CINEMA TREVI - ARCHIVIO NAZIONALE - PROGRAMMA MAGGIO 2006

lunedì 1
chiuso

2 maggio

Omaggio a Grifi Alberto Grifi, nato a Roma nel 1938, è unanimemente considerato da critici e studiosi uno dei primi e tra i più importanti autori di cinema sperimentale in Italia. Ha perseguito con coerenza un’idea di cinema indipendente in opposizione al cinema-spettacolo ed è stato uno dei protagonisti della cosiddetta neoavanguardia degli anni Sessanta, di cui ha condiviso ispirazioni, richiami e spinte sperimentali. Tra i primi a passare al videotape all’inizio degli anni Settanta, Grifi l’ha utilizzato anche per documentare i conflitti, le forme di aggregazione e il modo di essere e di esprimersi di un’intera generazione. Il suo archivio personale – che andrebbe restaurato e preservato – è quindi una risorsa non solo per conoscere il suo lavoro ma per riportare alla luce la ricchezza culturale e umana di un decennio dimenticato.
Le sue condizioni di vita sono tragicamente peggiorate negli ultimi anni a causa di una malattia. Dal 1989 è senza casa, sopravvive in precarie condizioni economiche, ospite presso amici in varie città italiane. La serata, oltre a rendere omaggio a una delle figure più significative del cinema indipendente, si inserisce nel quadro delle iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni attraverso appelli e raccolte di fondi.

martedì 2
ore 16.30
Anna (1972-73)                                                                                              
Regia: Alberto Grifi, Massimo Sarchielli; sceneggiatura: Massimo Sarchielli e Roland Knauss; interpreti: Anna, Massimo Sarchielli, Vincenzo Mazza, Stefano Cattarossi, Louis Waldon, Ivano Urban, Jane Fonda (per una dozzina di secondi); origine: Italia; durata: 225’
Copia proveniente dalla Cineteca di Bologna
Il film esce nel ’75 grazie ad un invenzione di Grifi che permise la trascrizione del nastro video su pellicola 16mm. Fu presentato al Festival di Berlino e alla Biennale di Venezia nel ’75, a Cannes nel ’76. Al Filmstudio di Roma tenne il cartellone per alcuni mesi, divenendo un cult movie del mondo alternativo post sessantottesco. Il film registra il rifiuto di attori e maestranze a sottomettersi all’autorità della regia e alla sceneggiatura – un po’ di appunti scritti da Massimo Sarchielli e Roland Knauss – che fu accantonata quando Vincenzo, l’elettricista del film, entrò in campo e ne divenne protagonista.

ore 20.30
Tavola rotonda con Alberto Grifi, Adriano Aprà, Gianfranco Baruchello, Paolo Brunatto, Roberto Perpignani, Annamaria Licciardello                         

a seguire
Ritratto di Alberto Grifi (2004)                                                                    
Regia: Paolo Brunatto; origine: Italia; durata: 45’
Ritratto di Alberto Grifi, la cui carriera di cineasta sperimentale è ricostruita attraverso una lunga intervista e da estratti dei suoi film, in un viaggio a ritroso alla scoperta di un modo di fare e sognare il cinema (e la vita) che ha caratterizzato una generazione. Questo documentario è uno dei dodici ritratti d’autore realizzati da Paolo Brunatto per il progetto, prodotto da Cult Network, “Schegge di utopia, il cinema underground italiano questo sconosciuto”. Presentato al Festival di Venezia 2004.

La verifica incerta (1964)                                                                               
Regia: Gianfranco Baruchello, Alberto Grifi; origine: Italia; durata: 35’
La distruzione e il rimontaggio dissacrante di 150 mila metri di pellicola, cioè di 47 film di consumo degli anni Cinquanta e Sessanta (per lo più cinemascope commerciale americano), acquistati come rifiuti destinati al macero. Proiettato per la prima volta a Parigi, nel maggio del 1965, presentato da Marcel Duchamp, cui era dedicato, davanti a un pubblico d’eccezione (Man Ray, Max Ernst, John Cage, entusiasta della colonna sonora).

INGRESSO GRATUITO

3-7 maggio

Elsa Martinelli: diva controvoglia

Una carriera svolta quasi interamente all’ombra del divismo internazionale (e del jet-set), ma anche contrassegnata da esperienze importanti maturate all’interno del grande cinema d’autore (da Orson Welles ad Howard Hawks, da Vittorio De Sica a Elio Petri, da Mario Monicelli a Dino Risi). Più apprezzata all’estero che in Italia, dove è sempre stata guardata con una certa sufficienza, Elsa Martinelli rappresenta per certi aspetti un caso unico nella storia del divismo e del cinema italiani. A differenza di molte attrici di casa nostra che, dopo aver raggiunto i primi successi a Cinecittà, hanno guardato ad Hollywood come sogno e coronamento della loro carriera, per la Martinelli è capitato esattamente il contrario. Infatti il suo esordio avvenne, meno che ventenne, già all’estero, ad Hollywood, accanto a Kirk Douglas, che dopo averla vista fotografata su «Life» la volle accanto a sé come protagonista femminile del western Il cacciatore di indiani.
Un inizio sfolgorante perché a quel punto la notorietà della giovanissima Elsa Martinelli rimbalzò anche in Italia e molti nostri importanti registi cominciarono ad affidarle ruoli da protagonista per i loro film. È il caso di Raffaello Matarazzo, Mario Monicelli, Dino Risi, Mauro Bolognini, Alberto Lattuada e tanti altri. Nel 1956 è la protagonista femminile di Donatella, e con questo film conquista inaspettatamente l’Orso d’argento al Festival di Berlino come migliore attrice protagonista. È un riconoscimento prestigioso per il cinema italiano e anche un segnale di controtendenza. Nell’epoca d’oro delle vamp dall’aggressiva bellezza, la Martinelli si fa invece apprezzare per la sua eleganza naturale e per il suo fisico longilineo da modella (ha iniziato a lavorare giovanissima, come indossatrice, per le più importanti case di moda della capitale). Alta, magra, sofisticata ma anche semplice e genuina, credibile sia come frequentatrice di ambienti esclusivi che come ragazza della porta accanto, nonché in grado di parlare un ottimo inglese, Elsa Martinelli si propone per un certo periodo come la versione italiana di Audrey Hepburn, importante diva di quegli anni.
Poi succede qualcosa, a livello personale (il matrimonio, una figlia) e professionale (qualche scelta sfortunata, qualche rinuncia di troppo), e la carriera di Elsa Martinelli, a partire dagli anni Settanta, comincia ad essere segnata da pause e discontinuità. È come se il cinema non fosse più il suo interesse principale, come se frequentare i set, anche prestigiosi, fosse diventato un impegno troppo gravoso o da assumere con un certo distacco. Resta però sempre salvaguardata l’immagine di una donna indipendente e coraggiosa, “altra” rispetto al modello femminile vincente del tempo.

mercoledì 3

ore 18.00

Incontro con Gianni Borgna, Sergio Toffetti, Franco Montini, Patrizia Carrano, Luigi Faccini, Enrico Lucherini, Enrico Magrelli, Giampiero Mughini, Luca Sabatelli, Piero Tosi, Lina Wertmüller                                                       

INCONTRO A INVITI
ore 21.00
Donatella (1960)                                                                                             
Regia: Mario Monicelli; soggetto: Mario Rappini, Alfredo Reichlin; sceneggiatura: Piero Tellini, Mario Monicelli, Roberto Amoroso, Sandro Continenza, Ruggero Maccari; interpreti: Elsa Martinelli, Gabriel Ferzetti, Walter Chiari, Aldo Fabrizi, Abbe Lane, Xavier Cugat; origine: Italia; durata: 104’
«Donatella è una piccola storia, su una giovane ragazza trasteverina che riesce ad evolvere socialmente. Un film girato divinamente, con un guardaroba straordinario e moderno per l’epoca, messo gratuitamente a disposizione da Capucci. È stato quel film a farmi innamorare del cinema. Ero circondata da attori straordinari, come Fabrizi, Ferzetti, Chiari, e mi sembra di essermela cavata abbastanza bene. L’Orso d’argento vinto a Berlino è arrivato del tutto inaspettato. L’annuncio me lo diede Enrico Lucherini, incontrandomi di sera in un bar di Via Veneto, ma poiché per il suo mestiere raccontava sempre un sacco di balle io non gli credetti. Mi sono convinta del contrario l’indomani quando cominciarono a telefonarmi i giornalisti».
Elsa Martinelli, 2006

giovedì 4

ore 17.00

“Donne di Roma”

Un amore a Roma (1960)                                                                              
Regia: Dino Risi; soggetto e sceneggiatura: Ennio Flaiano dal romanzo omonimo di Ercole Patti; interpreti: Mylène Demongeot, Peter Baldwin, Elsa Martinelli, Claudio Gora, Maria Perschy, Jacques Sernas; origine: Italia; durata: 114’
«Nel film faccio una parte non da protagonista. In Italia in quegli anni le attrici che andavano per la maggiore erano la Loren, sposata con Ponti, la Mangano, sposata con De Laurentiis, la Cardinale, sposata con Cristaldi, e di conseguenza i ruoli migliori andavano sempre a loro. Per fortuna, all’estero le cose andavano diversamente e spesso mi offrivano dei bei ruoli. Tutto sommato non mi lamento. Però, quando autori importanti, come Risi, De Sica, Petri, mi chiamavano per fare delle parti interessanti io accettavo con piacere. Un amore a Roma è uno di questi casi. Ricordo che c’erano pochi soldi e che io mi portavo i miei abiti da casa. Devo anche dire che nel cinema un ruolo non è bello per la durata o per il numero delle pose, ma per quello che rappresenta. Mille volte meglio interpretare una piccola parte in un bel film che fare la protagonista di un film sbagliato».
Elsa Martinelli, 2006

ore 19.00
La risaia (1956)                                                                                              
Regia: Raffaello Matarazzo; soggetto e sceneggiatura: Aldo De Benedetti, Ennio De Concini, Carlo Musso; interpreti; Elsa Martinelli, Folco Lulli, Michel Auclair, Rik Battaglia, Lilla Brignone, Vivi Gioi; origine: Italia; durata: 100’

Copia concessa dal Novaracinefestival

«La risaia è stato il mio primo film girato in Italia. Era un remake di Riso amaro, un grande successo che però io non conoscevo. Ero solo un’esordiente ma evidentemente c’era in me una specie di sesto senso che mi faceva muovere in modo credibile come prima attrice e anche come mondina, malgrado non ne avessi certo il fisico. Della lavorazione del film ho un ricordo tremendo, di colpo mi sono sentita sbalzata dai grandi studi americani, e da una situazione di superlusso, in un set abbastanza improvvisato, in mezzo alle risaie e alle zanzare. Le condizioni di lavoro erano molto dure e certo non mi incoraggiavano a continuare col cinema. Ma poi incontrai Monicelli e le cose cambiarono».
Elsa Martinelli, 2006

ore 21.00
La notte brava (1959)                                                                                    
Regia: Mauro Bolognini; soggetto e sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, Mauro Bolognini, Jacques-Laurent Bost, liberamente ispirato al romanzo Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini; interpreti: Rosanna Schiaffino, Elsa Martinelli, Laurent Terzieff, Jean-Claude Brialy, Anna Maria Ferrero, Franco Interlenghi; origine: Italia; durata: 95’
«È stato un film di rottura per l’Italia, perché in precedenza la generazione dei giovani era stata rappresentata al cinema solo dai “poveri ma belli”. In La notte brava, invece, ci sono i ragazzi veri, si parlava di sottoproletariato, di prostituzione, di magnaccia. Il cast era composto da attori giovani e straordinari, c’erano la Ferrero e la Lualdi, con me, ma anche Terzieff e Brialy, che in Francia avevano fatto i film della Nouvelle vague. Pasolini veniva spesso sul set ma, malgrado fosse lo sceneggiatore del film, non si permetteva di aprire bocca con Bolognini. Si limitava ad osservare. Con Pasolini ho avuto occasione di frequentarlo fuori dal set e ho vissuto momenti bellissimi. A lui piaceva parlare con me ma anche ascoltare le mie storie, sapendo che venivo da Trastevere».
Elsa Martinelli, 2006

venerdì 5

ore 17.00

“Da Hollywood a Parigi”

The Indian Fighter (Il cacciatore di indiani, 1955)                                      
Regia: André De Toth; soggetto e sceneggiatura: Robert L. Richards, Frank Davis, Ben Hecht; interpreti: Kirk Douglas, Elsa Martinelli, Walter Matthau, Diana Douglas, Walter Abel, Lon Chaney jr.; origine: Usa; durata: 88’
«È stato il mio film d’esordio nel cinema. Avvenne perché io ero molto famosa negli Stati Uniti come fotomodella. […] A scegliermi è stata la moglie di Kirk Douglas, è stata lei la prima a notarmi mentre ci trovavamo in un ristorante e a chiedermi di fare un provino. Sono andata, ma poi sono subito fuggita via per ritornare a New York, perché detestavo la California, questo posto incredibile dove si mangia alle sette con il sole negli occhi. Poi però la motivazione a decidermi è arrivata con la parola Oregon dove si sarebbe girato il film, e con l’idea di visitare una riserva indiana: così è scattata la molla della curiosità e ho accettato».
Elsa Martinelli, 2006

ore 19.00
De l’amour (La calda pelle, 1965)                                                                 
Regia: Jean Aurel; soggetto e sceneggiatura: Jean Aurel, Cécil Saint-Laurent dal racconto Dell’amore di Stendhal; interpreti: Anna Karina, Elsa Martinelli, Michel Piccoli, Jean Sorel, Philippe Avron, Joanna Shimkus; origine: Francia; durata: 90’
«È una storia di donne moderne, che ad un certo punto prendono in mano la situazione e si comportano di conseguenza. Ce lo potevamo permettere. Aurel mi vedeva così: io non sono mai stata una donna che aspettava di farsi accendere la sigaretta o che le si aprisse la porta, anche se ho frequentato gente che lo sapeva fare con charme. Ero molto libera. Sono stata la prima a rompere il matrimonio pur avendo una figlia, la prima a non sposarsi in chiesa, e a scegliere di farlo a San Marino, proprio per non sentirmi bloccata per sempre. Tutte cose che all’epoca sorprendevano molto. Aurel è un intellettuale, si è trovato fra le mani un bel copione, scritto con Cécil Saint-Laurent, e ha pensato a me».
Elsa Martinelli, 2006

ore 21.00
Hatari! (1962)                                                                                                
Regia: Howard Hawks; soggetto e sceneggiatura: Leigh Brackett da un racconto di Harry Kurnitz; interpreti: John Wayne, Elsa Martinelli, Hardy Kruger, Red Buttons, Gérard Blain, Michèle Girardon; origine: Usa; durata: 140’
«Sul set era sempre una vacanza, e Mr. Hawks  era il generale riconosciuto, sempre in testa al corteo di jeep quando si partiva per le riprese delle battute di caccia. Alle 4 e 30 tutti svegli, e le battute da imparare a memoria arrivavano alle 5 e 30, al trucco. Sempre scritte da Hawks all’ultimo momento, con la sua segretaria, Miss Penny, e sulle sensazioni del momento. Ad esempio, la scena della canzone e del pianoforte nacque perché la sera prima c’eravamo messi a cantare e ballare. Una sera, quando ormai ero in confidenza, chiesi a John Wayne come mai non ci fosse un copione. E lui fu chiaro: “Senti, io ho fatto non so più quanti film con Hawks, Ford e Walsh e con questi signori non ho mai visto un copione. Si sa più o meno dove andare, e questo basta”».
Elsa Martinelli, 2006

sabato 6

ore 17.00

“Incontri d’autore”

La decima vittima (1965)                                                                              
Regia: Elio Petri; soggetto e sceneggiatura: Elio Petri, Ennio Flaiano, Tonino Guerra, Giorgio Salvioni dal romanzo La settima vittima di Robert Sheckley; interpreti: Marcello Mastroianni, Ursula Andress, Elsa Martinelli, Salvo Randone, Massimo Serato, Lucie Bonifassy; origine: Italia; durata: 90’
«Attraverso la fantascienza diamo un quadro psichico del tempo e il nostro pessimismo è davvero palese: mai ho letto un racconto di fantascienza che desse un’immagine del futuro liberato dalla paura, radicato nella speranza. L’unico progresso che questa letteratura sembra ammettere, fondatamente, per il nostro futuro, è quello tecnico, ma aberrante e antiumano».
Elio Petri, 1965

ore 19.00
Le Procès (Il processo, 1962)                                                                         
Regia: Orson Welles; soggetto e sceneggiatura: Orson Welles dal romanzo omonimo di Franz Kafka; interpreti: Anthony Perkins, Orson Welles, Jeanne Moreau, Romy Schneider, Elsa Martinelli, Suzanne Flon; origine: Francia-Italia-Germania; durata: 120’
«Avrei dovuto fare un film con lui già in precedenza ma per motivi personali dovetti rinunciare. Poi, a Parigi, Welles mi chiamò per Il processo e fu un’esperienza indimenticabile. Nel lavoro, Orson Welles è un regista che lascia molta libertà agli attori. Io ho seguito tutto il film, anche le scene in cui non lavoravo, ed ero l’unica persona autorizzata a farlo, grazie al rapporto di amicizia che avevo con lui. Facevo parte della sua piccola cerchia di amici, tanto è vero che la sera cenavamo noi due, da soli, mentre la troupe se ne stava in disparte. Un vero privilegio».
Elsa Martinelli, 2006

ore 21.00
Garofano rosso (1976)                                                                                   
Regia: Luigi Faccini; soggetto e sceneggiatura: Paquito Del Bosco, Luigi Faccini dal romanzo omonimo di Elio Vittorini; interpreti: Miguel Bosè, Elsa Martinelli, Denis Karvil, Lucia Bosè, Giuseppe Atanasio, Isa Barzizza; origine: Italia; durata: 113’
«Quando ho fatto Garofano rosso, interpretato dal giovane Miguel Bosè, ho subito il peso della personalità di Vittorini. Il romanzo, la sostanza stessa del film non mi hanno lasciato una grande libertà. Fare un film di Vittorini significava adottare in qualche modo la sua ottica, che non è la mia totalmente. Ma mi attiravano del romanzo l’uscita dall’adolescenza di qualcuno che vive sotto il fascismo, il rifiuto della violenza fascista in termini di coscienza morale, di etica borghese. C’era il fascismo già al potere, il fascismo degli anni Trenta, che non era più quello della marcia su Roma, era quello del dopo Matteotti, sicuro dei suoi strumenti di potere e con una cultura della violenza antiborghese ma già strumentalizzata».
Luigi Faccini, «Jeune Cinéma», n. 132, 1981

domenica 7

ore 17.00

“Commedie & Drammi”

L’amica (1969)                                                                                                
Regia: Alberto Lattuada; soggetto: Mario Cecchi Gori, Giovanna Gagliardo; sceneggiatura: Alberto Lattuada, Alberto Silvestri, Franco Verucci; interpreti: Lisa Gastoni, Gabriele Ferzetti, Jean Sorel, Elsa Martinelli, Frank Wolff, Ray Lovelock; origine: Italia; durata: 105’
«Continuando il discorso a suo tempo iniziato con Guendalina e I dolci inganni, Lattuada affronta ne L’amica temi non nuovi al cinema e alla propria filmografia, quali l’amoralità della borghesia, il senso di solitudine nella grande città, la crisi del rapporto coniugale […]. Seguendo il personaggio con palese affetto, Lattuada ha modo di gettare uno sguardo corrosivo sulla Milano bene».
Angelo Zanellato, L’uomo (cattiva sorte): il cinema di Lattuada, Liviana Editrice, 1973

ore 19.00
Pelle viva (1962)                                                                                             
Regia: Giuseppe Fina; soggetto e sceneggiatura: Giuseppe Fina, Carlo Castellaneta; interpreti: Raoul Grassilli, Elsa Martinelli, Franco Sportelli, Osvaldo Azzini, Roberto Barbieri, Narcisa Bonati; origine: Italia; durata: 98’
«Due presenze, quella del décor e quella di Elsa Martinelli, riassumono i pregi del film. In Pelle viva il décor è valorizzato in due sensi; innanzitutto come dato descrittivo, diciamo documentaristico. Il film in questo senso ci informa sulle condizioni di vita dell’operaio “pendolare” medio delle fabbriche del Nord, sullo svolgimento della sua giornata, senza un proposito direttamente polemico. […] L’apparizione di Rosaria (Elsa Martinelli) nella piattaforma del treno sembra illuminare questo mondo: ci accorgiamo presto però che la luce non viene da fuori ma da dentro. Essi appartengono allo stesso mondo, Rosaria riflette Andrea: entrambi, all’interno della professione che la società ha loro riservato, essere donna ed essere operaio, sono “messi a parte”, l’una in quanto ragazza-madre e l’altro in quanto disturbatore».
Adriano Aprà, in «Filmcritica», settembre 1964

ore 21.00
The V.I.P.S. (International Hotel, 1963)                                                        
Regia: Anthony Asquith; soggetto e sceneggiatura: Terence Rattigan; interpreti: Elizabeth Taylor, Richard Burton, Louis Jourdan, Margareth Rutherford, Orson Welles, Elsa Martinelli; origine: Gran Bretagna; durata: 119’
«Feci il film accanto a Orson Welles. Come tutti sanno, lui spesso accettava di interpretare dei film per denaro, aveva sempre bisogno di molti soldi per finanziare i suoi progetti da regista. Ed era molto contento quando sapeva che in quei film c’ero anch’io. È stato così per International Hotel e anche per Marco Polo. Giravamo International Hotel a Londra, e tutte le sere Welles mi portava a teatro con lui, e lì ho scoperto tutti i più grandi interpreti shakespeariani».
Elsa Martinelli, 2006

lunedì 8
chiuso

9-19 maggio
Le Città Visibili: Parigi La capitale francese in oltre 40 film

Si inaugura quest’anno la manifestazione Le Città Visibili, che ha come filo conduttore le città del mondo e il reciproco legame che le unisce al cinema: la città come ingrediente drammatico fondamentale in molti film, dunque, e il cinema come strumento di esplorazione, interpretazione e memoria delle città. Questa prima edizione è dedicata a Parigi, sia per il ruolo chiave che la capitale francese detiene nell’immaginario cinematografico di larga parte del pubblico, sia per celebrare il cinquantenario del gemellaggio che dal 1956 la lega a Roma. Promossa dall’Associazione Culturale La Farfalla sul Mirino e dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, l’iniziativa ha ricevuto il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma ed è stata organizzata con il contributo del Servizio Culturale dell’Ambasciata di Francia e dell’Unione Latina. Articolato per giornate tematiche, il programma spazia dai grandi classici del passato ai film più recenti, dai documentari meno visti (tra cui diversi inediti e moltissime rarità) a un’anteprima nazionale, Les Mauvais Jouers di Frédéric Balekdjian. Senza dimenticare naturalmente l’evento di apertura della rassegna, la proiezione di Paris qui dort, accompagnata dal vivo al pianoforte dal M° Antonio Coppola, e l’incontro con Luciano Emmer previsto per domenica 14 maggio, nella giornata dedicata ai registi italiani a Parigi e realizzata in collaborazione con l’Associazione Roma Città di Cinema e con la manifestazione Passeggiate a Parigi. Si desidera inoltre ringraziare, per il sostegno all’iniziativa, la Cineteca Griffith, il Goethe Institut Rom, la Mikado Film, la Lab80 e il Cinema Dei Piccoli, dove la rassegna continuerà dal 20 al 23 maggio con i film dei registi americani ed europei ambientati a Parigi.
info: www.lafarfallasulmirino.it

martedì 9

ore 17.00

“Un regista parigino: omaggio a René Clair”

Porte des Lilas(Il quartiere dei Lillà, 1957)
Regia: René Clair; soggetto e sceneggiatura: R. Clair, Jean Aurel; interpreti: Pierre Brasseur, Georges Brassens, Henry Vidal, Dany Carrel; origine: Francia-Italia; durata: 95’
Maestro della commedia francese nel pieno della maturità, Clair gioca la carta di un melodramma a tinte forti, con al centro un triangolo amoroso tra gangster senza scrupoli, giovani sprovvedute e innamorati delusi. Strepitosi i due protagonisti, Pierre Brasseur e soprattutto il grande Georges Brassens. Candidato all’Oscar come miglior film straniero.

ore 19.00
Quatorze juillet(Per le vie di Parigi, 1932)                                                  
Regia: René Clair; soggetto e sceneggiatura: R. Clair; interpreti: Georges Rigaud, Annabella, Pola Illery, Raymond Cordy; origine: Francia; durata: 97’; v.o. - sott. it.
Jean è un giovane che ha subito una delusione d’amore per colpa di Pola, Anna è una fioraia vicina di casa di Jean e segretamente innamorata di lui. Proprio quando tra i due inizia a sbocciare un sentimento, il passato torna a bussare alla porta…Una commedia spassosa, animata dal tocco del miglior Clair (che peraltro rinuncia alla consueta ambientazione borghese per seguire gli operai parigini), sullo sfondo di una città al massimo dello splendore per i festeggiamenti del 14 luglio.

ore 21.00
Entr’acte (1924)                                                                                             
Regia: René Clair; soggetto e sceneggiatura: R. Clair, Francis Picabia; interpreti: Jean Börlin, Francis Picabia, Man Ray, Marcel Duchamp, Erik Satie; origine: Francia; durata: 22’
Sfilata di immagini in libertà in pieno stile dada, il celeberrimo corto di Clair fu pensato inizialmente come intermezzo per un balletto istantaneista di Picabia e Satie. Secondo lo stesso autore, l’immagine di questo lavoro «distolta dal suo dovere di significare, nasce ad una esistenza concreta».

La Tour (1928)
Regia: René Clair; origine: Francia; durata: 10’; 16mm
Con una sinfonia visiva di grande fascino, il regista torna a filmare la Tour Eiffel, soffermandosi in particolare sulle sue architetture metalliche e sul loro potenziale “valore ottico”.

Onésime horloger (1912)
Regia: Jean Durand; soggetto e sceneggiatura: Louis Feuillade; interpreti: Ernest Bourbon, Gaston Modot, Raymond Aimos, Berthe Dagmar; origine: Francia; durata: 6’; 16mm
Onésime vuole sbrigarsi al lavoro, così manda avanti gli orologi: il mondo, però, inizia a correre all’impazzata… Raro gioiello di Jean Durand (che nel 1912 dedicò diverse comiche alle disavventure dello protagonista), noto soprattutto per aver ispirato il più celebre Paris qui dort.

Paris qui dort  (1924)
Regia: René Clair; soggetto e sceneggiatura: R. Clair; interpreti: Henri Rollan, Albert Préjan, Marcel Vallée, Madeleine Rodrigue; origine: Francia; durata: 61’; v.o. - sott. it.
Protagonista di questo piccolo grande film è il guardiano della Tour Eiffel, che vive all’ultimo piano e guarda Parigi dall’alto: quando scende per fare un giro si accorge che la città è diventata misteriosamente immobile… Uno dei più sentiti omaggi alla capitale francese, perfettamente in bilico tra poesia e ironia, tra i trucchi di Méliès e lo slapstick di Mack Sennett.
Accompagnamento dal vivo al pianoforte: M° Antonio Coppola

mercoledì 10

ore 17.00

“Parigi tra realismo e poesia”

Ménilmontant (1926)                                                                                     
Regia: Dimitri Kirsanoff; soggetto e sceneggiatura: D. Kirsanoff; interpreti: Nadia Sibirskaïa, Yolande Beaulieu, Guy Belmont, Jean Pasquier; origine: Francia; durata: 34’; 16mm
Filmato nell’inverno del 1924 nei sobborghi poveri dell’omonimo quartiere, con uno spirito a metà tra melodramma e avanguardia storica, il film fu all’inizio fortemente osteggiato dai distributori parigini. Recuperato in seguito da Jean Tedesco per una presentazione al Vieux-Colombier, contribuì al successo del mitico teatro, diventando un piccolo classico del cinema francese degli anni venti.

Au Bonheur des dames(Il tempio delle tentazioni, 1929)
Regia: Julien Duvivier; soggetto: dal romanzo di Émile Zola Il paradiso delle signore; sceneggiatura: Noël Renard; interpreti: Dita Parlo, Pierre de Guingand, Germaine Rouer, Armand Bour; origine: Francia; durata: 90’
La piccola orfanella Denise si trasferisce a Parigi nella speranza di poter lavorare nel negozio del nonno. Ma il grande magazzino che ha aperto dall’altra parte della strada sta strangolando tutti i piccoli commercianti. Julien Duvivier aggiorna il romanzo Il Paradiso delle Signore (1883) di Émile Zola, sfoltendone la vicenda e puntando molto sulla rappresentazione pulsante della vita cittadina. Protagonista la giovane Dita Parlo, che ritroveremo ne L’Atalante di Vigo.

ore 19.15
La Traversée de Paris (La traversata di Parigi, 1956)                                  
Regia: Claude Autant-Lara; soggetto: da un racconto di Marcel Aymé; sceneggiatura: Jean Aurenche, Pierre Bost; interpreti: Jean Gabin, Bourvil, Louis de Funès, Jeannette Betti, Robert Arnoux; origine: Francia; durata: 85’; 16mm
Nella Parigi occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, un “borsaro nero” si fa aiutare da un pittore per trasportare due valigie piene di carne di maiale. Attraverso una città spoglia e dolente, Autant-Lara segue i suoi protagonisti con uno sguardo partecipe e cinico al tempo stesso, permettendo a Gabin e Bourvil (pseudonimo di André Raimbourg) due delle migliori prove della loro carriera.

ore 21.00
Hôtel du Nord(Albergo Nord, 1938)                                                             
Regia: Marcel Carné; soggetto: da un romanzo di Eugène Dabit; sceneggiatura: Jean Aurenche, Henri Jeanson; interpreti: Annabella, Jean-Pierre Aumont, Arletty, Louis Jouvet; origine: Francia; durata: 95’
Lo splendore di una Parigi da sogno fa da cornice al tormentato triangolo amoroso tra la bella Renée, il suo fidanzato Pierre e il procuratore Edmond, che vorrebbe sposarla nonostante lei pensi ancora al suo primo amore… Dopo il successo de Il porto delle nebbie, il film consacra definitivamente Marcel Carné come il caposcuola della grande stagione del realismo poetico. Straordinaria la scenografia firmata da Alexandre Trauner.

giovedì 11

ore 17.00

“La città in nero”

L’Assassin habite au 21(L’assassino abita al 21, 1942)                              
Regia: Henri-Georges Clouzot; soggetto: da un romanzo di Stanislas-André Steeman; sceneggiatura: H.G. Clouzot, Stanislas-André Steeman; interpreti: Pierre Fresnay, Suzy Delair, Jean Tissier, Noël Roquevert; origine: Francia; durata: 84’
L’ispettore Wens è arrivato a Parigi per dare la caccia ad un misterioso assassino, che lascia sulle sue vittime un biglietto da visita. Quando sembra aver arrestato il colpevole, ecco che un’altra persona viene uccisa… Tratto da un romanzo di Stanislas-André Steeman, l’esordio del maestro indiscusso del noir francese è un’opera spartiacque, che lavora sul genere rendendolo più cupo, ma allo stesso tempo anche maggiormente incisivo e dinamico.

ore 19.00
Touchez pas au Grisbi(Grisbì, 1954)                                                           
Regia: Jacques Becker; soggetto: da un romanzo di Albert Simonin; sceneggiatura: J. Becker, Maurice Griffe, Albert Simonin; interpreti: Jean Gabin, Jeanne Moreau, Delia Scala, Lino Ventura; origine: Francia-Italia; durata: 94’
Tra il gangster Max e il cospicuo malloppo che ha messo da parte si frappongono una serie di imprevisti, tra cui il rapimento del suo compare Riton. In mezzo a mille tradimenti e colpi di scena, Jean Gabin dà vita la suo personaggio più famoso, diretto da un Jacques Becker raramente così ispirato. Opera chiave del noir francese, Grisbì ha regalato al proprio leggendario protagonista la Coppa Volpi a Venezia.

ore 21.00
Le Samouraï(Frank Costello faccia d’angelo, 1967)                                    
Regia: Jean-Pierre Melville; soggetto: da un romanzo di Joan McLeod; sceneggiatura: J.P. Melville; interpreti: Alain Delon, François Périer, Nathalie Delon; origine: Francia; durata: 107’
Un killer professionista soprannominato “Il samurai” uccide per contratto il proprietario di un night club. Dopo l’esecuzione, però, i mandanti non rispettano i patti e la polizia inizia a braccarlo sempre più da vicino. Tratto da un romanzo di Joan McLeod, è uno dei migliori noir di Melville, che rielabora con intelligenza i modelli americani. La citazione che apre il film, fintamente tratta dal Bushido, è opera dello stesso regista.

venerdì 12
ore 17.00
“Parigi en plein air: nouvelle vague e dintorni”
Paris vu par... (1965)                                                                                     
Regia: Claude Chabrol (La Muette), Jean Douchet (Saint-Germain-des-Près), Jean-Luc Godard (Montparnasse-Levallois), Jean-Daniel Pollet (Rue Saint-Denis), Eric Rohmer (Place de l’Étoile), Jean Rouch (Gare du Nord); soggetto e sceneggiatura: Claude Chabrol (La Muette), Jean Douchet e Georges Keller (Saint-Germain-des-Près), Jean-Luc Godard (Montparnasse-Levallois), Jean-Daniel Pollet (Rue Saint-Denis), Eric Rohmer (Place de l’Étoile), Jean Rouch (Gare du Nord); interpreti: Jean-Pierre Andréani, Stéphane Audran, Nadine Ballot, Serge Davri, Micheline Dax, Marcel Gallon, Philippe Hiquilly, Jean-Michel Rouzière; origine: Francia; durata: 95’; v.o. sott. ingl.
L’amore nella “città dell’amore”, in sei brevi episodi diretti da altrettanti maestri del cinema francese, capaci di raccontare Parigi in maniera spigliata e anticonvenzionale. Girati con le tecniche leggere del documentario, i segmenti nascono dall’idea del produttore e regista Barbet Schroeder, intenzionato a testimoniare il profondo cambiamento urbano che la città sta subendo: ogni episodio, non a caso, è ambientato in un quartiere diverso.

ore 19.00
Zazie dans le métro(Zazie nel metrò, 1959)                                                 
Regia: Louis Malle; soggetto: dal romanzo omonimo di Raymond Queneau; sceneggiatura: L. Malle, Jean-Paul Rappeneau; interpreti: Catherine Demongeot, Philippe Noiret, Vittorio Caprioli, Carla Marlier; origine: Francia; durata: 88’; v.o. sott. it.
In visita presso lo zio, la piccola Zazie si lancia alla scoperta delle bellezze e della follia di Parigi, anche se uno sciopero mette a repentaglio il suo grande sogno: viaggiare in metrò. Terzo lungometraggio di finzione del regista, è considerato da molti la sua opera più “aperta” e provocatoria, capace di rielaborare in chiave cinematografica lo sperimentalismo linguistico e lo humour frizzante di Queneau.

ore 21.00
À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro, 1960)                                           
Regia: Jean-Luc Godard; soggetto: François Truffaut; sceneggiatura: J.L. Godard; interpreti: Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger; origine: Francia; durata: 87’; v.o. sott. it.
Ricercato dalla polizia per omicidio, il ladruncolo Michel Poiccard ritrova a Parigi l’amica Patricia, che vuole convincere a fuggire con lui. Tra citazionismo cinefilo e piena libertà creativa, il film che ha aperto la stagione della “Nouvelle Vague” francese e ha quindi rivoluzionato la storia del cinema europeo. Forse il capolavoro più celebre di Godard, sicuramente una “summa” irraggiungibile in grado di essere sia manifesto stilistico che teorico di un nuovo modo di pensare e fare cinema.

sabato 13
ore 17.00
Quatre nuits d’un rêveur(Quattro notti di un sognatore, 1971)                  
Regia: Robert Bresson; soggetto: dal romanzo di Dostoevskij Le notti bianche; sceneggiatura: R. Bresson; interpreti: Isabelle Weingarten, Guillaume des Forêts, Jean-Maurice Monnoyer; origine: Francia; durata: 90’; 16mm
Martha viene salvata dal suicidio dal giovane pittore Jacques, a cui racconta la sua storia, legata all’amore per un uomo che aveva affittato una sua stanza e che poi non è più tornato. La solitudine e la speranza secondo Bresson, in un film di eccezionale rigore e intensità, liberamente ispirato a “Le Notti Bianche” di Dostoevskij (opera peraltro già adattata per lo schermo da Roscial e Stroeva, Dreville e Visconti).

ore 19.00
Baisers volés(Baci rubati, 1968)                                                                    
Regia: François Truffaut; soggetto e sceneggiatura: F. Truffaut, Claude de Givray, Bernard Revon; interpreti: Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Delphine Seyrig, Michael Lonsdale; origine: Francia; durata: 90’; v.o. - sott. it.
Terzo incontro tra Truffaut e il suo alter ego del cuore Antoine Doinel (dopo “I Quattrocento Colpi” e l’episodio “Antoine e Colette”), il film è uno dei più leggeri e briosi del regista: stavolta il personaggio di Léaud si divide tra la ricerca di un lavoro decente e quella di un amore che non sia solo passeggero... Soave prova registica al servizio di attori in stato di grazia. Candidato all’Oscar come miglior film straniero.

ore 21.00
La maman et la putain (1973)                                                                       
Regia: Jean Eustache; soggetto e sceneggiatura: Jean Eustache; interpreti Bernadette Lafont, Jean-Pierre Léaud, Françoise Lebrun, Isabelle Weingarten; origine: Francia; durata: 209’; v.o. - sott. it.
Amori, tradimenti, libertà sessuale e soprattutto esistenziale. Tra sogno ed uso del tempo reale, uno dei film più sperimentali e letterari di Jean Eustache, che ha visto la luce grazie al finanziamento del suo vecchio amico Barbet Schroeder, a sua volta regista e produttore di alcuni film di Rohmer. Splendida Bernadette Lafont, già musa per Chabrol e Truffaut. La pellicola, da molti considerata una delle più significative di tutto il cinema francese degli anni settanta, ottenne il Gran Premio della Giuria a Cannes.

domenica 14

ore 17.00

“Italiani a Parigi” Giornata realizzata in collaborazione con l’Associazione Roma Città di Cinema e con la manifestazione Passeggiate a Parigi
Non toccare la donna bianca (Touche pas à la femme blanche, 1974)        
Regia: Marco Ferreri; soggetto e sceneggiatura: M. Ferreri, Raphael Azcona; interpreti: Marcello Mastroianni, Catherine Deneuve, Michel Piccoli, Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Paolo Villaggio, Alain Cuny; origine: Italia-Francia; durata: 108’
Il più visionario e sulfureo degli autori italiani ambienta la battaglia di Little Big Horn nella capitale francese, dentro un’immensa buca dovuta all’abbattimento dei mercati generali delle Halles. Gli attori più amati da Ferreri sono tutti presenti, primi fra tutti Mastroianni nei panni di un Custer vanitoso e stolido, e Piccoli in quelli di uno strepitoso Buffalo Bill. Gioiello di provocazione socio-politica, il film si anima di una manifesta metafora eversiva quando i Sioux partono alla conquista di Parigi…

ore 19.00
Un mondo nuovo (1965)                                                                                
Regia: Vittorio De Sica; soggetto e sceneggiatura: Cesare Zavattini; interpreti: Nino Castelnuovo, Christine Delaroche, Madeleine Robinson, Pierre Brasseur, Isa Miranda; origine: Italia-Francia; durata: 77’
Un fotografo italiano e una studentessa di provincia si incontrano in città, si amano e devono convivere con il pensiero e le responsabilità del bambino che sta per nascere dalla loro relazione. Zavattini e De Sica si trasferiscono a Parigi per raccontare una storia piena di idealismo e buone intenzioni, che in alcuni momenti restituisce l’immediatezza e la sincerità delle loro opere migliori. Pellicola molto rara, da vedere anche per riapprezzare un attore spesso sottovalutato come Castelnuovo.  

ore 20.30
Incontro con Luciano Emmer

a seguire
Parigi è sempre Parigi (1951)
Regia: Luciano Emmer; soggetto e sceneggiatura: Sergio Amidei, Luciano Emmer, Jean Ferry, Ennio Flaiano, Giulio Macchi, Jacques Rémy; interpreti: Aldo Fabrizi, Lucia Bosè, Ave Ninchi, Marcello Mastroianni, Franco Interlenghi, Paolo Panelli, Vittorio Caprioli, Yves Montand; origine: Italia-Francia; durata: 89’
Le vacanze degli italiani all’estero, in trasferta a Parigi per vedere la partita di calcio: ognuno cerca di divertirsi come può, ma a farla da padrone è il solito provincialismo dei gustosi personaggi in scena. Un Emmer leggero ed effervescente come in Domenica d’Agosto, da cui prende la struttura narrativa ad episodi: dopo la grande stagione del dopoguerra, questo film, scritto tra gli altri da Sergio Amidei, apre le porte alla fase del cosiddetto Neorealismo rosa. Tra gli attori, irresistibili Fabrizi e Panelli.

lunedì 15
chiuso

martedì 16

ore 16.30

“Documenti d’autore”

Paris: les Souverains russes et le Président de la République aux Champs-Élysées                                                                                                            

Lumière n.163; origine: Francia; durata : 1’

Paris: cortège du boeufs gras (char du prince carnaval)
Lumière n. 155, origine: Francia; durata : 1’

Rien que les Heures (1926)
Regia: Alberto Cavalcanti; interpreti: Blanche Bernis, Nina Chousvalowa, Philippe Hériat, Clifford McLaglen; origine: Francia; durata: 45’; 16mm
Opera di grande originalità, probabilmente uno dei primi documentari ad esplorare una città in una prospettiva sociologica. All’epoca venne censurato e lo Studio des Ursulines, in cui era in programmazione, fu addirittura chiuso dalla polizia.

Paris 09-31 (1986)
Regia: Jocelyne Leclercq; origine: Francia; durata: 27’; betacam SP
Realizzato a partire dalle riprese degli operatori di Albert Kahn per le strade di Parigi, il film raccoglie una serie di immagini straordinarie della città all’inizio del secolo, tra cerimonie ufficiali, manifestazioni pubbliche e vita quotidiana.

La Libération de Paris (1944)
Regia: Pierre Denoix; origine: Francia; durata: 10’; betacam SP

Libération (1944)
Regia: R. Seguin e Robert Legrand; origine: Francia; durata: 16’; betacam SP

Scene de la Libération de Paris (1944)
Regia: anonimo; origine: Francia; durata: 5’; betacam SP
Tre brevi film realizzati da cineamatori nell’agosto del 1944, durante i giorni cruciali dei combattimenti in strada per la Liberazione della città, conclusi dall’arrivo di Charles de Gaulle e dei carri americani che sfilano per gli Champs-Élysées.

ore 18.30
La Seine a rencontré Paris (1958)                                                                 
Regia: Joris Ivens; soggetto: Georges Sadoul; commento: Jacques Prévert; origine: Francia; durata: 30’; v.o. sott. ingl.
A partire da un testo di Prévert, il grande maestro olandese compone un poema cinematografico interamente dedicato alla Senna, dispiegando il proprio ineguagliabile gusto figurativo. Gran Premio del cortometraggio a Cannes 1958.

Paris la Belle (1959)
Regia: Pierre Prévert e Marcel Duhamel; commento: Jacques Prévert (recitato da Arletty); origine: Francia; durata: 23’; v.o.
Dalla Provenza, Prévert sogna e racconta la sua città, personificata nella “bella parigina”, che ne incarna l’eterna femminilità e il potere di seduzione.

L’Amour existe (1961)
Regia: Maurice Pialat; origine: Francia; durata: 18’; 16mm; v.o.
Esordio dietro la cinepresa di Pialat, che documenta la vita delle periferie cittadine con sguardo partecipe e militante, senza rinunciare a un notevole rigore estetico.

Mai 1968 – Cinetracts 1ère et 2eme série (1968)
Regia: anonimo; origine: Francia; durata: 68’; betacam SP
Una raccolta realizzata dal Forum des Images in cui si alternano diversi frammenti muti girati da cineamatori durante il maggio parigino e la protesta studentesca al Quartiere Latino.

ore 21.00
De l’autre côté du périph’(1997)                                                                  
Regia Bertrand e Nils Tavernier; soggetto: B. Tavernier; origine: Francia; durata: 150’; betacam SP; v.o. sott. ingl.
In risposta a una lettera di sfida del sindaco di Parigi, Tavernier e il figlio Nils si trasferiscono per diversi mesi nel quartiere di Grands-Pêchers a Montreuil, girando un documentario: il risultato è un film lucido e appassionante sulla vita nelle banlieues, in cui il regista conferma ancora una volta la capacità di un impegno sociale ed estetico di rara coerenza. Girato originariamente per la televisione e in due puntate, il film è inedito in Italia.

mercoledì 17

ore 17.00

“Le strade della città”

J’embrasse pas (Niente baci sulla bocca, 1991)                                           
Regia: André Téchiné; soggetto: Jacques Nolot ; sceneggiatura: A. Téchiné, Isabelle Coudrier-Kleist, Michel Grisolia, Jacques Nolot; interpreti: Manuel Blanc, Emmanuelle Béart, Philippe Noiret, Ivan Desny; origine: Francia-Italia; durata: 115’
Arrivato a Parigi, il giovane Pierrot inizia con un lavoro precario in un ospedale. Ben presto, però, finisce nel giro della prostituzione maschile, dove verrà a contatto con un’umanità disperata e vitale, incarnata dalla bella Ingrid. Il cinema duro di Téchiné si compone in un’apologia morale sulla “diseducazione metropolitana”, ancorata a un ritratto di Parigi livido e impietoso. Premio César alla giovane promessa Manuel Blanc.  

ore 19.00
Le signe du Lion(Il segno del leone, 1959)                                                   
Regia: Eric Rohmer; soggetto e sceneggiatura: E. Rohmer, Paul Gegauff; interpreti: Jess Hahn, Van Doude, Michèle Girardon, Jean Le Poulain; origine: Francia; durata: 100’; v.o. sott. it.
Le disavventure di Pierre, compositore squattrinato che, dopo aver visto sfumare una possibile eredità, si lascia vagare per la metropoli fino quasi a diventare un barbone. Esordio alla regia di Eric Rohmer, che sceglie i toni della commedia psicologica e gira una delle opere chiave della Nouvelle Vague, innovativa anche nei lunghi pedinamenti urbani sulle orme del protagonista.

ore 21.00
Les Amants du Pont-Neuf(Gli amanti del Pont-Neuf, 1991)                      
Regia: Leos Carax; soggetto e sceneggiatura: L. Carax; interpreti: Juliette Binoche, Denis Lavant, Klaus Michael Grüber; origine: Francia; durata: 125’
Storia d’amore disperata e poetica tra due emarginati, il circense Alex e la sfortunata Michèle, pittrice destinata a diventare cieca. Il film più visionario e spudoratamente romantico di Leos Carax, veicolo perfetto per la passione recitativa della Binoche. Grande esempio di cinema popolare e personale al tempo stesso, Gli amanti del Pont-Neuf ha segnato indelebilmente il cinema francese dei primi anni ’90.

giovedì 18

ore 17.00

“Parigi oggi: drammi e passioni di una città multiculturale”

Les Gens des baraques (1995)                                                                      
Regia: Robert Bozzi; origine: Francia; durata: 87’; betacam SP; v.o. sott. ingl.
Nel 1970, su commissione del Partito Comunista Francese, Robert Bozzi gira un documentario dedicato agli immigrati della bidonville di Francs-Moisins a Saint-Denis. Dopo venticinque anni, il regista decide di farvi ritorno e ritrovare alcuni dei baraccati intervistati un tempo, tentando di tracciare un bilancio sull’evoluzione della società. Inedito in Italia.

ore 19.00
Le Cri du coeur(Il grido del cuore, 1994)                                                    
Regia: Idrissa Ouédraogo; soggetto e sceneggiatura: Jacques Akchoti, Robert A. Gardner, I. Ouédraogo; interpreti: Richard Bohringer, Saïd Diarra, Félicité Wouassi, Alex Descas; origine: Burkina Faso-Francia; durata: 86’; v.o. sott. it.
Nato nel Mali, il piccolo Moktar raggiunge il padre emigrato a Parigi, ma fa molta fatica ad adattarsi a una cultura e a una città che gli sono estranee. Menzione d’onore a Venezia, il film del maestro africano racconta con delicatezza uno spaesamento esistenziale: l'Africa innanzitutto è una condizione dello spirito, che ogni emigrato porta con sé.

ore 21.00
La Haine(L’odio, 1995)                                                                               
Regia: Mathieu Kassowitz; soggetto e sceneggiatura: M. Kassowitz; interpreti: Vincent Cassel, Hubert Koundé, Saïd Taghmaoui, Abdel Ahmed Ghili; origine: Francia; durata: 97’
Il film più “arrabbiato” degli anni novanta, che sconvolse Cannes vincendo il premio per la regia, descrive la giornata di tre ragazzi in una Parigi carica di violenza e tensioni razziali. Con un bianco e nero tagliente come una lama, Kassovitz firma il suo primo lungometraggio, lanciando un allora sconosciuto ma già efficacissimo Vincent Cassel. Un’opera urlata e lacerante, ancora di grande attualità.

venerdì 19
ore 17.00
Babelville(1994)                                                                                             
Regia: Philippe Baron; origine: Francia; durata: 58’; betacam SP; v.o.
Belleville non è solo uno dei più celebri quartieri popolari di Parigi, ma è una vera e propria culla del meticciato, un mondo a parte dove si raccolgono immigrati da tutto il mondo e si intrecciano decine di lingue diverse. Anche quando vi si abbatte la dura politica delle espulsioni iniziata nei primi anni novanta, i suoi abitanti riescono a opporre resistenza grazie a un’inesausta solidarietà umana.

ore 18.30
La Faute à Voltaire(Tutta colpa di Voltaire, 2000)                                     
Regia: Abdel Kechiche; soggetto e sceneggiatura: A. Kechiche; interpreti: Sami Bouajila, Élodie Bouchez, Bruno Lochet, Aure Atika; origine: Francia; durata: 128’
Il giovane “sans papier” tunisino Jallel si dibatte in una Parigi ostile e sotterranea, piena di contraddizioni ma anche di vitalità e altruismo. Esordio alla regia di Abdel Kechiche, che ha a disposizione la nuova “musa” del cinema francese di impegno civile, la bravissima Élodie Bouchez. Opera di folgorante sincerità nel suo sapersi aggrappare come poche altre a volti, luoghi, sensazioni e atmosfere.

ore 21.00
Les Mauvais joueurs (2005)                                                                          
Regia: Frédéric Balekdjian; soggetto e sceneggiatura: F. Balekdjian; interpreti: Pascal Elbé, Simon Abkarian, Isaac Sharry, Linh Dan Pham, Teng Fei Xiang; origine: Francia; durata: 85’; v.o. sott. it.
Parigi, quartiere di Sentier. Il giovane Vahe si trova in una situazione piuttosto complicata: con l’avvicinarsi del Natale scopre che la sua vita sta andando a pezzi, perché non poggia su nessuna base solida: il negozio del padre sta chiudendo per debiti, la sua donna l’ha abbandonato e il giro di piccole truffe che organizza con i suoi compagni non gli basta più… Presentato con successo al festival di Berlino 2005, l’esordio di Balekdjian si è segnalato in patria come uno dei più interessanti della passata stagione.
Anteprima nazionale

20-25 maggio

L’Italia va a Cannes

Il cinema italiano e il Festival di Cannes: un amore a prima vista che risale alla prima edizione del 1946, quando Roma città aperta di Rossellini vinse il Grand Prix ex aequo con altri film. Da allora si sono susseguiti i riconoscimenti, soprattutto nel periodo d’oro del cinema italiano, dagli inizi degli anni Cinquanta alla fine degli anni Sessanta. De Sica, Castellani, Giannini, Lizzani, Fellini, Antonioni, Germi, Visconti, Petri, Rosi, Scola, Olmi, i fratelli Taviani, Ferreri, fino ad Amelio, Tornatore, Benigni e Moretti: l’elenco dei premiati è lunghissimo e racchiude il meglio di sessant’anni di cinema italiano, a conferma della capacità di un Festival come Cannes di percepire la vitalità della nostra cinematografia. La rassegna propone una selezione di film italiani premiati a Cannes, suddivisa per temi, in contemporanea all’edizione 2006 del Festival.

sabato 20

ore 17.00

“Il cinema racconta la Storia”

La notte di San Lorenzo (1982)                                                                     

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: P. e V. Taviani; sceneggiatura: Giuliani De Negri, Tonino Guerra, P. e V. Taviani; interpreti: Omero Antonutti, Margarita Lozano, Claudio Bigagli, Miriam Guidelli, Massimo Bonetti, Dario Cantarelli; origine: Italia; durata: 105’

Il 10 agosto del 1944 la popolazione di San Miniato, guidata da un contadino, fugge per i campi per sottrarsi alla rappresaglia nazista e raggiungere gli alleati. Una pagina di storia raccontata a un bambino una notte di San Lorenzo per non dimenticare l’orrore e riscoprire il senso di una solidarietà ormai perduta. Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes 1982.

ore 19.00
Il caso Mattei (1972)                                                                                       

Regia: Francesco Rosi; soggetto e sceneggiatura: F. Rosi, Tonino Guerra; collaborazione alla sceneggiatura: Nerio Minuzzo, Tito De Stefano; interpreti: Gian Maria Volonté, Luigi Squarzina, Renato Romano, Peter Baldwin, Franco Graziosi, Gianfranco Ombuen; origine: Italia; durata: 118’

Vita, morte e battaglie di Enrico Mattei, presidente dell’Eni, tragicamente scomparso in un misterioso incidente aereo. Film-inchiesta per antonomasia, dal ritmo incalzante, nel quale si intrecciano inserti televisivi, interventi di testimoni e di giornalisti, ricostruzioni documentarie, tese alla ricerca di una sfuggente verità. Volonté rende appieno la complessa personalità di Mattei, contribuendo a perpetuare il mistero che avvolge la sua figura. Un film che ha fatto scuola. Grand Prix al Festival di Cannes 1972 ex aequo con La classe operaia va in paradiso di Petri.

ore 21.00
La vita è bella (1997)                                                                                      

Regia: Roberto Benigni; soggetto e sceneggiatura: R. Benigni, Vincenzo Cerami; interpreti: R. Benigni, Nicoletta Braschi, Giustino Durano, Giuliana Lojodice, Sergio Bustric, Claudio Alfonsi; origine: Italia; durata: 110’

Negli anni del fascismo l’ebreo Guido si innamora della maestrina Dora e la sposa. Dopo le leggi razziali Guido viene deportato insieme al figlio in un campo di concentramento, dove fa credere a Giosuè che è tutto un gioco. Il film più amato e celebrato di Benigni, che sconfigge il male con l’arma della fantasia, trovando la giusta misura fra dramma e poesia, degno emulo del Lubitsch di Vogliamo vivere. Gran Premio al Festival di Cannes 1998.

domenica 21

ore 17.00

“Femminile, plurale”

Due soldi di speranza (1952)                                                                                                                                                
Regia: Renato Castellani; soggetto: R. Castellani, Ettore M. Margadonna; sceneggiatura: R. Castellani, Titina De Filippo; interpreti: Maria Fiore, Vincenzo Musolino, Filomena Russo, Luigi Astarita, Luigi Barone, Carmela Cirillo; origine: Italia; durata: 95’
Antonio e Carmela si amano ma sono troppo poveri per potersi sposare. Nonostante le difficoltà, Antonio decide di compiere il grande passo. I compaesani provvederanno alla loro felicità. Esaltato da Aristarco, il quale lodò il dialogo, supervisionato da Titina De Filippo («forse il più suggestivo del cinema italiano), e apprezzò «quel suo dare della miseria e dei modi di vivere un’idea vivace e divertente». Capostipite del neorealismo rosa, ma in realtà, soprattutto, grande esempio di cinema popolare. Gran Premio al Festival di Cannes 1952 ex aequo con Otello di Orson Welles.

ore 19.00
Ciao maschio (1978)                                                                                       

Regia: Marco Ferreri; soggetto: M. Ferreri; sceneggiatura: M. Ferreri, Rafael Azcona, Gérard Brach; interpreti: Gérard Depardieu, James Coco, Marcello Mastroianni, Geraldine Fitzgerald, Gail Lawrence, Mimsy Farmer; origine: Italia-Francia; durata: 100’

Il giovane Lafayette vive a New York, dove si divide fra un teatrino off gestito da alcune femministe e il museo delle cere di Roma antica, finché un giorno un amico gli regala un piccolo scimpanzé. Film sulla paternità, sulle paura e l’aridità dell’uomo, in una New York angosciante che ben riflette la visione apocalittica del mondo propria di Ferreri. Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes 1978.

ore 21.00
Identificazione di una donna (1982)                                                             

Regia: Michelangelo Antonioni; soggetto: M. Antonioni; sceneggiatura: M. Antonioni, Gérard Brach; collaborazione alla sceneggiatura: Tonino Guerra; interpreti: Tomas Milian, Daniela Silverio, Christine Boisson, Lara Wendel, Veronica Lazar, Enrica Fico; origine: Italia-Francia; durata: 129’

Regista alla ricerca di un personaggio femminile per un suo film conosce due giovani donne con le quali, a distanza di poco tempo, vive travagliate storie d’amore. Il film gli sfugge di mano e, con esso, la sua esistenza. Antonioni gira attorno al vuoto cercando di colmarlo con le emozioni, ma i sentimenti si negano al suo alter ego. Premio per il 35° anniversario del Festival di Cannes nel 1982.

lunedì  22
chiuso

martedì 23

ore 17.00

“Padri e figli”

Padre padrone (1977)                                                                                    

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: liberamente tratto dal romanzo omonimo di Gavino Ledda; sceneggiatura: P. e V. Taviani; interpreti: Omero Antonutti, Saverio Marconi, Marcella Michelangeli, Fabrizio Forte, Stanko Molnar, Nanni Moretti; origine: Italia, durata: 111’

Il pastore Gavino, costretto dal padre nell’infanzia ad abbandonare la scuola, durante il servizio militare comincia a studiare e a prendere coscienza di sé. Tornato in Sardegna, trova la forza per ribellarsi al padre. «È un film razionale e lucido che assomiglia al paesaggio sardo: ventoso e scabro, enigmatico e violento, soffuso di una luce che gli dà la nobiltà maestosa di un quadro antico» (Morandini). Palma d’oro (la giuria era presieduta da Roberto Rossellini che sostenne il film) e Premio della Critica Internazionale al Festival di Cannes 1977.

ore 19.00
Il ladro di bambini (1992)                                                                             

Regia: Gianni Amelio; soggetto e sceneggiatura: G. Amelio, Sandro Petraglia, Stefano Rulli; interpreti: Enrico Lo Verso, Valentina Scalici, Giuseppe Ieracitano, Renato Carpentieri, Florence Darel, Marina Golovine; origine: Italia-Francia; durata: 112’

Un giovane carabiniere viene incaricato di accompagnare l’undicenne Rosetta, costretta dalla madre a prostituirsi, e il fratellino Luciano in un orfanotrofio di Civitavecchia, che però rifiuta di accoglierli. Il loro viaggio prosegue fino in Sicilia, facendo tappa a casa del carabiniere. «Un aggiornato viaggio in Italia in senso rosselliniano dove allo squallore morale e ambientale del Belpaese si contrappone un umanesimo povero e irriducibile anche di fronte alla sconfitta» (Mereghetti). Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 1992.

ore 21.00
La stanza del figlio (2001)                                                                             

Regia: Nanni Moretti; soggetto: N. Moretti; sceneggiatura: Linda Ferri, N. Moretti, Heidrun Schleef; interpreti: N. Moretti, Laura Morante, Jasmine Trinca, Giuseppe Sanfelice, Silvio Orlando, Stefano Accorsi; origine: Italia; durata: 90’

La serena esistenza dello psicanalista Giovanni Sermonti è travolta dalla morte del figlio in un’immersione subacquea. Il vuoto che ne consegue, vissuto in maniera differente da Sermonti, dalla moglie e dalla figlia, spinge ciascuno di essi a ridefinire il senso la propria vita, finché l’arrivo di un amica del figlio li obbliga a rimettersi in gioco. Il più maturo dei film di Moretti che «sfiora i confini del mélo, raggelandolo. [...] Lo spettatore si commuove non soltanto per il dolore dei personaggi con cui si è identificato, ma piange su se stesso, sulla caducità della vita» (Morandini). Palma d’oro al Festival di Cannes 2001.

mercoledì 24

ore 17.00

“La magia dei luoghi”

Roma (1972)                                                                                                    

Regia: Federico Fellini; soggetto e sceneggiatura: F. Fellini, Bernardino Zapponi; interpreti: Peter Gonzales, Fiona Florence, Marne Maitland, Dante Cleri, Mimmo Poli, Alvaro Vitali; origine: Italia-Francia; durata: 119’

Fellini dipinge il ritratto di Roma, la città che lo ha adottato da ragazzo. La Roma dei ricordi, fantastica come la scenografia di un suo film, si intreccia con la cupa Roma degli anni Settanta: «Una tavolozza di mille colori, un film di furiosa ricchezza» che, come scrisse Grazzini, «idealizza la realtà anche quando è più greve e corposa, e la tramuta in lievito di favola». Gran Premio della Commissione Superiore Tecnica al Festival di Cannes 1972.

ore 19.00
Caro diario (1993)                                                                                          

Regia: Nanni Moretti; soggetto e sceneggiatura: N. Moretti; interpreti: N. Moretti, Jennifer Beals, Renato Carpentieri, Antonio Neiwiller, Moni Ovadia, Carlo Mazzacurati; origine: Italia-Francia; durata: 101’

Nanni Moretti si congeda dal suo alter ego Michele Apicella e si mette completamente a nudo, filmando tre capitoli del suo diario: una passeggiata in vespa per le vie di Roma, una gita alle Eolie, la sua odissea sanitaria. Un film di luoghi, di ricordi, di sguardi, di incontri e di silenzi, su cui si riflettono stati d’animo contrastanti strappati alla quotidianità di uno “splendido quarantenne”. Premio per la regia al Festival di Cannes 1994.

ore 21.00
L’albero degli zoccoli (1978)                                                                          
Regia: Ermanno Olmi; soggetto e sceneggiatura: E. Olmi; interpreti: Luigi Ornaghi, Francesca Moriggi, Omar Bignoli, Antonio Ferrari, Teresa Brescianini, Giuseppe Brignoli; origine: Italia; durata: 170’
Nella campagna bergamasca, alla fine dell’Ottocento, la lenta vita di alcune famiglie contadine, alle quali la terra ha imposto fatica e sacrifici, ma ha preservato la dignità. L’opera racchiude il mondo e i valori cari a Olmi: le tradizioni, il focolare domestico, il senso di appartenenza a una comunità, il fato. Uno dei pochi film italiani che ha il fascino e il passo del grande romanzo. Palma d’oro al Festival di Cannes 1978.

giovedì 25
ore 17.00                                                             
“Satira e impegno sociale”
Brutti, sporchi e cattivi (1976)                                                                     
Regia: Ettore Scola; soggetto e sceneggiatura: Ruggero Maccari, E. Scola; interpreti: Nino Manfredi, Maria Luisa Santella, Linda Moretti, Ettore Garofalo, Alfredo D’Ippolito, Maria Bosco; origine: Italia; durata: 115’
Un ubriacone vive in una baracca con la sua tribù, composta da moglie, figli e parenti, sui quali esercita una tirannia. La situazione degenera quando decide di portarsi a casa pure una prostituta. Film a dir poco pittoresco, sostenuto da un Manfredi in grande forma, a cui tiene testa una colorita folla di caratteristi. Premio per la regia al festival di Cannes 1976.

ore 19.00
Signore & signori (1966)                                                                                
Regia: Pietro Germi; soggetto: Luciano Vincenzoni, P. Germi; sceneggiatura: Age e Scarpelli, L. Vincenzoni, P. Germi; interpreti: Virna Lisi, Gastone Moschin, Alberto Lionello, Olga Villi, Franco Fabrizi, Gigi Ballista; origine: Italia-Francia; durata: 120’
Tradimenti e ipocrisie in una bigotta cittadina veneta. Il falò delle apparenze. Film corale, in cui Germi conferma la sua grande capacità di scegliere e dirigere gli attori  e offre uno spaccato dell’Italia di provincia così veritiero da apparire finanche grottesco. Ma è soprattutto un film del trevigiano Vincenzoni, che lava i panni sporchi con l’ironia del grande umorista. Grand Prix al Festival di Cannes 1966 ex aequo con Un uomo e una donna di Claude Lelouch.

ore 21.00
La classe operaia va in paradiso (1971)                                                       
Regia: Elio Petri; soggetto e sceneggiatura: E. Petri, Ugo Pirro; interpreti: Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Salvo Randone, Gino Pernice, Luigi Diberti, Donato Castellaneta; origine: Italia; durata: 111’
L’operaio Lulù Massa è uno stakanovista del cottimo, amato dal padrone e odiato dai colleghi, finché perde un dito in un incidente e diventa un contestatore. Il cinema italiano scopre la fabbrica e, con essa, l’alienazione dettata dal ritmo infernale della catena di montaggio. Volonté, come scrisse Grazzini, giunge a «tali vette di perfezione nell’esprimere l’angoscia e la demenza da vedersi aprir sotto il baratro d’una sublime gigioneria», ma chi non si dimentica è soprattutto Salvo Randone. Grand Prix al Festival di Cannes 1972 ex aequo con Il caso Mattei di Rosi.

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