SOGNANDO HOLLYWOOD - Storia di un filmmaker Italiano a Los Angeles di Gianluca Bin

Introduzione
La mia avventura - Atto 1
La mia avventura - Atto 2
La mia avventura - Atto 3

LA MIA AVVENTURA IN TRE ATTI

Veniamo a me, scrittore trentunenne anche un pò attore, regista e produttore, riassunto in Inglese sarei un Filmmaker, ed anche se non fumo,“in erba”, aggiungo io. Prima di pensare alla California, vivevo a Roma, sia per approfondire le mie conoscenze nel settore cinematografico ed imparare a sceneggiare, sia che fare il mestiere dell’attore, che nel frattempo mi permetteva di arrotondare la sponsorizzazione di famiglia ed i miei pochi risparmi, facendomi campare.

ATTO I

Quando sono arrivato a Los Angeles, nel 2003, per me era la prima volta in città, ma già avevo deciso di viverci. Ricordo bene la sera in cui sono atterrato, faceva un caldo infernale ed io ero terrorizzato ma felice. Con le mie due valigione ed il laptop nella borsa a tracolla, per circa un’ora ho atteso un amico fuori del terminal degli arrivi internazionali dell’aeroporto LAX. Premetto che non sopporto aspettare, però in quel caso, ebbi il tempo di riflettere ed abituarmi all’aria della città, e non mi riferisco al gas che respiriamo, bensì come si dice in inglese, al “mood” o “umore” del posto; osservandone la gente, le auto, i movimenti, i suoni ed i colori.
Il mio amico arriva su una BMW rossa nuova fiammante e mi dice che gliel’ha prestata una sua amica. Io dico: “ Shelly?” Lui ride e mi dice: “No, Shelly è il nome del concessionario”. Ridacchio anch’io, ma mi sento un pirla. Scopro che qua, quando compri la macchina non ti danno la targa subito, quindi, il concessionario mette un adesivo al posto della targa con la sua pubblicità. Che figura da turista della domenica! Ho pensato: “Mi devo fare anch’io un’amica che mi presta una macchina così!” Ma l’amica invisibile, come l’ho soprannominata successivamente, ce l’avevo già, infatti il mio pensiero è andato subito alla donna che, in un certo senso, mi ha spinto a fare questo passo. “Lui”, il mio amico con la BMW in prestito, è il migliore amico e coinquilino di “lei”, la tipa che mi ha fatto perdere la testa. Ho usato proprio il termine giusto: “perdere la testa”. Si perché nonostante le bellissime premesse che si erano instaurate tra di noi, lei si è fatta vedere solo in un paio di occasioni, forse perché troppo impegnata a lucidare il suo premio Oscar ormai datato di qualche anno.
C’est la vie… ho sempre pensato che non tutto il male viene per nuocere, ed infatti, sebbene fossi solo, dormissi su un materasso gonfiabile nell’ufficio di un’amica d’un amico, e non avessi la più pallida idea di cosa mi riservasse il destino, ce l’avevo fatta: Ero ad Hollywood, la città delle stelle! Magra consolazione, dopo meno di una settimana, volevo terribilmente tornare a casa. Mi mancava tutto, persino le ramanzine dei miei e mi sembrava di vivere in un incubo, altroché stelle! Dopo quella settimana ho imparato che se vuoi qualcosa nella vita, devi stringere i denti ed andare avanti. Scusate, sono figlio unico.
Conoscevo questo tizio, un produttore un po’ strampalato ma simpatico. In quel momento lo odiavo a morte perché era per colpa sua se ero senza un tetto e senza auto, in quanto non ha mantenuto nessuna delle promesse che mi ha fatto prima che partissi per la California. Messo da parte l’orgoglio, l’ho chiamato sperando in un po’ d’aiuto. E’ proprio vero che una telefonata può cambiarti la vita, infatti così è stato! Certo, non vivevo in una villa Hollywoodiana con una bellissima attrice premio Oscar ed una brillante carriera nel cinema davanti a me, però avevo trovato un modo per restare in città e soprattutto mettere a frutto la mia esperienza in California. Per sei mesi, ho gestito un ristorante Italiano nel cuore di Hollywood, e non l’avevo mai fatto prima in tutta la mia vita. Il mio senso di sopravvivenza, le montagne di soldi spese a mangiare fuori in passato e la fiducia accordatami dal proprietario del locale, un Italiano emigrato in California 15 anni fa, mi hanno permesso di superare vivo il primo atto della mia avventura.
Questo primo atto, a modo suo è stato eccitante, perché nonostante i traumi e le difficoltà, mi ha messo a diretto contatto con la società in cui mi ero inserito. Dopo poco più di una settimana dal mio arrivo ad LA, non ero più un turista sperduto: Ero un turista che lavorava clandestinamente per più di duemila dollari al mese. Tutto il primo atto della mia vita a Los Angeles, ha avuto un unico obiettivo: Conoscere più gente possibile; in Inglese fare Networking. Il ristorante per cui lavoravo era il mezzo perfetto per raggiungere il mio scopo, infatti essendo ubicato su Sunset Boulevard (una delle principali arterie urbane di LA) nel “centro” di Hollywood, ad un tiro di schioppo dal Chinese Theatre, la clientela fissa era composta per lo più, come si dice in gergo, da “addetti ai lavori”, ossia operatori degli Studios, case discografiche e studi televisivi. Ogni giorno produttori, registi, attori, assistenti, assistenti degli assistenti, assistenti degli assistenti degli assistenti, ecc, venivano al locale a consumare il loro pranzo e talvolta anche la cena.
Giorno dopo giorno, queste persone sono diventate dei conoscenti ed alcuni persino amici. Ho conosciuto più celebrità in sei mesi a Los Angeles, che in tutta la mia permanenza a Roma. Chissà se qualcuno di loro scriverà di me nelle sue memorie… “ricordo quanto girai il terzo successo… il ragazzo del ristorante quel giorno mi consiglio un bicchiere di Cabernet che ispirò la mia miglior interpretazione”… mah, non credo proprio. Il primo atto della mia storia comunque, è stato essenziale non solo dal punto di vista del networking professionale, ma anche perché attraverso il lavoro che ho svolto, mi ha permesso di trovare casa, acquistare un auto, farmi una nuova ragazza, la prima di una lunga serie, ma soprattutto mi ha concesso la possibilità di rimanere in California e passare al secondo atto, ossia la “semina” della mia carriera cinematografica.

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