambertini, con Omar Sharif); "L'eretico" (di Piero Benfatti, con Remo Girone); "Ora e per sempre" (di Vincenzo Verdicchi, con Giorgio Albertazzi); "Comunque mia" (di Sabrina Parravicini); "Ovunque sei" (di Michele Placido, con Stefano Accorsi); "La febbre" (di Alessando D'Alatri, con Fabio Volo); "La seconda notte di nozze" e
"Quando arrivano le ragazze?" (di Pupi Avati); "Passo a due" (di Andrea Barbini con Kledi Kadiu); e "La spettatrice" (di Paolo Franchi, con Barbara Bobulova).
Il Made in Italy e' ancora vincente!
----------------------------------
TRE NOVITÀ GIAPPONESI
Novità nel senso di recenti acquisizioni da parte dell'Istituto Giapponese di Cultura che infoltisce la sua cineteca con altri tre film di qualità. Si tratta de "Il viso di Jizo" di Kazuo Kuroki, "Swing girls" di Shinobu Yaguchi e "Il pianto del vento" di Yoichi Higashi, tutti del 2004. Si parte oggi con "Il viso di Jizo" di Kuroki, cineasta classe 1930 molto premiato in patria e purtroppo scomparso nel 2006. La pellicola racconta tutte le difficoltà di una tormentata storia d'amore ambientata nella Hiroshima del 1948, poco dopo il dramma della bomba nucleare. E' proprio per il senso di colpa che agita la giovane bibliotecaria sopravvissuta all'atomica Mitsue ("Molte persone sono morte al posto mio. Non ho il diritto di essere felice") che l'amore nato tra lei e il collega Kinoshita stenta a decollare. "Il viso di Jizo" di K. Kuroki, ore 19. Istituto Giapponese di Cultura. Versione originale con sottotitoli italiani. Ingresso gratuito. Via Antonio Gramsci, 74. Info: 063224754.(f.alò)
----------------------------------
Il Messaggero Martedì 06 Febbraio 2007
di ROBERTA BOTTARI
ROMA - Dopo aver girato più di 150 film, Franco Nero è riuscito a realizzare un miracolo: mantenere lo stesso entusiasmo della sua prima volta sul set. Il segreto, dice, è l’amore vero. Quello per il cinema, naturalmente. E, con la stessa passione con cui ha interpretato Abele nella Bibbia di John Huston e grazie alla quale ha vinto il David di Donatello per Il giorno della civetta di Damiano Damiani, da Sciascia, accetta di lavorare con giovani registi indipendenti e squattrinati, che di certo non gli fanno trovare una limousine sotto casa ogni mattina, come tante vote gli è successo a Hollywood. È il caso de La Rabbia,
diretto da Louis Nero (nessuna parentela: solo omonimia), che l’attore sta girando a Torino. «Quando vedo del talento - spiega Franco Nero - mi butto nel progetto e basta: non mi importa se dietro ci sono grandi nomi, grandi soldi o no. Con Louis, peraltro, avevo già lavorato: è un tipo di regista che sa guardare oltre: mi piace il suo modo surreale di girare, perché dà spazio all’immaginazione degli attori e degli spettatori».
Il primo ciak è avvenuto il 17 novembre 2006, ma le riprese sono ancora in corso. E Louis Nero (tre film all’attivo: Golem, Pianosequenza, Hans) è riuscito a coinvolgere in questo progetto anche Nico Rogner, Philippe Leroy, Lou Castel, Arnoldo Foà, Giorgio Albertazzi, Corso Salani, Tinto Brass, Barbara Enrichi e Faye Dunaway, che non lavorava in un film italiano dagli anni Ottanta. La storia, per di più parla proprio di cinema. Nella trama, durante il suo girovagare notturno (a volte onirico), il personaggio del regista (Nico Rogner) incontra una donna (Faye Dunaway) e un bambino: sogno o realtà? Da qui il film racconta
la dura vita di un autore che si deve scontrare con le leggi del mercato: molta industria e poca arte. «È un tema inevitabile: realizzare un film oggi senza aver alle spalle una major - commenta Franco Nero - è praticamente impossibile. Lo so bene perché ho un figlio, Carlo, che vive le stesse difficoltà. Per questo, quando posso, dò una mano. Lo faccio perché credo nei giovani ma, soprattutto, perché mi piace la strada che Louis fa prendere al regista nel suo film: quella della rabbia. Perchél’ira, se ben incanalata, come tutti gli autentici sentimenti, diventa una forza, il motore interiore che alimenta la voglia di riscatto e non permette la resa... Non è difficile capire che qui, sul set, non stiamo facendo un lavoro comune: come omaggio alla magia del cinema, diciamo che non è fra i più convenzionali».
Dopo tanti successi, c’è ancora un ruolo che Franco Nero sogna di interpretare? «Il direttore d’orchestra: non sono capace di suonare nemmeno uno strumento, ma amo la musica. Per questo sono un trombettista nel mio film Forever Blues e per questo, quando mi capita di mettere in discussione il mio mestiere d’attore, chiudo gli occhi e penso a Montgomery Clift che suona Il Silenzio in Da qui all’eternità. E l’amore per il cinema mi riempie il cuore in un istante».
-----------------------------------
In Italia, su RaiDue, la seconda stagione parte martedì 13 febbraio Lost, tutti i misteri verranno svelati Al via negli Usa la terza (e forse ultima) stagione del serial che più ha appassionato gli spettatori
NEW YORK - Lost ultima parte? Per la maggior parte dei blog, ufficiali e no, la terza stagione sarà con ogni probabilità anche l'ultima. Dopo gli scarsi ascolti delle prime sei puntate dell'autunno scorso, la media della terza stagione ha perso ben il 20 per cento di audience rispetto alla stagione precedente (circa 16-17 milioni, quando la prima serie aveva superato i 30 milioni). Un'emorragia di pubblico che poco tempo fa ha fatto dire ad uno dei suoi creatori, Damon Lindelof, che «Lost dovrebbe terminare per non perdere la propria forza creativa». Ultima chance quindi per uno dei serial di maggior successo della ABC? I produttori hanno già annunciato: «Tutto verrà svelato».
I DETTAGLI NELLE PRIME PUNTATE - Per sapere come andrà a finire il serial tv, l'appuntamento per i fan americani (in tv e in rete) è per mercoledì alle 22 (ora di New York) e per le successive 16 settimane. Nelle prime puntate si darà risposta alle domande: come Locke sia finito sulla sedia a rotelle, prima di arrivare sull'isola; il significato dei tatuaggi di Jack; cosa faceva Ethan (degli Others) prima di finire sull'isola sperduta; le strane premonizioni di Desmond; l'effetto del cielo viola sopra l'isola; tutti i dettagli della Dharma Initiative e della Hanso Foundation; chi è il padre del nascituro di Sun; i particolari del volo Oceanic Flight 815. E poi, come ha già annunciato il produttore esecutivo Carlton Cuse: «la terza serie sarà ricca di nuovi amori: tra Kate e Sawyer, Claire-Charlie e Juliet-Jack-Kate».
DOPO POCHE ORE GLI EPISODI IN RETE - In Italia, su RaiDue, la seconda stagione partirà martedì prossimo 13 febbraio, con un doppio episodio in prima serata; la terza sarà trasmessa su Fox Tv, canale accessibile attraverso il bouquet di Sky, nell'autunno 2007. Ma niente paura, in aiuto arriva anche la rete. Infatti, i veri fan del serial sanno che appena terminata la messa in onda negli States, nel giro di qualche ora la puntata è già scaricabile, con tanto di sottotitoli in italiano ed in ottima qualità. Come segnala il blog Macchianera, al lavoro di traduzione e di messa online «c'è un team di veri e propri professionisti». «Not in Portland», il titolo della settima puntata.
LOST VS AMERICAN IDOL - La serie, che ha vinto ai Golden Globe e agli Emmy, sulla seconda rete Rai, ha totalizzato lo scorso anno uno share del 14,83 per cento (con la puntata finale che ha toccato il 16%). Ottimi gli ascolti anche sul canale Fox di Sky. La seconda stagione del telefilm viene trasmessa da 102 emittenti nel mondo. Come scrive Usa Today: «Lost nelle prime puntate si giocherà il tutto per tutto, dopo gli scarsi ascolti dell'autunno. Se i fan snobberanno l'inizio della seconda parte della terza serie, non ci sarà una quarta». E l'impresa sarà più ardua del previsto: Lost se la dovrà vedere mercoledì
quasi in contemporanea con il reality canoro American Idol della Fox (oltre 34 milioni di spettatori a puntata) e il solido «Criminal Minds» della rivale CBS (che tocca i 17 milioni di spettatori).
Elmar Burchia - 06 febbraio 2007 - http://www.corriere.it/
----------------------------------
In day time sempre su Italia 1, e' boom per il cartone animato cult giapponese 'Dragon Ball' che ha ottenuto 2.652.000 telespettatori (16,06%).
Dagospia 06 Febbraio 2007
---------------------------------






  Statistiche web e counter web